«Se io fossi François Hollande»
Alain Finkielkraut è un filosofo e saggista francese di origine ebraica. Il 10 aprile di quest’anno è stato nominato membro dell’Accademia francese. Il commento che riportiamo è uscito su Libération del 10 settembre e rilanciato il giorno dopo da la Repubblica, con la traduzione di Anna Bissanti. Esprime un giudizio originale e controcorrente su ciò che sta succedendo in Francia dopo la pubblicazione del libro dell’ex compagna del presidente Hollande e sulla società dei reality e di Facebook. Anche il fatto che a riproporre questo articolo in Italia sia stato un giornale come la Repubblica rappresenta una notizia.
Se io fossi François Hollande, andrei, nei prossimi giorni, al telegiornale delle 20 e, dopo le prime note della Marsigliese, attaccherei con il seguente discorso: «Miei cari compatrioti, nel maggio 2012 mi avete conferito il mandato di guidare una politica di risanamento economico e di giustizia sociale. Mi sono impegnato in un contesto difficile. Forse, ho esitato troppo a lungo. Forse, vi ho sconcertato con annunci prematuri e contraddittori. Mi piacerebbe oggi potervi spiegare come stanno le cose, ma anche se sono solo a metà mandato mi rendo conto di non averne più il tempo. Il tempo mi è fuggito di mano. Il tempo è impazzito e voi siete sui gradini del Colosseo, mi mostrate il pollice verso e gridate: "A morte!".
Certo, voi non siete cittadini romani rammolliti e crudeli. Voi avete il cuore tenero e ciò che mi rimproverate è di avere un cuore di pietra. Voi non volete la morte del gladiatore, ma quella dell'imperatore. E chi vi ha persuaso che io ero Caligola? La mia ex compagna, Valérie Trierweiler. Vi ho visti precipitarvi in libreria per comprare questa "bomba letteraria", " Merci pour ce moment". E ho anche letto che Valérie Trierweiler difende la causa delle donne offese, umiliate, martoriate, e che solo degli "etero-machi" attempati potrebbero aver da ridire su queste rivelazioni. Queste indiscrezioni e queste probabili calunnie sembra che accelerino la marcia verso l'uguaglianza tra uomini e donne. Sono dunque di sinistra.
Eh, no, miei cari compatrioti. La mia ex-compagna non ha compiuto un gesto rivoluzionario. Si è vendicata di me come ha voluto vendicarsi della madre dei miei figli, colpevole di esistere ancora, pur essendo stata soppiantata da lei. E se non avete nient'altro di meglio da fare che cercare di comprendere le sue motivazioni, non leggete Simone de Beauvoir, ma guardate il film con Glenn Close "Attrazione fatale". Il machismo, certo, non è scomparso, ma qui si sta guardando la realtà umana con i pregiudizi dell'ideologia e le si sta conferendo il monopolio della malvagità. Questo libro è un crimine contro l'individuo, contro di me e contro la Repubblica che io rappresento. Temo che possa assestare il colpo di grazia a ciò che restava dei Tempi moderni nella nostra trionfante post-modernità che, come annunciava Péguy, "non si chiede ancora con ansia se è grave, ma, preoccupata, vuota, si chiede già se per caso è divertente".
Il contributo maggiore dei Tempi moderni alla civiltà odierna è racchiuso in una sola parola: separazione. Separazione tra Stato e Chiesa, ma separazione anche tra la vita pubblica e la vita privata. Ebbene, questo muro protettore per l'uno come per l'altra non è lo Stato a demolirlo. E non è nemmeno, malgrado ciò che raccontano le breaking news , il Grande Fratello. No, siete voi, piccoli grandi fratelli e piccole grandi sorelle, a soccombere al fascino del voyerismo con ancor meno reticenza di quella che esibite in Rete. "Per vivere felici, viviamo nascosti" diceva un adagio. "Per vivere felici, spogliamoci davanti a tutti" dice la società dei reality e di Facebook.
È vero: verrete a conoscenza di parecchie cose belle su di me.
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