L’uomo sintonizzato giorno e notte sulla sua creatura, radio Rtl 102.5
Dall’ultima rilevazioni dei dati di ascolto, RTL 102.5 è la prima radio nazionale italiana, con otto milioni e 483mila ascolti al giorno, oltre un milione e mezzo in più rispetto alla rilevazione precedente. I dipendenti, compresi i collaboratori, sono 350, quaranta sono di Bergamo. Ha due sedi: quella centrale a Cologno Monzese e quella romana. La radio si ascolta in tutta Italia sulla frequenza unica 102.5, si può seguire in tv sul canale 36 del digitale terrestre e 750 di Sky. Ha dato vita a due nuove radio: Radio Zeta, acquistata da Angelotto Zibetti (697 mila ascolti) e Radiofreccia nata in casa (667 mila ascolti). L’anima bergamasca dell’emittente è rappresentata da Angelo Baiguini, da Costa Volpino, direttore dei programmi e conduttore del quotidiano Viva l’Italia. Nicoletta De Ponti, da Treviglio, è la miglior voce femminile radiofonica in circolazione. È alla guida di Password. Gigi Tornari, da Bergamo, direttore della redazione giornalistica. E Massimo Alberti da Casnigo, tecnico mixer, a RTL da una trentina d’anni.
«Sono nato a Vibo Valentia in Calabria, terra di passioni, di incomparabili bellezze naturali e storiche, di miseria e nobiltà, di emigranti. A 19 anni sono arrivato a Bergamo. Qui è nato mio fratello Virgilio, mi sono sposato, sono nati i miei figli. Mi sento bergamasco a tutti gli effetti». Lorenzo Suraci, 66 anni, editore-imprenditore, è l’uomo che ha portato una piccola emittente di Città Alta a diventare la prima radio italiana: Rtl 102.5 oggi conta su quasi otto milioni e mezzo di ascoltatori al giorno, ha sbaragliato la concorrenza, inventato uno stile di comunicazione che piace a tutti. Entriamo con Lorenzo in una tavola calda di Cologno Monzese a due passi dalla sede milanese della radio. Da un sacchetto di plastica prende un fagottino. Lo porge alla cameriera: «Al solito punto di cottura, mi raccomando... Mia moglie mi ha cucinato il riso ai carciofi, sa ho il colesterolo alto...».
Suraci, mi parli di lei, prima del fenomeno Rtl 102.5.
«Ho abbandonato l’università e ho subito incominciato ad occuparmi di impresariato teatrale. Mi occupavo di orchestre da ballo. Così ho preso la mia 500, percorso 1300 chilometri e con la mia faccia tosta andavo a piazzare questi complessi nelle balere. Giravamo nelle località della Bergamasca, Sola, Casnigo e tanti altri. Alcuni di questi gruppi avevano nomi improponibili come La quarta classe il cui capo orchestra era Pasotti; i Per Dio con Titta Rota, le Piccole Ore».
Poi è arrivata la radio.
«Era il 1975, Rtl, acronimo di Radio Trasmissioni Lombarde, trasmetteva da Bergamo Alta, via Donizetti al 2. Il proprietario era Leonida Sporchia, bergamasco doc, un negozio d’abbigliamento a Milano. Ha gestito l’emittente per dodici anni. Nel 1987, rimasto vedovo, ha deciso di vendere al sottoscritto e ai miei fratelli».
A quel tempo lei aveva la discoteca Il capriccio di Arcene.
«Tutti pensavano che Rtl sarebbe diventata la radio del locale, anche perché in questa zona Angelotto Zibetti aveva lanciato Radio Zeta come l’emittente della Studio Zeta, il dancing di Caravaggio che adesso non c’è più. Soprattutto perché la prima sede della nuova Rtl era proprio sopra il Capriccio, un appartamento nemmeno troppo grande, un’antenna di trasmissione enorme sul tetto».
E invece?
«Io avevo già in mente di dare vita a un progetto molto meno localistico che mi consentisse un’emissione del segnale su tutto il territorio italiano e su un’unica frequenza, il fatidico 102.5. Il mio sogno era poter ascoltare la radio fino alla mia Tropea... Nel 1990, la Legge Mammì ha disposto che, per avere la concessione nazionale, occorresse mandare in onda l’informazione. Mi ero premunito. E avevo già dato vita al progetto di una redazione con giornalisti contrattualizzati».
È vero che la Democrazia Cristiana la aiutò a suo tempo a far sì che Rtl 102.5 diventasse ciò che poi è diventata?
«Ma no. Io aiutavo a organizzare il Festival dell’Amicizia a Bergamo ed ero amico dell'allora segretario della Dc Renato Ravasio. È stata la prima persona cui ho svelato che volevo che la mia radio avesse un’unica frequenza. Lui esclamò: “È un’idea della Madonna!... Ma si creerebbe un caso di monopolio e in democrazia è vietato”».
Come andò a finire?
«Pensai che io comunque la radio l’avrei aperta e poi mi sarei comportato come tutti gli altri editori radiofonici. Comunque un aiuto, diciamo così, morale c’è stato».
Nell’ambiente delle radio ha fama di esercitare un controllo asfissiante su tutti i reparti di Rtl.
«Trovo che sia un principio fondamentale. Io sono l’unica persona in grado di ascoltare la radio giorno e notte. È vero intervengo anche alle 4 del mattino se sento qualcosa che non va come dovrebbe. Insomma, dormo sintonizzato sul 102.5... In genere seguo ciò che mi potrebbe procurare qualche preoccupazione, tipo qualche nuovo programma. Di notte non posso mica delegare i miei collaboratori... Mi parte una sveglia automatica nella testa e ascolto con attenzione».
Ma lei quando non è in radio cosa fa?
«Vado allo stadio a vedere l’Atalanta, faccio quattro passi in centro. Odio lo shopping, mi rompe le scatole. A casa rispetto gli spazi di tutti. Ma se vuole, le racconto come mi sono sistemato per ascoltare Rtl a casa mia».
Me lo racconti.
«Ho un micro apparecchietto radiofonico coreano dotato di auricolare. Mi serve di notte o quando non riesco a prendere sonno, o quando mi sveglio magari per andare in bagno, o la mattina alle 6 quando mi alzo, così posso controllare la fine del programma notturno e l’inizio del contenitore di infor mazione del mattino, Non Stop News, dove viene lanciato l’a r g omento del giorno».
Come dire: vive in simbiosi con la sua Rtl.
«Mi alzo, scendo in cucina a farmi il caffè. Lì accendo la radio digitale a volume basso perché mia moglie e mio figlio dormono ancora. Risalgo, mezz’ora di cyclette con la radiolina sempre nell’orecchio, accendo la tv a volume zero e controllo che tutto sia tranquillo. Vado a farmi la barba e accendo un’altra radio, sempre a volume basso. Quando esco, avvio la macchina e parte Rtl. Sa quando vado in crisi? Quando si scarica la batteria della micro-radio. E allora divento una bestia. Per fortuna...»