Atleti del Nord sul suolo nemico Spiragli di incontro fra le due Coree
Il primo gruppo di atleti nordcoreani è arrivato giovedì 11 settembre all’aeroporto di Incheon: il via dei Giochi Asiatici è previsto tra una settimana in Corea del Sud, ma i ragazzi che compongono la squadra di calcio si sono presi sette giorni di anticipo per superare quel confine che divide in due la tanto burrascosa penisola dell’estremo Oriente, sfruttando uno dei rarissimi voli che da Pyongyang viaggiano verso Seul. A seguire la stessa tratta, sempre con viaggi quasi di fortuna, saranno ben 273 tra atleti e dirigenti: cifra altissima se si pensa allo scarso prestigio sportivo della Repubblica Democratica Popolare, ancor di più considerando l’estremo isolazionismo instauratosi coi vicini. Ma la storia di giochi di atletica e Olimpiadi è piena di dittatori che vedono nello sport uno strumento per esaltare il proprio popolo, e Kim Jong Un non poteva essere da meno, visto che comunque negli ultimi anni il valore degli sportivi nordcoreani è cresciuto tanto che, quattro anni fa, ai Giochi Asiatici di Guangzhou portarono a casa ben sei ori. Così il dittatore manderà a Incheon ben 150 atleti, accompagnati dal ministro dello sport Kim Jong Hun, il più alto ufficiale nordcoreano a mettere piede sul suolo rivale negli ultimi 5 anni.
Benvenuti ai 17esimi Giochi Asiatici, una piccola olimpiade dedicata solo ai Paesi del più grande continente al mondo, dove andranno in scena ben 36 discipline diverse coinvolgendo migliaia di atleti, dal volley al nuoto, dal badminton all’atletica, dal cricket al rugby a sette. Un evento che, però, per dieci giorni diventerà il nuovo terreno di scontro tra Corea del Sud e Corea del Nord, paese quest’ultimo che solo qualche mese fa non era certo di prendere parte alle competizioni proprio per non dover scendere a patti per entrare sul suolo nemico. Le tensioni restano alte e seguono canali inusuali: quando le guerre si fanno con lo sport le battaglie si chiamano competizioni, le conquiste sono i piccoli spazi di diplomazia concessi o tolti all’antagonista. Così, in settimana, è arrivato il divieto del Governo di Seul ad attaccare bandiere nordcoreane per le troppe pressioni dei gruppi conservativi. Per evitare imbarazzi troppo evidenti si è scelto di rimuovere dalle vie di Incheon qualsiasi vessillo di qualsiasi nazione, cui sarà permesso di sventolare unicamente all’interno degli stadi.
E poi c’è il capitolo cheerleaders. Quelle nordcoreane sono famosissime ai Giochi Asiatici: talvolta si presentano vestite in kymono, altre in divisa, altre ancora semplicemente con cappellino e t-shirt. In patria sono amatissime: si pensi che nel 2005 tra di loro c’era anche Ri Sol Ju, poi diventata moglie di Kim Jong-Un. Anche lontano da Pyongyang però sono conosciute, se è vero che nel 2003, quando a Deagu furono ospitati i giochi universitari, le ragazze si guadagnarono i titoli di giornale di mezza Asia: nel corso di un temporale avevano fatto fermare il pullman su cui viaggiavano per “salvare” un cartellone che ritraeva il leader di allora, Kim Jong-il, mentre stringeva la mano al presidente sudcoreano, accusando poi lo scarso rispetto di Seul che permetteva di lasciare sotto le intemperie un’immagine così potente. Quest’anno a Incheon avrebbero dovuto essere fattore di distensione tra i due Paesi, e 350 di loro erano attese per sostenere i connazionali, ma alla fine ogni viaggio è stato bloccato: Seul non intendeva garantire spese di sicurezza e alloggio per queste ragazze e Kim Jong-Un le ha bloccate in patria.