Le liquidazioni da capogiro
Il 10 settembre, in casa Ferrari, si è chiusa un’era, quella di Luca Cordero di Montezemolo che dal 1991 era alla guida della scuderia più conosciuta al mondo. Al suo posto è subentrato Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat. Dietro alla rottura consensuale, ci sarebbero in realtà visioni finanziarie diverse, con l’ex presidente che avrebbe voluto puntare sul marchio Ferrari come unicum finanziario sui mercati asiatici, mentre Marchionne, da buon padre di famiglia della Fiat, ha intenzione di integrare il cavallino rampante al marchio FCA (Fiat Chrysler Automobiles), che verrà quotato a Wall Street il 13 ottobre. Montezemolo ha così passato la mano, dopo una presidenza in rosso ricca di successi. Ciò che ha fatto discutere è stata però la buonuscita che la Ferrari - cioè Fiat - ha riconosciuto a Montezemolo: 27 milioni di euro, che vanno a sommarsi ai 112 milioni incassati dal 2002 ad oggi tra retribuzione, bonus e stock option.
Tutte le liquidazioni da capogiro. Se il caso Montezemolo ha creato scandalo, va anche detto che la liquidazione percepita dall’ex presidente della Ferrari non è neppure la più alta che sia mai stata incassata da un top manager italiano. Davanti a tutti, senza rivali, c’è sicuramente Cesare Romiti, che nel 1998, quando lasciò la presidenza della Fiat, ebbe diritto ad un assegno da 101 milioni di euro (66 milioni in danaro e oltre 30 per il patto di non concorrenza) dopo 25 anni di carica. Sempre la Fiat può vantare un’altra liquidazione da record: fu quella riconosciuta a Paolo Cantarella ad inizio anni 2000, pari a 20 milioni di euro. Il secondo ad occupare la classifica delle liquidazioni da record viene però da Unicredit: si tratta di Alessandro Profumo, oggi alla guida di Mps, che nel 2010 intascò ben 40,6 milioni di euro dopo aver lasciato la presidenza dell’istituto di credito. Anche Matteo Arpe, nel 2007, incassò la sua liquidazione, pari a 37,4 milioni, dopo aver lasciato un gruppo bancario, precisamente quello romano di Capitalia. L’addio di Roberto Colaninno dal gruppo Olivetti-Telecom è stato sancito con un assegno da oltre 25 milioni di euro, mentre Carlo Puri Negri, quando Pirelli abbandonò il settore immobiliare, fu salutato con 14 milioni. Cesare Geronzi non detiene il record della buonuscita più alta, ma certamente detiene quello di più maxi liquidazioni ottenute: ben due, una nel 2007 (20 milioni) quando Capitalia confluì in Unicredit, e una (16,6 milioni, criticatissima) dopo appena un anno passato alla guida di Generali. Recentissimi sono i 10 milioni di euro incassati da Andrea Guerra dopo la rottura con il gran capo di Luxottica, Leonardo Del Vecchio. Se consideriamo, oltre al cash, anche le stock option ottenute da Guerra, la cifra salirebbe a sfiorare i 45 milioni di euro. Innanzi alla cifre da capogiro appena elencate, forse può avere qualcosa da recriminare Fausto Marchionni, che dopo addirittura 40 anni come amministratore delegato di Fondiaria-Sai, è stato salutato con “appena” 10 milioni di euro.
A un operaio servirebbero più di mille anni. Naturalmente, a creare indignazione, è la abnorme sperequazione esistente tra la liquidazione ottenuta da Montezemolo e la retribuzione e il Tfr di un normale dipendente della Fiat. Repubblica, grazie a JobPricing (il calcolatore sugli stipendi messo a punto dalla testata giornalistica), ha compiuto un’analisi partendo da una domanda molto semplice: quanti anni dovrebbe lavorare un dipendente Fiat per raggiungere queste cifre? Il risultato è stato sconcertante: un operaio Fiat ha una retribuzione annuale lorda pari a 22 mila e 775 euro e, prima di riuscire ad incassare 27 milioni di euro, dovrebbe lavorare 1.185 anni, più o meno 29 vite lavorative (stimando in 40 anni una vita lavorativa media). Agli impiegati Fiat non andrebbe molto meglio: 954 anni, cioè 24 vite lavorative. Anche i dirigenti restano lontanissimi: 244 anni, 6 vite lavorative (stimando in 110 mila e 457 la loro retribuzione annua lorda). Come spiega Repubblica però, questo confronto rischia di risultare improprio, perché da una parte si valuta la liquidazione, dall’altra la retribuzione media. Si è così svolta una seconda analisi, che ha stavolta preso in considerazione il Tfr (trattamento di fine rapporto) che un dipendente Fiat medio percepirebbe per un periodo di lavoro pari ai 13 anni di carica di Montezemolo, per i quali ha incassato 27 milioni di euro. Un operaio avrebbe diritto a 22 mila e 750 euro, un impiegato a 28 mila e 300 euro e un dirigente a 110 mila e 500 euro. La differenza resta impressionante.