Posti fantastici e dove trovarli Matera, bellissima e dolente
Le guide: Lonely Planet, Rough Guides, The Guardian.
«Chiunque veda Matera non può non restarne colpito tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza», scrisse Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli. Dichiarati nel 1993 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, i Sassi di Matera sono stati lavorati per millenni dall’uomo e ancora oggi resistono sull’orlo di un burrone. Si dividono in due quartieri, il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso: il primo più grande e pieno di negozi, il secondo più antico e con (quasi) intatto l’aspetto della città rupestre. I due Sassi sono separati dalla Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant’Eustachio, un edificio costruito nel XIII secolo sullo sperone più alto della Civita, la parte più antica della città.
Una vista splendida è quella che si gode dalla Piazza Pascoli, una finestra naturale sull’antica rocca dominata dal campanile della Cattedrale e sul Sasso Caveoso. Dall’altro lato ci si affaccia invece sugli ipogei che riportano alla luce il Palombaro Lungo e una torre delle mura del Castello Tramontano, costruito nel Cinquecento dal Conte Tramontano, che fu poi ucciso dai cittadini, stanchi delle sue vessazioni.
Il Palombaro Ipogeo è, invece, l’enorme cavità sotto piazza Vittorio Veneto. L’immensa cisterna realizzata nel 1846 univa grotte, gallerie, cantine e neviere, creando un labirinto urbano e umano chiamato “vicinato”, il nucleo abitativo tipico materano, che comprendeva una decina di case affacciate su alcuni cortili. Ciascuna abitazione, spesso costituita da una grotta senza finestre, conteneva solitamente tra le otto e le dieci persone.
Il centro va girato a piedi, esplorando il dedalo di scale, passaggi e vicoli, dove le case sono scavati nel tufo e i tetti diventano terrazze degli edifici del piano più alto. Per le stradine si incontrano botteghe artigiane, enoteche e negozi dove acquistare il tradizionale cucù materano, un fischietto a forma di gallo, augurio di prosperità. Tra i vicoletti si nascondono piazze che si aprono sulla Murgia, il parco archeologico delle chiese rupestri del Materano. Si tratta di circa 150 chiese grotte che furono realizzate da monaci bizantini, che scavarono nella roccia tufacea e affrescarono gli interni con immagini di santi. Da segnalare le Chiese della Madonna dell’Idris e di San Giovanni in Monterrone.
Tra i luoghi da non perdere c’è poi il Museo Archeologico Nazionale Domenico Ridola, nato dalla donazione dell’omonimo paleontologo, che regalò una grande collezione di vasi apuli e lucani e corredi funerari. Ancora più importante è la Casa Grotta di Vico Solitario, testimonianza della condizione abitativa disastrosa nella quale i rioni Sassi di Matera si trovavano prima degli anni cinquanta. Per le condizioni antigieniche delle case dei Sassi (in ogni grotta vivevano intere famiglie e animali) e l’elevatissima percentuale di mortalità infantile (44,42 per cento secondo un’indagine speciale eseguita nel 1948) il presidente del consiglio De Gasperi promulgò una legge di risanamento che costrinse all’abbandono di più di duemila grotte e case, dichiarandole inabitabili e avviando la costruzione di altri borghi. Nella Casa Grotta di Vico Solitario restano alcuni oggetti di vita quotidiana: il focolare, il telaio, la stalla, per mostrare quali fossero la vita nei Sassi prima degli Anni Cinquanta.
Altro luogo da vedere è Casa Cava, un sito rupestre di circa 900 metri quadri formato da dieci ambienti ipogei, tra i quali lo spazio che ospita oggi l’Auditorium. Eventi culturali da segnare in agenda sono il presepe tra i sassi a dicembre e il Women’s Fiction Festival a settembre, quando la città si anima con l’unico festival in Europa a occuparsi di narrativa femminile.