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Posti fantastici e dove trovarli Città del Messico, così seducente

Posti fantastici e dove trovarli Città del Messico, così seducente
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Guide: Lonely PlanetRough GuidesThe Guardian.

 

La chiamano Ciudad de México, Distito Federal o semplicemente DF: con poco meno di nove milioni di abitanti, Città del Messico è un microcosmo nato sull’area metropolitana più grande dell’emisfero occidentale (21 milioni di abitanti secondo i dati del 2016).

Il centro storico e il Palacio Nacional. DF è una città cosmopolita e inquinata, mistica e seducente, il cui centro storico, lo Zócalo, sorge, secondo la leggenda, su nove mondi sotterranei, tra chiese e templi aztechi, nel centro dell'universo Maya. Oggi coincide con Plaza de la Constitución , una delle piazze più grandi del mondo, che ospita la maestosa Cattedrale Metropolitana dedicata a Santa Maria Assunta.

Qui si trova anche il Palacio Nacional con gli uffici del Presidente, costruiti nel luogo dove sorgeva il Moctezuma, la residenza dei viceré della colonia della nuova Spagna. All’interno si scopre una delle opere più famose della città, i murales di Diego Rivera, marito della pittrice Frida Kalho, che sui muri del Palacio Nacional ripercorre la storia del popolo messicano, dagli Indios alla rivoluzione, dal sacerdote indipendentista Miguel Hidalgo al rivoluzionario Emiliano Zapata.

 

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Per conoscere altri esempi del suo genio artistico basta andare allo Stadio Olimpico Universitario, dove si trova il murales La Universidad, la Familia Mexicana, La Paz y la Juventud Deportista oppure tra gli alberi centenari del Bosque di Chapultepec, che contiene il murales conosciuto come El agua, origen de la Vida, inizialmente concepito come disegno subacqueo all’interno del canale idrico della città. Poco distante, sempre nel Bosque, si trova uno dei musei più importanti di Città del Messico, quello di Antropologia: 44mila metri quadrati di tesori archeologici pre-ispanici, che mostrano l’arte delle culture Maya, Azteca, Olmeca e Mixteca.

La Plaza de las Tres Culturas. Un luogo simbolo della città è poi la Plaza de las Tres Culturas, dove le radici pre-ispaniche, l’influenza spagnola e l’identità messicana si fondono in un mix architettonico creato dalla piramide azteca di Tlatelolco, dal seicentesco Templo de Santiago e dal moderno Ministero degli Esteri. Fu qui che, alla vigilia delle Olimpiadi del 1968, l’esercito massacrò centinaia di dimostranti.

 

 

La casa di Frida Kalho. Altro luogo imperdibile è la Casa Azul di Frida Kalho, che si trova a Coyoacán, un quartiere fuori dal centro, con case basse e colorate. Ci si arriva in autobus, prendendo uno dei collectivos usati da messicani e turisti. La casa di Frida è quella dove l’artista nacque e visse, dopo essersi sposata, separata e poi risposata con Diego Rivera. Più di vent’anni di differenza e indoli infedeli: i due si tradirono continuamente (Riveira arrivò a farlo perfino con la sorella di Frida) ma continuarono ad amarsi per tutta la vita. Una vita, quella di Frida, segnata dalla sofferenza e dal dolore, a partire dall’incidente nel quale fu coinvolta a 18 anni, che spezzò il suo corpo costringendola a 32 operazioni chirurgiche che la lasciarono con un dolore continuo. Proprio il dolore è spesso al centro dei suoi quadri che mostrano un’espressività forte, plastica, impudica: tele simbolo di trasgressione, di amanti, amore e impegno politico.

Stranezze locali. La capitale del Messico è una città dove donne e bambini hanno, nelle ore di punta, vagoni della metro tutti per loro, per evitare le molestie nelle carrozze strapiene. È una città dove in un mercato, quello della Sonora, si possono acquistare bamboline voodoo, pozioni magiche, erbe guaritrici e animali esotici. È la città dove convivono decine di etnie differenti, dove gli abitanti di fronte agli scheletri ridono, e sulle tombe festeggiano, celebrando il dia de los muertos (il nostro 2 novembre) con ghirlande di fiori e teschi di zucchero. È una città di rovine azteche, tradizioni maya e sentimenti forti come la trasgressione di Frida e la sfrontatezza di Riveira, che negli anni venti urlava la rivoluzione schiacciandola contro i muri del Palacio Nacional.

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