«Vi proclamiamo dottori» nell'aula più bella: Piazza Vecchia
«Una laurea non è un Premio Nobel, ma è un momento importante per un giovane e la sua famiglia. Molti vivono quel giorno con fortissima emozione e, a distanza di anni, ricordano madri con gli occhi lucidi, padri commossi e uno stuolo di amici esultanti. Regaliamo a questi ragazzi, anche a Bergamo, la possibilità di sognare: “Sogna, ragazzo sogna quando sale il vento nelle vie del cuore quando un uomo vive per le sue parole o non vive più. Sogna, ragazzo sogna non lasciarlo solo contro questo mondo non lasciarlo andare sogna fino in fondo fallo pure tu..."». Così terminavo un articolo sentito, voluto, che Bergamopost ha subito fatto suo con un titolo eloquente: Il giorno della laurea a Bergamo: una tristezza da 110 e lode.
Venezia, Piazza San Marco. Mi era capitata una esperienza emozionante di quelle che auguro a tutti: essere casualmente presente al giorno della Laurea, un momento speciale e unico, dedicato ai laureandi triennali di Ca’ Foscari per festeggiare il conseguimento del diploma di laurea. Unica anche la location: l’impareggiabile cornice di Piazza San Marco. Ospite d’onore Roberto Vecchioni con una lectio magistralis, nella sua doppia veste di docente all’Università di Pavia (dopo una vita da docente di Latino e Greco nei licei) e di cantautore. Così, dopo un discorso accorato aveva guadagnato il microfono per cantare dal vivo la sua Sogna, ragazzo sogna composta proprio per salutare le sue classi di alunni al liceo quando lasciò la cattedra.
Un’esperienza che ho replicato, la sessione successiva, il 21 aprile, con la stessa emozione. Sul palco il Magnifico Rettore di Ca’ Foscari, Michele Bugliesi: «Ci siamo... festeggiate, ma festeggiate con moderazione: questa piazza è fragile, questa città è fragile, ci accoglie, ci ospita e vogliamo che continui a farlo, ma dobbiamo rispettarla. Quindi fate tutte le feste del caso, ma siate consapevoli che siete in una delle città più fragili, certamente in una delle più belle...» (lauree 21 aprile 2017).
La situazione a Bergamo. E il mio pensiero correva a quanto era accaduto, solo pochi giorni prima a Bergamo: «Caotica, asettica, sbrigativa» così in una lettera a un quotidiano locale uno studente 24enne dell’Università degli Studi di Bergamo, definiva la cerimonia delle lauree di circa 180 studenti avvenuta mercoledì 16 novembre in Città Alta. Il nuovo format dell’at eneo non sembrava del tutto rispettare le attese di una giornata così sentita dagli studenti. Il nuovo “metodo” adottato per Scienze dell’educazione e di Scienze pedagogiche, con la discussione della tesi e la proclamazione, in due occasioni separate aveva, purtroppo, totalmente disilluso le aspettative. Nella splendida cornice dell’aula magna di Sant’Agostino si era consumata una celebrazione apparsa inadeguata: le decine e decine di studenti, accompagnati da parenti ed amici, avevano sentito pronunciare il proprio nome, e successivamente il voto conseguito, senza però che ci fosse la possibilità di associare a quel nome un volto. Tra l’altro segnalavo come anche le lauree per la facoltà di Lingue, la facoltà storica della nostra Università, si...»