Quattro clienti speciali raccontano i 25 anni de Le Iris, del mitico Toni
Ormai lo si può definire un angolo di Manhattan nel cuore di Bergamo, tanto questa espressione è risultata efficace per sintetizzare lo spirito de Le Iris, aperto 25 anni or sono, in tempi non sospetti su Viale Vittorio. Originario di Scanzorosciate, Antonio Foini, per tutti Toni, ha iniziato la sua storia professionale da giovanissimo, imparando tutto quello che sa nei più grandi locali di tendenza del mondo.
New York nel cuore. Nel 1987 è arrivato fino a New York, per lavorare nel bar del prestigioso ristorante Bice tra la 5th Avenue e la 54esima strada, a due passi da Central Park. Passato un anno è tornato a Bergamo (per amore) e ha aperto finalmente il suo locale, destinato a diventare un simbolo della città. Ma ancora non poteva saperlo. In America, racconta, serviva Hany Panky e Martini e si preparavano addirittura le caraffe di Bloody, tanto gliene chiedevano oltreoceano. Quando ha aperto Le Iris pensava ancora agli States, ai Bloody Mary, quando entravano a chiedere le cioccolate calde, le coca-cola e i caffè corretti.
Un pioniere. Eppure, lo possiamo dire senza paura di smentita, oggi che la mixology e i bartender sono un fenomeno travolgente e un po’ modaiolo, Toni ci aveva visto lungo. Nonostante tutto, ha avuto ragione lui, che nella sua professione è stato un pioniere. Oggi è riconosciuto come il padre putativo di tutti i nuovi arrivati in quel mestiere fatto di tecnica e accoglienza e gode del rispetto incondizionato che meritano i veterani. Poi ci sono le doti umane indiscusse e quel piccolo gioiello costruito pezzo dopo pezzo, un rifugio, un salotto della città, per intellettuali e artisti, per chi vuole bere bene o semplicemente rilassarsi per qualche ora al bancone isolato dal routine del giorno. Il suo merito è stato riuscire a portare un’atmosfera nuova che per molto tempo è stata un unicum e, ancora oggi è un vanto per tutta la città. Se Bergamo è un posto un po' più bello di 25 anni fa è anche merito suo. Per tutto questo, per il suo quarto di secolo insieme ad alcuni dei suoi clienti più affezionati, auguriamo al Toni, e a Le iris, almeno altri 25 anni di splendori.
Chicco Cerea, lo chef
«Personalmente ho un ricordo curioso legato a Toni. Mi ricordo infatti che ci siamo conosciuti in palestra, ormai trent'anni fa. Era allora un ragazzo magro, un po’ timido, educatissimo, e così di fatto è rimasto. Di solito lo incontravo dopo il lavoro, e chiedendo agli amici avevo scoperto che aveva aperto una champagneria in città, una cosa assolutamente fuori dal comune per la Bergamo di quegli anni, proprio un nuovo concept. È sempre stato all’avanguardia rispetto agli altri, uno che ha sempre visto avanti. Per un po’ ci siamo persi di vista finché, qualche tempo dopo, è arrivato l’American Bar Le Iris. Forse uno dei più bei posti della città, sicuramente un luogo dal respiro internazionale, guidato da una persona che si può certamente definire un vero professionista. Un luogo che a me, con il lavoro che faccio, capita spesso di visitare tardi, anche tardissimo, finito l’impegno al ristorante o magari di ritorno da un banchetto. Un posto dove so che posso rilassarmi, mangiare un boccone, un piatto di pasta bevendoci insieme una bollicina o magari uno dei cocktail del Toni. È un posto dove mi distendo, dove posso tirare il fiato e rilassarmi: è un mio rifugio. Ecco: Le Iris è il mio rifugio».
Jerry Johnson, l'americano
«Nella mia città, Lawrence, in Kansas, ho un bar e un ristorante abituale. A Bergamo ho Le Iris. Circa 15 anni fa viaggiavo regolarmente tra gli Usa e Bergamo per lavoro e una sera sono capitato a Le Iris, uscendo dal mio albergo dal lato opposto della strada. Varcata la soglia ho capito subito che quel luogo sarebbe diventato il mio luogo abituale a Bergamo. Si potrebbe pensare che sia grazie al fatto che Toni parla un perfetto inglese, ma sarebbe solo una parte della verità. Ricordo bene la sensazione di trovarmi in un posto frequentato sia dagli stessi bergamaschi sia da una clientela di viaggiatori, tutti ugualmente a loro agio nello charme che è proprio del locale di Toni e, ovviamente, anche di Marta. Negli anni sono passato per Bergamo molte volte e quasi tutte le sere mi sono goduto le cene, i drink e le amicizie di questo American Bar. Nel 2011 mi sono sposato in Piazza Vecchia, e sono stati proprio Toni e Marta a ospitare la festa di matrimonio. Celebrare quel giorno con amici e parenti e terminarlo nel locale che fin dal mio primo arrivo mi ha accolto con tanta eleganza ha reso la festa ancora più bella. Desidero salutare e soprattutto congratularmi con Toni per i 25 anni de Le Iris e per il magnifico lavoro che ha fatto. Well done my friend!».
Enzo Catellani, il designer
«Il pregio de Le Iris, tra le altre cose, è che si tratta di un posto che potrebbe tranquillamente trovarsi a Londra, Parigi o New York, in una qualunque capitale metropolitana e, in nessun caso, sarebbe fuori contesto. È forse uno dei suoi vanti più grandi. Mi capita spesso di andarci, da solo, per un pranzo veloce a mezzogiorno oppure, all’occasione, quando ho degli ospiti in azienda. Non solo per la capacità del padrone di casa di essere accogliente, di mettere a proprio agio, ma anche per il buon gusto, l’eleganza e la composta gentilezza che gli appartengono. Si tratta di un vero e proprio senso innato per le cose belle: io ho visto trasformarsi negli anni, quel posto, nei continui piccoli cambiamenti, costanti e sempre giusti, che lo hanno tenuto sempre un luogo con qualcosa da raccontare. Tanto è vero posso dire di essere felice che le mie lampade abbiano trovato un posto in quel pezzetto di Bergamo. E poi sì, oltre tutti questi complimenti resta il fatto che mi capita di avere voglia, la sera, di andare a bere un buon drink al bancone de Le Iris. Il toni fa un un Gin Tonic davvero molto buono ma, sopra ogni cosa, il suo Americano è qualcosa di favoloso».
Alessandro Verdi, l'artista
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«L’amicizia con Toni è iniziata quasi per gioco, una sera di tanti anni fa, con la sua proposta di prestare a Le Iris un mio lavoro da esporre all’interno del locale, per contribuire alle suggestioni di atmosfera che Toni stava creando. La mia risposta fu un no deciso, essendo all’epoca convinto che il mondo dell’arte non potesse "mescolarsi" con altri e che solo le gallerie e i musei fossero i contesti idonei per l’arte. Il mio rifiuto si è protratto per alcuni anni ma, nel tempo, le qualità umane, la sensibilità e il gusto che sono propri di Toni (e di nessun altro) mi hanno indotto a un ripensamento e mi hanno portato ad accettare quell’originaria proposta. È iniziata così una collaborazione umana, fatta di sintonia e di corrispondenze tra il percorso evolutivo delle idee di Toni sul locale e quello legato al mio lavoro artistico, fino ad arrivare alle immagini esposte oggi a Le Iris. Il profondo senso estetico che Toni possiede e che gli permette di spaziare dal suo lavoro al mio mondo e ad altre infinite cose, è l’elemento che ha caratterizzato in modo incisivo il nostro rapporto di stima e di amicizia e che continuerà ad unirci nel tempo e a rendere possibile quella comunicazione tra i nostri rispettivi futuri».