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L'aeroporto di Orio può migliorare? Dieci suggerimenti dei passeggeri

L'aeroporto di Orio può migliorare? Dieci suggerimenti dei passeggeri
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Foto Profilo Facebook Milan Bergamo Airport

 

Il Caravaggio sta collezionando record positivi negli ultimi anni, per la puntualità e la rapidità delle operazioni, per il decisivo aumento di passeggeri con il traguardo dei dodici milioni l’anno. Eppure è ancora migliorabile? Cosa si aspettano gli utenti che lo frequentano abitualmente o anche solo temporaneamente? In un comune lunedì mattina, l’aeroporto brulica già di viaggiatori. C’è chi corre verso il check-in per il volo imminente, chi legge un libro o ascolta musica mentre attende l’imbarco, chi sorseggia un caffè in tutta calma, chi attende un parente, un amico o un cliente alle porte scorrevoli degli arrivi. E poi ci sono i lavoratori: un esercito di impiegati negli uffici, agenti delle forze dell’ordine, personale incaricato alle informazioni e impegnato ai banchi delle diverse agenzie e compagnie aeree, baristi, hostess e steward, addetti alle pulizie, commessi e commesse nei negozi, manutentori. Una vera città a sé, dove ogni giorno transitano migliaia di persone, il nonluogo per eccellenza direbbe l’antropologo francese Marc Augè, che coniò il neologismo per indicare un luogo puramente funzionale, privo della caratteristica di essere identitario e relazionale per una comunità.

 

 

Più verde, design e comodità. L’aeroporto di Orio al Serio è nato come piccolo aeroporto di provincia, ma negli anni ha avuto uno sviluppo tale da puntare oggi a divenire un hub europeo, pur mantenendo il suo aspetto più pratico che estetico: «Vengo a Orio al Serio molto spesso, ma cerco di passarci il minor tempo possibile – racconta Marco, 23 anni di Alzano, studente Erasmus a Praga –: è piuttosto grigio, non invoglia a farsi un giro. In compenso i controlli e le procedure d’imbarco sono così rapide che non si ha molto tempo d’attesa da dover ingannare». Grigio, in effetti, è il colore che contraddistingue lo scalo bergamasco, sia all’i nte r n o che all’esterno: «Mi piacerebbe ci fosse più verde – chiosa Federica, 25 anni bergamasca di ritorno da un weekend a Barcellona –. Non c’è una sola pianta in tutto l’aeroporto, mi dà l’idea di essere un po’ anonimo». Sul bisogno di un restyling degli ambienti in chiave moderna, concordano anche Giorgio, 47 anni di Cassano d’Adda, e Milena, 38 anni di Ponte San Pietro, architetti diretti a Bruxelles per lavoro: «Non è molto accogliente, anzi, è piuttosto cupo, l’illuminazione è scarsa e i soffitti bassi lo rendono un po’ claustrofobico. Avrebbe bisogno di un po’ più di design, perché comunica l’idea di un aeroporto vecchio, anche se di fatto non lo è».

 

 

Alla porta 5 c’è un uomo che abbraccia un ragazzo visibilmente di fretta: «Ho l’auto parcheggiata qui fuori – spiega Giancarlo, 64 anni di Selvino –. Mio figlio vive a Londra, ma grazie all’aeroporto vicino torna spesso a trovarci. Però ci dobbiamo salutare sempre di corsa. Dieci minuti di posteggio gratuito al kiss&go sono pochi, ce ne vorrebbero almeno quindici». Un appunto anche alla viabilità: «Un’unica strada d’accesso con una sola corsia per senso di marcia è un problema – commenta Roberto, ingegnere 41enne diretto a Catania –. Mi capita spesso di farmi accompagnare in aeroporto e nelle ore di punta si crea una coda infinita, si rischia di arrivare in ritardo anche con il taxi».

Sedute sulle poltroncine di metallo dell’area d’attesa ci sono cinque donne cariche di borse, sono dirette a Cracovia con il volo delle 14 e sono molto in anticipo: «Queste sedie sono proprio scomode, non riesci a starci seduta più di dieci minuti perché sono durissime». Il comfort, insomma: per gli utenti lo scalo non è un ambiente troppo piacevole, non solo per la vista.

 

 

Le famiglie e i professionisti. Nell’aeroporto ideale c’è anche uno spazio dedicato ai bambini. Come? «Un playground con qualche gioco sarebbe l’ideale, un’area dove sfogarsi un po’ prima del viaggio – consiglia Teresa, 33enne in attesa del check-in per imbarcarsi verso Lamezia con la piccola, iperattiva, Matilde dalla cascata di riccioli biondi –. Torno appena posso a casa dai miei genitori in Calabria. Ho approfittato delle vacanze di Carnevale per scendere con mia figlia che ha quasi quattro anni. Cerco di non arrivare troppo presto rispetto alla partenza, perché ingannare l’attesa è difficile per lei, i bambini si annoiano e si innervosiscono in posti chiusi e affollati».

Sempre in tema di famiglie, Mariana, 29enne polacca, si lamenta del fasciatoio nei bagni: «A malapena utilizzabile e in cattive condizioni, è messo proprio accanto alla porta d’accesso, con il continuo via vai delle persone, e poi i lavandini sono distanti». Ci vorrebbe più privacy, quindi, per il cambio bebè. Restando nell’area toilette, al piano interrato, qualche viaggiatrice bacchetta su pulizia e manutenzione: «I pavimenti dei bagni sono sporchi» commentano Ilaria e Sabrina, 61enni di Bergamo in arrivo da una breve vacanza ad Atene. «Sono entrata in due servizi diversi, nel primo la serratura era difettosa e nel secondo c’era tutta la carta igienica per terra e il cestino rotto. Certo la colpa è della gente incivile – aggiunge l’amica –, ma una presenza più costante degli addetti forse risolverebbe».

 

 

Emil, 31enne di Düsseldorf di ritorno verso casa dopo una settimana a Milano, è in cerca di una presa elettrica: «Dovrei scrivere con il mio computer, ma le colonnine di ricarica sono scomode perché non ci sono posti a sedere vicini oppure sono affollate». Nell’era degli smartphone e dei tablet sempre connessi, gli utenti più tecnologici anche in aeroporto cercano il prolungamento del proprio ufficio. C’è chi dispensa consigli sugli esercizi commerciali: «Cosa vorrei? Un servizio sartoria e piccole riparazioni express – spiega Domenico, 56 anni imprenditore diretto a Bucarest –. Frequento l’aeroporto tutte le settimane perché sto aprendo una sede in Romania, si può dire che sono un pendolare dell’aria e mi è capitato più volte di rendermi conto di avere un orlo sfilacciato o la cerniera del trolley inceppata».

Nel complesso, dunque, gli utenti frequentano l’aeroporto bergamasco come un luogo mordi-e-fuggi, anche grazie alla velocità di controlli e imbarco, ma mal sopportano se l’attesa si dovesse prolungare, perché ritengono l’ambiente non ospitale. Ottima efficienza, ma confortevolezza perfettibile, per lo scalo che punta a farsi porta per l’Europa.

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