Le mostre di Mastrovito nel mondo Due linguaggi diversi e stupefacenti
Non ci sono confini per l’arte quando entra in campo un talento come quello di Andrea Mastrovito. Dopo l’impresa di NYsferatu, il film “disegnato” presentato a New York la scorsa estate, l’artista bergamasco (in realtà vive e lavora tra Bergamo e Brooklin) ha trovato modo di stupire con i linguaggi utilizzati per due mostre personali, questa volta nel Vecchio Continente, una a Ginevra e l’altra alla Kunsthalle di Osnabrück, in Germania.
Ginevra, un'opera a intarsio. Cominciamo dalla prima (che chiuderà alla fine della prossima settimana). In una delle più prestigiose gallerie di Ginevra, la Art Bartschi & Cie, Mastrovito ha allestito un grande fregio lungo oltre 30 metri. Un’impresa che ricorda quella dei grandi cicli dell’antichità, quando la pittura era chiamata ad ambiziose e appassionanti narrazioni cariche di riferimenti all’attualità, magari mascherati sotto narrazioni mitologiche. Il titolo è di per sé potentemente evocativo, Le jardin des histoires du monde (Il giardino delle storie del mondo). L’opera appare come un continuum, in realtà è costituita da 24 riquadri separati.
Soprattutto non è dipinta ma realizzata a intarsio, con il recupero di una tecnica che aveva avuto una straordinaria importanza in particolare nel 1400 e nel Rinascimento e che ha uno dei suoi esiti più spettacolari proprio a Bergamo, con le tarsi disegnate da Lorenzo Lotto per il coro di Santa Maria Maggiore. Come Lotto, anche Mastrovito ha affidato le sue invenzioni ad abilissimi intarsiatori che hanno concretamente eseguito l’opera, riattualizzando, con un linguaggio moderno, quella tecnica antica. Così la tarsia sempre contrassegnata da un disegno a chiara struttura geometrica, nel caso di Mastrovito assume invece un aspetto cinematografico.
La narrazione che si sviluppa nel grande fregio è piena di allusioni all’attualità. Si scorgono scene di scontri, che richiamano quelli scoppiati a Baltimora tre anni fa dopo l’uccisione di un nero. In un’altra tarsia si scorge una torre di Babele, con uomini che arrampicati tentano di spingere via il cielo, dopo aver impiccato la luna e colpito con le asce il sole: un messaggio immediato da capire... Bellissimo e poetico il finale: una grande corsa verso un planisfero-contenitore vuoto che accoglie coloro che sono pronti a rivivere la storia.
Osnabrück, una vetrata contemporanea. In Germania invece Mastrovito è stato invitato da un museo pubblico, la Kunsthalle di Osnabrück per una personale. E anche qui l’artista, con la generosità ideativa che lo contraddistingue, non si è tirato indietro. Infatti per la lunga vetrata che caratterizza la sala principale dello spazio espositivo ha immaginato un’installazione dall’effetto quasi magico. Sono centinaia di righelli, di tanti colori diversi che vengono assemblati componendo quasi un film di animazione. Sui righelli Mastrovito è intervenuto con disegni arrivando così a comporre un flusso di immagini, che solcano la storia dell’ultimo secolo, partendo da Freud e arrivando sino a Trump. L’effetto è quello di una straordinaria vetrata contemporanea, che richiama quella delle grandi chiese gotiche, sviluppata però in orizzontale per ben 28 metri. Mastrovito non è artista che si risparmi...