Fino all'eutanasia

In Italia ora è boom veterinari (i numeri della pet humanisation)

In Italia ora è boom veterinari (i numeri della pet humanisation)
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Oggi in Italia una famiglia su tre ha almeno un animale in casa. Complessivamente la popolazione, stimata in 60 milioni, supera quella degli umani: 14 milioni tra cani e gatti, 3 milioni tra conigli e tartarughe, 13 milioni di uccelli e 30 milioni di pesci.

Numeri boom. Un vero record e un trend ancora in grande crescita. È un amore che ha risvolti economici e anche sociali di tutto rilievo. Non certo ultima tra queste conseguenze c’è la necessità di cura. I padroni di animali oltre che molto affezionati tendono ad essere altrettanto ansiosi. Per questo il ricordo ai veterinari è sistematico: negli ultimi 5 anni sono aumentati i servizi veterinari (+89,1 per cento) e le “beauty farm” e gli “asili” per cani e gatti (+43,7 per cento). Quanto a Bergamo, con circa 500mila tra cani e gatti, ha il 3 per cento della popolazione domestica a quattro zampe. Ad oggi sono circa 33mila i medici veterinari ufficialmente iscritti agli Ordini in Italia, secondo i dati di inizio 2018. Un numero spropositato se si pensa che la Francia ne ha quasi la metà (18mila) pur avendo un patrimonio di animali da allevamento quattro volte superiore al nostro.

 

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E i numeri sono destinati ad aumentare se si guarda ai ragazzi che tentano il test per iniziare il corso di studio universitario in veterinaria: lo scorso anno hanno sfiorato i 9mila, con un +5 per cento sul 2016, con una netta prevalenza femminile (circa il 65 per cento). Oltretutto ai veterinari iscritti all’Ordine vanno sommati numeri non trascurabili di laureati in veterinaria che dopo la laurea scelgono la carriera in aziende mangimistiche, farmaceutiche, di ricerca, alimentari, e anche consulenti alla Grande distribuzione che vede i proprio reparti di cibi e prodotti per animali conquistare ogni anno sempre più metri di scaffali.

Una nuova sensibilità. Il caso veterinari è particolare: nella metà delle situazioni l'animale da compagnia arriva da strutture di ricovero, canili o gattili o è stato salvato direttamente dalla strada. Un dato che dimostra una sensibilità crescente contro gli abbandoni, fenomeno sempre più stigmatizzato da campagne di informazione. Ma che porta nelle case animali bisognosi di cure particolari. Siamo di fronte a un fenomeno definito pet humanisation, in quanto agli animali si tende a garantire cure molto simili a quelle per gli uomini. Si moltiplicano i centri veterinari, spesso in franchising (come quelli della catena Happy Friends) dove è possibile anche fare una tac al proprio cane o gatto.

 

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Le richieste di eutanasia. Se da una parte si moltiplicano i percorsi di cura sofisticati (arriva dalla Cina anche l’agopuntura), dall’altra c’è il risvolto delle tante richieste di eutanasia per gli animali. Non solo per quelli che soffrono ma per quelli i cui padroni scoprono di non farcela. «Prendono il cane o il gatto e poi si accorgono che non è una passeggiata o tutto zucchero, mantenerlo e accudirlo può essere una gran rottura di scatole. E allora se ne vogliono liberare, magari perché morde le gambe del tavolo, perché graffia il parquet, perché non sanno dove tenerlo nei week end», aveva raccontato tempo fa Alessio Giordana, titolare di un ambulatorio in zona Lorenteggio, sud di Milano e attivissimo su Facebook.

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