Pure noi sbagliamo

Pensieri segreti di una commessa «Ma è suo figlio? No, mio marito»

Pensieri segreti di una commessa «Ma è suo figlio? No, mio marito»
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Anche le commesse a volte sbagliano. So che vi sembrerà strano, ma ci sono errori che commettiamo di frequente, nonostante il puro amore che mettiamo nel nostro lavoro che, ricordiamocelo, abbiamo tutte scelto fin dalla decisione alle scuole medie di fare il liceo classico. Era solo un modo per temporeggiare, noi volevamo fare le commesse, anche se poi ci siamo laureate in lettere o in giurisprudenza. Sono solo i nostri hobby, quelli.

Il resto sbagliato. Uno degli errori più frequenti, che sicuramente avrete provato sulla vostra pelle, è il resto sbagliato. Io lo so che in fondo in fondo quando succede tutti voi pensate la stessa cosa: «Ma cosa fa questa? Il resto compare sullo schermo, non sa neanche leggere?». A volte lo dite anche con tono da maestrini con le emorroidi mentre contate gli spiccioli con il mignolo. Se siete educati l’avete solo pensato e con il sopracciglio alzato dite: «Mancano due centesimi». Oh mio dio, come ho potuto attentare al suo bilancio familiare privandola dei suoi centesimi fuori corso? Perdoni la mia incompetenza, adesso mi flagello con la borsetta dei pezzi da cinque centesimi e mi decurto la cifra dallo stipendio. Ecco, tenga in omaggio una banconota da duecento, un piccolo risarcimento per la mia distrazione da decima ora di cassa in cui conto resti e fisso uno schermo a cifre verde-Alien.

 

 

La composizione della borsa. Un altro errore ricorrente, che è un errore soltanto perché ogni tanto avete qualche piccolo disturbo paranoide, è la preparazione delle buste con i vostri acquisti. La commessa a volte perde i suoi super poteri e non vi legge nel pensiero; quindi non intuisce che voi vorreste prima la maglia verde e poi quella bianca e solo dopo gli slip, e mai prima gli slip e poi le maglie. Oppure a volte la commessa fa il grave errore di infilare nella busta prima le scatole più grandi e poi sopra quelle piccole, ma a voi servirebbe invece sopra quella grande perché è un regalo per lo zio Arturo che incontrerete per primo nel vostro giro domenicale. Perciò sorridete a labbra strette come se nel sacchetto ci fosse infilato un cadavere di tasso e appena fuori dalla porta del negozio vi fermate sulla prima panchina per sistemare la merce come è stato prescritto dal vostro schema mentale. A volte Dio esiste e la borsa si rompe.

La taglia da indovinare. Succede anche a volte che la commessa sbagli a portarvi una taglia che le avete chiesto. Soprattutto se alla domanda «che taglia porta?» voi avete risposto «la mia». Magari indossando un cappotto da eschimese, girati di spalle mentre siete piegati a slacciarvi le scarpe. La commessa prudente vi porterà sempre e per sempre una taglia o due in meno di quella che pensa realmente, così da evitare crisi mistiche sulla vostra forma fisica e soprattutto scenate. La commessa alla fine del turno arriverà invece con una XL con tante X quante sono state le sue ore di lavoro.

 

 

I legami di parentela. Ah, nulla poi vi fa più arrabbiare di quando non indoviniamo i vostri legami di parentela a colpo d’occhio. Signore che entrano in negozio accompagnate da giovanotti che crediamo i figli e invece sono i mariti. Mamme che si vestono come le balie nel dopoguerra e si offendono se le scambiamo per le nonne di quei bambini che invece sono i loro figli (sì, i miracoli descritti nella Bibbia sono reali). Coppie di anziani che crediamo felicemente sposati e invece sono fratelli e si risentono molto se li accusiamo involontariamente di incesto. Cose gravi di questo tipo.

L'errore più grave. Certamente però l’errore che una commessa compie una sola volta nella vita è quello di arrivare in anticipo al lavoro. A volte succede alle principianti di farsi vedere dietro la vetrina a negozio ancora chiuso. Grave errore. Fuori dalla porta scorrevole c’è sicuramente il cliente mattiniero che nonostante stia spiaccicando la sua faccia proprio sull’orario di apertura del negozio, lo ignora. Lui vorrebbe che voi apriste il negozio prima di subito. Del resto siete lì, dovete essere al suo servizio e gioiose di poter iniziare la giornata in anticipo quest’oggi. Che altro avete da fare? L’unica possibilità in questo caso è di afferrare un aspirapolvere e fingere di essere ossessionate dallo sporco che giace sotto lo scaffale dei calzini. In realtà il rumore dell’aspirapolvere non copre nemmeno per scherzo la manata da lottatore di sumo che il gentile cliente assesta sulla vetrina. Ma anche se inesperta, la commessa sa per istinto cosa si deve fare in questi casi; non incrociare mai gli occhi dell’animale feroce che le sta puntando. Mai per nessun motivo, perché fino a questo momento siete solo una commessa mononeuronale che è troppo assorta nel suo vitale compito di pulizia per badare ad altri stimoli. Ma se lui vi vede alzare gli occhi, capirà che lo state deliberatamente ignorando. E non appena quelle porte si apriranno alle ore 9,01 voi inizierete la giornata con una lamentela e commetterete sicuramente il più estremo degli errori: rispondere ragionevolmente a un cliente che si lamenta.

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