Come va la caccia a Bergamo (per chi ne sa poco o nulla)
Il 21 settembre riapre la caccia. Il popolo delle doppiette è in trepida attesa: non vede l’ora che arrivi domenica per poter liberare i segugi, i cani da ferma e da cerca, quelli da riporto, dare aria ai richiami vivi negli appostamenti e inoltrarsi per boschi, campagne e paludi alla ricerca dei selvatici preferiti. Si potrà cacciare fino al 31 dicembre nella zona alpina e fino al 31 gennaio in pianura.
L’apertura anticipata e le polemiche. In molte regioni, tredici per la precisione, i seguaci della dea Diana hanno potuto imbracciare il loro fucili già dal 1 settembre. Cosa che ha fatto infuriare le associazioni a tutela degli animali poiché la decisione di anticipare l’apertura della stagione venatoria avrebbe comportato, come ogni anno, gravi danni, essendo effettuata in periodo riproduttivo: tra le vittime tortora selvatica, alzavola, marzaiola, quaglia, beccaccino e numerose altre specie. Rincara la dose la Lipu, la lega italiana per la protezione degli uccelli: caccia alle specie in declino, calendari venatori che non rispettano le indicazioni comunitarie e dell’Ispra, uso di richiami vivi e bracconaggio sarebbero lo scenario in cui si appresta a aprirsi la nuova stagione di caccia.
Quanti sono i cacciatori in Italia e nella provincia orobica. Complici la crisi, la burocrazia e le leggi sempre più complicate e restrittive, il numero dei cacciatori in Italia è sempre meno. Si è passati dai 1.701.853 del 1980 ai 791.848 del 2001 (con un calo netto del 53.5 percento), e ai poco più di 600 mila di oggi. L'età media di chi pratica la caccia, invece, sta aumentando. La prima provincia d’Italia per numero di cacciatori è Brescia, seguono Firenze e Vicenza. La Lombardia è una delle cosiddette roccaforti venatorie, e Bergamo è al quarto posto in Italia per numero di cacciatori. Nella nostra provincia sono 12.300 i seguaci della dea Diana che quest’anno hanno rinnovato la licenza di caccia. Sono raggruppati in 6 associazioni venatorie: Anuu (Associazione migratoristi italiani), Federcaccia, Enalcaccia, Libera Caccia, Italcaccia e Acl (Associazione Cacciatori lombardi).
Tutti i tipi di caccia a Bergamo. Un terzo dei cacciatori bergamaschi, circa 4000, praticano la caccia da appostamento fisso agli uccelli migratori in 3000 capanni, a dimostrazione del profondo radicamento della caccia alla piccola selvaggina nella nostra provincia. Circa 8000 praticano la cosiddetta caccia vagante a lepre, fagiano e starna. Sono 800, invece, quelli che hanno intrapreso una tecnica di caccia più moderna e europea, la cosiddetta caccia di selezione agli ungulati, cioè cerco e camoscio. A tal proposito, la provincia di Bergamo con l’Accademia Faunistica bergamasca hanno organizzato, per il secondo anno consecutivo, un corso di formazione per questi aspiranti cacciatori. L’anno scorso sono state coinvolte in tutto 80 persone tra allievi, docenti e personale preposto all'organizzazione. Al termine delle lezioni i partecipanti hanno potuto migliorare le loro conoscenze di base, in modo da cacciare in maniera responsabile.
Se la forma più ancestrale di caccia è quella da appostamento, quest’anno a Bergamo compie 20 anni la caccia al cinghiale. Dal 1994 questo tipo di caccia si pratica anche nei boschi orobici, e lo si fa a squadre che si compongono da 50 a 80 persone. A Bergamo sono presenti 13 squadre. La caccia al cinghiale è l’ultima nata in termini di tempo, ma riscuote un grosso successo tra le nuove generazioni di cacciatori poiché movimenta passioni e socialità.
Con qualche complicazione burocratica. Al contrario, la caccia da appostamento fisso, seppur praticata da un terzo dei cacciatori, vede sempre maggiori difficoltà nella sua pratica, a causa delle normative che sono ogni anno più complesse. È notizia di questi giorni che la Regione Lombardia, per giustificare e rendere sostenibile davanti alla normativa europea la cattura dei richiami vivi, ha previsto l’obbligo della Banca dati per specie come allodola, cesena, tordo bottaccio, tordo sassello, merlo. Ciascun richiamo vivo posseduto dai cacciatori deve essere inanellato e schedato. Si tratta di mettere un anello inamovibile con tanto di numero di matricola a ogni esemplare da richiamo in possesso di ciascun cacciatore, e in seguito inserire i dati in un data base regionale. Stiamo parlando di almeno 200 mila animali in tutta la Lombardia, e 120 mila solo nella nostra provincia, posseduti da cacciatori che hanno tra i 60 e gli 80 anni, quindi poco avvezzi alle nuove tecnologie.
La provincia di Bergamo è strutturata in 5 comprensori alpini e 1 di pianura. Per le montagne i comprensori sono quello della val Brembana, Seriana, Borlezza, Scalve e il Comprensorio Aplino della Prealpi Bergamasche, che va a sostituire il precedente Ambito Territoriale di Caccia (Atc) Prealpino. In Pianura si può cacciare nell’Atc Pianura. Ogni cacciatore può essere ammesso a un massimo di due comprensori: quello di residenza più un altro.
Quanto costa andare a caccia. Per cacciare serve la licenza. Costa circa 250 euro e va rinnovata ogni anno. Si deve aggiungere il costo del certificato medico, di quello dell’idoneità per l’uso di armi, l’abilitazione venatoria e due fototessera. La licenza di porto di fucile per uso caccia è rilasciata dalla Questura, tramite apposita concessione. Il rilascio avviene dopo che il richiedente ha conseguito l'abilitazione all'esercizio venatorio a seguito di esami sostenuti dinanzi ad un'apposita Commissione nominata dalla Provincia. Ogni sessione è articolata in una prova scritta collettiva e in un colloquio orale. Dopo l’esame, entro massimo 30 giorni, viene rilasciata l’autorizzazione. Poi bisogna comprare il fucile, che costa dai 1500 euro in su, e ogni cartuccia costa in media 50 centesimi. Dato che si va a caccia di mattina presto e in zone umide bisogna coprirsi bene e tenere i piedi al caldo: almeno 300 euro se ne vanno per l’abbigliamento. Se poi si va a caccia con il cane bisogna comprarlo, addestrarlo e mantenerlo.