Le banche fanno resistenza

Il bidone dei diamanti del Creberg È scoppiata la guerra dei rimborsi

Il bidone dei diamanti del Creberg È scoppiata la guerra dei rimborsi
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Aumenta di giorno in giorno il numero di clienti-investitori che negli anni scorsi ha investito acquistando diamanti da alcune banche e che oggi si trova in grave difficoltà causata dalla perdita di valore e la conseguente impossibilità a rivenderli.

I problemi. Tra i primi a parlarne, i giornalisti della trasmissione Report di Rai3: la somma pagata dai clienti non corrispondeva al reale valore di mercato delle pietre. I preziosi venivano venduti, attraverso le banche, da società del settore, ma con valori gonfiati anche del quaranta per cento. In più, l’eventuale rivendita dei diamanti da parte degli investitori, secondo le accuse, si è rivelata difficile e con tempi biblici, poca trasparenza e comunicazione da parte degli istituti di credito, mentre le quotazioni pubblicate sui giornali economici sono risultate fittizie. Una serie di problemi che hanno portato gli investitori a chiedere chiarezza e ad avanzare richieste di rimborsi alle banche, presso le quali i contratti erano stati stipulati.

 

 

Gli investitori bergamaschi. Anche nella nostra provincia, alcuni istituti bancari sono coinvolti nella vicenda, a partire dal BancoBpm (al cui interno è confluito il Credito Bergamasco) dove si è verificato l’ottanta per cento dei casi. Nelle ultime settimane, dopo la decisione di altri gruppi bancari coinvolti, come Intesa Sanpaolo e Unicredit, di valutare caso per caso i reclami dei clienti e di rimborsare totalmente quanto speso, sono aumentati gli investitori che hanno deciso di rivolgersi ad avvocati o alle associazioni dei consumatori per cercare di rientrare in possesso delle somme sborsate. L’Unione Bergamasca Consumatori (con sede a Bergamo in via Tasso 82 – tel. 035242282), segnala che solo nei primi giorni di questa settimana più di venti investitori si sono recati nei loro uffici per intraprendere azioni legali nei confronti delle banche. Ma indiscrezioni parlano di migliaia di persone coinvolte nella nostra provincia, con decine di milioni investiti.

Il consiglio degli avvocati. Il consiglio degli avvocati, in questo caso, è quello di procedere chiedendo di ritirare materialmente i diamanti ora in deposito presso le società e di non aprire assolutamente i contenitori nei quali le pietre sono custodite. Solo successivamente sarà possibile rivolgersi a un tribunale civile per chiedere, attraverso la nomina di un perito, un accertamento tecnico preventivo sul valore. In quel momento sarà quindi possibile avere risposte certe sull’effettivo valore delle pietre e quindi capire se conviene procedere con una denuncia nei confronti dell’istituto bancario e delle società interessate per truffa contrattuale (art. 1439 Codice civile).

 

 

La resistenza delle banche. Il primo passaggio, quello della restituzione materiale dei diamanti, viene però ostacolato dalle controparti, che ci mettono mesi a rispondere alle richieste dei clienti e solo dopo continue sollecitazioni procedono finalmente alla consegna. A nulla sembra sia servita anche la multa comminata dall’Autorità Garante a due società di vendita (Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investement) e agli istituti bancari...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 7 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 5 aprile. In versione digitale, qui.

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