La posta degli amori sfigati Vivere è anche non prendere treni
Cara Alba,
Sono sensazioni strane quelle si provano a volte. Non so, tipo una piccola vertigine improvvisa la mattina, quando ci si alza dal letto. Oppure tipo quando hai appena cenato ma hai un’insana voglia di dolce. Mi sento un po’ così. Ed è strano, perché che mi manca? Ho un lavoro che mi piace e un uomo che mi ama. Ho una vita tranquilla, comune ma non banale. Ma non riesco a godermela, non riesco a godermi niente. Fino a un po’ di tempo fa, l’idea di tornare a casa da lavoro, cenare con Luca e guardarci insieme un film, oppure di uscire a bere una birra con amici, mi piaceva. Anzi, mi tranquillizzava. Oggi, invece, mi svuota. Esco da lavoro e vorrei andare da un’altra parte. Non so dove, non so da chi. Non lì però, non con lui, non con loro. Non firmerò con il mio vero nome, sappilo, perché mi vergogno di questo stupido capriccio. Che ormai ho trent’anni, mica quindici. Ma anche mentre ti scrivo, a tarda sera e mentre Luca fa la doccia, non riesco a fare a meno di chiedermi se non ci sia altro che mi attende. Un treno che sta per passare e che io rischio di perdere. O che magari è già passato e io ho già perso. Adesso spengo, Luca vorrà fare l’amore. Io no, ma lo farò lo stesso. Poi mi addormenterò e spero di svegliarmi domattina senza pesi, con la voglia di fare di nuovo l’amore con lui e con la convinzione che una tua eventuale risposta non mi serva più.
Camilla
Cara Camilla,
cantava Lucio Dalla, e io sono d’accordo, «l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale». Non perché siamo tutti personaggi turbati e persi nelle proprie piccole nevrosi – o meglio, non solo – ma perché non c’è niente di più logorante di una vita, cosiddetta “comune”. L’essere umano non si adatta all’immobilità, dice di volere la pace, ma spesso, quando ce l’ha, scatena guerre. Ci roviniamo le giornate per due motivi: tutto quello che non è successo, e tutto quello che invece è successo. C’è sempre qualcosa che manca. Quel famoso treno, che non sai se hai perso, se hai preso, se passerà, se esiste. Il seme dell’abitudine attecchisce fin dal primo giorno, quando ancora sembra tutto nuovo. Abitudine e calma, però, alla lunga stancano. Ma questo, purtroppo, non c’entra niente con l’amore. Amore è una creatura vanitosa, non si occupa di minuzie quotidiane, della gestione operativa dell’esistenza. Si trova su altre frequenze e ci porta su altre frequenze. Non chiedergli quello che non può darti. Alla gioia dei tuoi giorni devi pensare da sola e vivere è un lavoro duro a retribuzione casuale. L’entusiasmo dell’amore ti fa passeggiare sollevata dal terreno per un po’, ma è con i piedi per terra che si compie il percorso. E quella vertigine che senti significa che sei viva, ancora pronta a guardarti intorno e trovare motivi per prendere altri treni. O forse, meglio ancora, per non prenderli.
Alba