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Il film da vedere nel weekend Loro 1, la parabola del potere

Il film da vedere nel weekend Loro 1, la parabola del potere
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Regia: Paolo Sorrentino
Cast: Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Fabrizio Bentivoglio, Roberto De Francesco, Dario Cantarelli, Anna Bonaiuto, Giovanni Esposito, Ugo Pagliai, Ricky Memphis, Duccio Camerini, Yann Gael, Alice Pagani, Caroline Tillette, Iaia Forte, Michela Cescon, Roberto Herlitzka.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Se c’è un regista che oggi rappresenta il cinema italiano a livello di ricezione internazionale, questo è senza dubbio Paolo Sorrentino. Dopo la vittoria dell’Oscar con La grande bellezza le quotazioni di questo autore sono ulteriormente aumentate, tanto che oggi l’uscita dei suoi film genera sempre attesa e discussione. Come per ogni personalità autoriale forte è doveroso riconoscere che il suo stile può non essere apprezzato da tutti, ma bisogna ammettere al contempo che la sua maestria nell’uso della macchina da presa è indubbia.

La carriera di Sorrentino è sempre stata caratterizzata da una forte coerenza stilistica, che è andata via via precisandosi di film in film. Spazi ampi svuotati dalla presenza umana, indagini sulle forme del potere e sul diradamento delle relazioni che questo comporta, inquadrature complesse e simbolicamente articolate sono le unità di base di un linguaggio complesso, a volte contorto, ma sicuramente affascinante.

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Si tratta di elementi che ritroviamo, appunto, in quasi tutti i suoi film. Già in L’uomo in più queste tonalità intricate sono tutte presenti e giungono a un primo importante punto di elaborazione in opere già mature come L’amico di famiglia o Le conseguenze dell’amore. Se quest’ultimo lungometraggio è considerato da molti uno dei punti più alti del percorso cinematografico sorrentinaino è forse ne Il divo che troviamo l’antecedente più diretto di Loro, nuova fatica del regista divisa in due parti (secondo una logica opinabile che caratterizza oggi il mercato dei grandi eventi al cinema).

Se Il divo era un film dedicato all'esplorazione del lato umano e la presenza al potere politico di Giulio Andreotti (una delle personalità più misteriose e controverse della storia politica italiana), Loro è completamente votato all’indagine sul mito umano, politico e comunicativo di Silvio Berlusconi e sulle ricadute culturali della sua “discesa in campo” alla fine degli anni Novanta. Scrivere di un film tanto complesso non è facile e l’invito migliore che si può fare è senza dubbio quello di andare in sala a vederlo: a prescindere dalle proprie simpatie (politiche e cinematografiche), siamo senza dubbio di fronte ad un film che farà discutere.

 

 

Il motivo diviene chiaro se si pensa per un attimo al personaggio cui questo doppio film è dedicato: Silvio Berlusconi è stato (qualcuno direbbe che è tuttora) una delle personalità chiave della contemporaneità politica e – soprattutto – culturale italiana. Non solo ha lanciato uno stile personalissimo di gestire il potere, mettendo al centro della sua costruzione un sé iperbolico e continuamente comunicato attraverso i media, ma soprattutto è divenuto personaggio di una sorta di reality show della politica di cui lui stesso ha contribuito a scrivere il copione.

Non è fra l’altro la prima volta che il leader politico diviene protagonista di un film: se Loro è una riflessione a cose fatte sull’epoca del berlusconismo (ormai al tramonto, che dir si voglia), un film come Aprile di Nanni Moretti coglieva perfettamente la complessità dei rivolgimenti politici in atto negli anni Novanta e li accostava all’idea di un cambiamento di vita epocale (quello di diventare padre). Vedere questi film in parallelo è senza dubbio un’esperienza istruttiva nei confronti non solo dell’eredità culturale lasciata da Berlusconi ma anche – soprattutto – rispetto al modo in cui noi ne abbiamo letto l’immagine e la fortuna.

Nell’attesa di giudicare l’opera nella sua interezza (sono due film ma in realtà è uno solo!) non possiamo che recarci in sala, per vedere sullo schermo – di nuovo, come è sempre stato – il Cavaliere di Arcore nella sua veste di personaggio visivo e politico.

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