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Le norme sull'immigrazione Di cosa si discuterà in Europa

Le norme sull'immigrazione Di cosa si discuterà in Europa
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Dublino, Italia. Potrebbe essere questo il titolo della prossima decisiva sfida che attende il governo giallo verde. Dublino è la città che ha dato il nome al Trattato che regola l’immigrazione nel vecchio continente. Sinteticamente la Convenzione venne firmata nella capitale irlandese nel 1990 ed è entrata in vigore nel 1997.

La norma in questione. Nel Regolamento è inclusa la norma che oggi viene contesta dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Grecia e Italia in particolare, la norma che stabilisce «i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (rifusione)». Uno degli obiettivi principali del regolamento di Dublino era quello di impedire ai richiedenti asilo di presentare domande in più Stati membri (cosiddetto asylum shopping). Tuttavia, poiché il primo Paese di arrivo è incaricato di trattare la domanda, questo mette una pressione eccessiva sui Paesi di confine, in particolare quelli affacciati sul Mediterraneo. Il migrante infatti ha diritto ad assistenza per tutto il periodo necessario all’esame della sua domanda.

 

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La situazione italiana. Alla vigilia del Consiglio europeo che domenica prossima dovrebbe affrontare la questione della revisione della Convenzione, Matteo Salvini ha naturalmente alzato la voce e lanciato una sua proposta/provocazione. Se non si arriva a un cambiamento, l’Italia è pronta a disdettare il regolamento di Dublino per quanto riguarda i confini marittimi. Continuerà ad applicarlo per quanto riguarda i confini terrestri, con la Francia, l’Austria, la Slovenia, per esempio, ma è pronta a tirarsi indietro dalle regole europee per tutti coloro che verranno salvati in mare, grazie ad operazioni Sar (search and rescue) .

Che la situazione sia gravemente sbilanciata a sfavore di Italia e Grecia è consapevolezza molto diffusa, tanto che per attenuare questo squilibrio i governi hanno cercato più volte di introdurre un meccanismo di quote per redistribuire i migranti su tutto il territorio dell’Unione. Ma è un meccanismo che ha trovato poche volte applicazione, così gli obiettivi prefissati non sono mai stati raggiunti: l’Italia, ad esempio è riuscita a ricollocare solo 12mila migranti, 5mila dei quali in Germania.

 

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I confini sud. Non è certo solo Salvini a contestare questa norma. Anche un autorevole esponente del Pd come l’ex governatrice del Piemonte Mercedes Bresso ha ammesso che «non è più sostenibile il principio che impone al migrante di inoltrare la richiesta di asilo nel paese di prima accoglienza». In sostanza si tratta di cambiare l’idea dei confini sud, che diventano non tanto confini dei singoli Paesi, ma confini dell’intera Unione Europea e quindi sottoposti a una responsabilità collettiva dei paesi membri.

I movimenti secondari. All’ordine del giorno del Consiglio c’è anche la revisione di un altro tema delicato per l’Italia, quello dei «movimenti secondari», cioè i migranti che hanno avuto il primo ingresso in Italia, che sono finiti in un altro Paese europeo e che secondo le regole vigenti dovrebbero essere ripresi in carico da Roma. Ma l’idea del governo Conte chiara: si tratta sui movimenti secondari solo se prima viene risolta la questione dei “movimenti primari”.

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