Il PD ha perso le sue roccaforti È una sinistra ormai solo "ZTL"
Oltre alle ex roccaforti di Pisa, Siena, Massa e Imola, in questa disastrosa tornata elettorale la sinistra è stata detronizzata da una città a cui non si fa molto caso. Potremmo ribattezzarla “Cusanello” ed è quel grande agglomerato di paesi-città che confinano con Milano: Bresso, Cusano, Sesto San Giovanni e Cinisello. In tutto fanno 225mila abitanti. Sono sempre stati etichettati come la grande cintura operaia che circonda la metropoli. Per questo il cuore è sempre stato orientato decisamente a sinistra. Invece con la caduta disastrosa di Cinisello Balsamo, al ballottaggio di domenica, il Pd è stato completamente defenestrato da questi territori da sempre suoi. Perché questo risultato è più inquietante di tutti gli altri? Innanzitutto per le dimensioni: Cusanello, se esistesse come comune unico, sarebbe la dodicesima città italiana. In secondo luogo perché siamo alle porte di Milano, la metropoli amministrata dalla sinistra che è diventata bandiera del buon governo e del possibile riscatto di quella parte politica depressa. La sensazione è che si andasse a votare domani anche la roccaforte ambrosiana cadrebbe. Per fortuna del Pd, al voto ci si va solo nel 2022.
È difficile però sfuggire alla sensazione di trovarsi sulla faglia di un terremoto imprevedibile, dal punto di vista dei consensi e dell’orientamento dell’elettorato. Una sensazione ancor più destabilizzante, per il fatto che a giudizio diffuso Milano è una città governata bene, una città che cresce, che garantisce lavoro e che non vive particolari tensioni. È una città che ha l’ambizione di essere capitale dell’Italia antipopulista. Per questo domenica, per rispondere all’offensiva di Matteo Salvini sui migranti, al Parco Sempione è stato organizzata la grande tavolata dell’integrazione. Un pranzo in comune, su migliaia di tavoli predisposti dall’amministrazione. Italiani e immigrati hanno mangiato fianco a fianco in una domenica di sole, benedetta dal sindaco Beppe Sala e da un bellissimo discorso improvvisato dell’arcivescovo Mario Delpini. “Beata, tu Milano”, dunque. Ma anche su un’iniziativa così lodevole e così ben riuscita resta un’ombra: l’ombra che il modello riguardi una parte solo di città e non tutta la città.
È il centro benestante e culturalmente corretto che ha voluto dare questa prova di civiltà in quello che è il parco sottocasa, il Parco Sempione. Qualcuno ha ribattezzato questa identità cultural politica come la “sinistra ztl”; o meglio, trattandosi di Milano, “la sinistra area C”. Anche alle recenti elezioni politiche il centro di Milano ha votato a sinistra, in contrasto con il resto della città: curioso rovesciamento della storia, se si pensa alla geografia elettorale di 20 anni fa. Oggi le periferie invece votano per la Lega mentre in periferia il Pd si trova nell’angolino, incapace di rispondere ai bisogni e alle ansie della popolazione che abita in quelle grandi zone ai margini della città. Tanto che sarebbe stato difficile pensare di portare la grande tavolata multietnica in uno degli sgarrupati parchi dei grandi quartieri popolari. È un fenomeno che non riguarda solo Milano, ma che a Milano assume un significato più preoccupante. Anche perché è bello conquistare il centro, ma in centro tante volte il limite di velocità è a 30 all’ora. Insomma non si va lontano.