F-22, il rapace dei cieli
Speriamo che questo, almeno, non lo buttino giù dopo due giorni. L’ F-22 Raptor, stiamo dicendo, il caccia da superiorità aerea che è impiegato in questi giorni contro l’Isis nei cieli della Siria, come si chiamava un tempo.
Perché abbiamo detto “speriamo che non lo buttino giù dopo due giorni”: perché il suo predecessore nell’immaginario comune, l’F-117 Nighthawk, l’aereo più spigoloso del mondo, non fece in tempo a volteggiare per qualche ora sui cieli della Serbia che venne tirato giù come un’aquilone dalla 250esima unità missilistica al comando del tenente colonnello George Aničić. Era il 27 marzo 1999 e la guerra era iniziata da soli tre giorni. E così un aereo costato un patrimonio, previsto in servizio fino al 2015 e destinato ad essere venduto in tutto il mondo – si parlava di ordini da centinaia di miliardi di dollari – fu rimandato in garage. Rottamato nel 2008.
Questo, l’F-22, speriamo che abbia più fortuna. Perché - certo - un aereo da caccia è pensato per far del male. È un’arma micidiale. Serve per fare la guerra e questo non è bene. Però, che magnifici piloti devono essere quelli cui è affidato! E che ingegneri devono essere quelli che lo hanno progettato. E che tecnici stupendi quelli che lo hanno realizzato.
Perché, che cosa ha di tanto spettacolare il Lockheed Martin-Boeing F-22 Raptor? Innanzitutto è un caccia da superiorità aerea, come si è detto. La superiorità aerea è «quel grado di dominio [...] di un'aviazione militare su un'altra che permette alla prima, e alle forze terrestri e marittime sue alleate, di condurre operazioni in dati luoghi e momenti senza interferenze proibitive da parte della seconda». La NATO la definisce: «quel grado di superiorità aerea in cui l'aviazione nemica è incapace di opporre una resistenza efficace». Nella seconda guerra mondiale Hitler fu sconfitto dalla RAF (l’aviazione di Sua Maestà Britannica) proprio perché questa non gli permise - sui propri cieli - quella superiorità aerea che la Luftwaffe aveva conquistato in Francia e altrove. Dunque l’F-22 nasce con l’idea di non avere rivali in nessun cielo del mondo.
Qual è l’elemento che gli dovrebbe permettere di essere imbattibile? La tecnologia “stealth” (da ladro) che lo rende invisibile ai radar, prima di tutto. In realtà l’invisibilità totale non esiste: ma il Raptor ha una forma studiata per offrire una superficie radar equivalente (Rcs) inferiore a 0,003 metri. Che vuol dire che il radar lo scambia per un passero. Questo è possibile anche perché l’F-22 non presenta i soliti razzi sotto le ali: tiene tutte le armi nella stiva e i missili aria-aria nella fusoliera, così da offrire ancor meno riflesso a chi cerca di intercettarlo.
L’altro aspetto che lo fa sparire dai monitor avversari è il fatto di avere due propulsori (propulsori a turboventola con postbruciatore Pratt & Whitney F119-PW-100, per esser tecnici), che potendo direzionare in alto e in basso gli ugelli di scarico (tubi di scappamento), gli permettono di effettuare virate strettissime, impossibili attualmente ad altri aerei. Quello della virata stretta è un vantaggio essenziale per gli aerei da combattimento. Consente infatti a chi è inseguito di trovarsi, al termine della virata, in coda all’avversario, che è la condizione migliore per colpirlo. Per riprendere il paragone con la II GM, gli Spitfire inglesi avevano un raggio di virata inferiore ai Messerschmidt della Luftwaffe.
Ha una velocità di punta di Mach 1,82 (che significa quasi due volte la velocità del suono: 2380 km/h circa) in modalità supercruise (velocità di crociera a manetta), ossia senza l’uso del Kers, per dirla con la Formula 1. Senza usare i postbruciatori, bisognerebbe dire.
Per quanto riguarda le capacità offensive il Raptor sembra un’arma da videogioco: può trasportare diversi tipi di bomba a guida laser o gps (col telefonino, in altre parole) e monta un cannone rotante M61A2 Vulcan da 20mm che può scaricare quasi mille colpi in una decina di secondi. Roba da fare invidia a Mazinga Z. Affascinante la modalità di lancio dei missili, che vengono lasciati cadere fuori dell’aereo e accesi subito in modo da poter richiudere immediatamente i portelli della stiva. Dato che il lancio non avviene da fermo, ma a velocità molto elevata, la gittata effettiva viene significativamente aumentata.
Gli occhi. Il radar dell’F-22 è un’altra meraviglia: ha una distanza operativa di 270 km (Milano-Barberino di Mugello) estensibile, con alcuni accorgimenti, fino a 400 km (MI - Sinalunga, SI). Vuol dire che se è a Bergamo e vede qualcosa di interessante a Siena, in pochi minuti gli è addosso. Ancora meno se lo vede a Barberino.
Quanto costa una simile meraviglia? 340 milioni di dollari senza l’armamento. E quanto consuma ogni volta che si leva in volo? Non si sa. Ma è certo che sgozzare un nemico col coltello costa molto meno. Potremo averlo anche noi? Certamente no, perché il Nighthawk poteva essere esportato, gli F-35 di cui si parla ogni giorno in televisione anche, ma questo no. Se andasse in mano al nemico la superiorità aerea per cui è stato progettato verrebbe meno. Pare però che i Russi stiano già preparando l’equivalente, che si chiamerebbe T-50 o Su-50, mentre i cinesi risulterebbero ancora a corto di preparazione.
Cosa speriamo? Che vengano usati solo in gare di acrobazia aerea. Sarebbe bellissimo.