Lo strano derby svedese tra Assyriska e Syrianska
Si scrive Svezia, si legge Medio Oriente. Si scrive Sodertalje, si legge la Baghdad del nord, o Mesopotalje. Chi direbbe mai che in questa piccola cittadina scandinava di nemmeno 65mila abitanti si gioca uno dei derby calcistici più caldi e particolari d’Europa, che ha un seguito in almeno 80 Paesi al mondo? Là dove ha avuto i natali uno dei figli di cui va più orgogliosa la Svezia, il tennista Bjorn Borg, c’è un appuntamento sportivo che torna con frequenza ad animare la città, con tinte e protagonisti che poco hanno a che vedere coi biondi capelli dei dintorni di Stoccolma.
Si è giocata mercoledì sera la gara tra Syrianska e Assyriska, match valido per il 25esimo turno di Superettan, la serie B svedese. Di per sé l’interesse per la classifica era misero: il finale della stagione s’avvicina e i primi navigano tranquilli a metà classifica, mentre era fondamentale vincere per i secondi, ora penultimi, cui urge un miracolo per tirarsi fuori dal fango e salvarsi. La cronaca ha detto, quindi, 2-0 per l’Assyrinska, lanciata dalle reti del gambiano Nyang e dello svedese Nilsson. Ma quello che ha reso un’altra volta unica questa gara è l’origine delle due squadre. Perché il 40% della popolazione di Sodertalje è straniera, e ricchissima è la comunità assira. E le due società sono proprio nate da immigrati provenienti dal Medio Oriente. L’Assyriska è il club dei siriaci, mentre il Syrianska è stato creato poco dopo dai migranti aramaici.
Qualcuno vede in questa differenza un semplice problema di nome, una divergenza tra chi vorrebbe che il popolo si chiamasse “assiro” (rifacendosi all’antica popolazione della Mesopotamia) e chi invece vorrebbe chiamarlo “siriaco” (collegato quindi alla Chiesa Ortodossa Siriana). Ma la divergenza attorno alla nomenclatura è ben più profonda, e la città di Sodertalje l’ha catalizzata alla perfezione grazie al suo derby, che ha stratificato le stranezze di una città tutta da descrivere.
Cinque chiese, due vescovi diversi, negozi, bar e associazioni di ogni genere, e persino il quartier generale del canale Suroyo TV, emittente televisiva assira che trasmette in tutto il mondo in 5 lingue: svedese, inglese, turco, arabo e ovviamente siriaco. Questo è lo zoccolo mediorientale istauratosi nella cittadina, dove non stupisce quindi che esistano addirittura due club di calcio, ospitati nello stesso piccolo impianto da 8mila posti a sedere. Qui l’immigrazione è schizzata negli anni Sessanta, quando le due più grandi aziende della città, l’industria di mezzi pesanti Scania e la compagnia farmaceutica Astra, necessitavano di operai, tanti dei quali furono anche extra-comunitari. In questo modo arrivarono migliaia di assiri, minoranza cristiana divisa tra Libano, Iraq, Iran, Siria e Turchia: un popolo dalla storia spesso travagliata e senza una vera terra.
La prima a nascere fu l’Assyriska: all’inizio giocavano nelle serie più basse, poi però l’ampio bacino di immigrati fu in grado di offrire giovani sempre validi e la squadra avanzò di categoria in categoria. Tre anni dopo, era il ’77, toccò alla controparte siriaca, ed ecco che sorse il Syrianska. L’Assyriska gode di più tifosi, tanto in casa quanto in giro per il mondo: le sue gare vengono trasmesse in ben 80 Paesi, dove è considerato quasi come una nazionale del popolo assiro. Il Syrianska, dalla sua, può invece contare su risultati più “prestigiosi”, essendo appena retrocesso da tre anni nella massima serie svedese, record che ai rivali non è mai riuscito ottenere.
A voler scavare più a fondo, la rivalità sul campo appare essersi un po’ mitigata negli ultimi anni. Da qualche stagione, infatti, le squadre non sono più esclusivamente destinate a giocatori delle rispettive comunità, ma hanno accolto anche professionisti svedesi e di altre nazioni. Negli anni Novanta, invece, soffiavano spesso venti rigidi, tanto in campo quanto sugli spalti: un derby fu addirittura sospeso per incidenti, con la conseguente decisione che per almeno 10 anni le due squadre non sarebbero più state accoppiate nel medesimo girone.
Ma la storia dei due club è fatta anche di rivalità famigliari, costruite su azioni infingarde e sinistre: auto rigate e lettere minatorie ai dirigenti, minacce agli allenatori e giocatori tormentati prima delle gare più importanti. Da qui sono usciti anche alcuni giocatori che hanno poi spiccato il volo, finendo in importanti club europei, come Bakiricioglu, per tre anni all’Ajax, o Charble Touma, che ha vestito la maglia del Borussia Moenchengladbach. Eppure a entrambi i club manca il trampolino (economico, ma non solo) per spiccare del tutto il volo, complice lo scarso interesse della popolazione locale, che pare preferire sempre e comunque l’hockey. Lasciando così invariato il fascino del “Sodertalje derby”, una delle stracittadine più affascinanti d’Europa e, al tempo stesso, la meno europea.