Ma sulle nomine per gli enti il nuovo passo s'è fermato a metà
Nella seduta comunale del 25 giugno 2014, l’amministrazione Gori (in carica da poco e destinata a condurre il proprio mandato fino al 2019) emette delibera numero 59 prop. del. / 108. Che è quella destinata a fornire Indirizzi per la nomina e designazione dei rappresentanti del comune presso enti, aziende ed istituzioni. Il documento, articolato in undici punti, definisce forma, termini e modalità da osservare per presentare correttamente la propria candidatura. E, nel caso, accettare e mantenere – o rifiutare e abbandonare - la propria nomina.
La delibera avverte: per la presentazione delle domande, bisogna attendere che il Sindaco pubblichi un avviso sull’albo pretorio online e sul sito internet del Comune. Poco più di una settimana dopo, il 7 luglio, l’avviso viene reso noto. La delibera aveva rassicurato: il tempo per la consegna delle candidature non può essere inferiore ai dieci giorni. Il Comune non mette fretta, e il termine è fissato per (entro) il 23 luglio.
Le candidature aperte vengono suddivise per scadenze, un blocco di quattro enti che riaprono le nomine nel primo semestre 2014, e altri sette, le cui posizioni scadono a partire dalla seconda metà dell’anno. Chi si può candidare? Lo spiegava già la delibera del 25 giugno, al punto 1 dell’articolo 1: i «cittadini che hanno i requisiti per la nomina a consigliere comunale e che, per preparazione ed esperienza, diano la garanzia di obiettività e moralità pubblica, nonché, in relazione anche all’incarico da espletare o alla carica da ricoprire, di competenza tecnica e/o giuridico-amministrativa da valutarsi in base agli studi compiuti, alle professioni esercitate, alle funzioni disimpegnate presso aziende pubbliche o private, ovvero agli incarichi pubblici ricoperti». Dunque, tutti coloro che possano attestare competenza e dimostrare il proprio interesse per il bene comune.
Così, i bergamaschi consegnano all’Ufficio Protocollo di Piazza Matteotti, per posta elettronica o di persona, il curriculum. Lo dice l’avviso, per la candidatura servono CV (la questione competenza, appunto), documento d’identità (a meno che non si consegni con firma digitale) e dichiarazioni varie che escludano la propria incandidabilità (naturalmente). E siamo al 23 luglio. In Comune sono state presentate 380 candidature. L’Eco di Bergamo, in data 31 luglio, parla di «pioggia di curricula per i quindici enti» e, in particolare per la Mia, di «boom di domande» (una sessantina). Gli altri più gettonati sono l’ATB (una cinquantina), l’Azzanelli Cedrelli (una trentina), Bergamo Infrastrutture e Istituzione Servizi alla persona (una ventina ciascuno), la Gamec (diciassette). I candidati hanno tra i 21 e i 65 anni. Qualcuno presenta domanda per più enti. Qualcuno per tutti. Qualcuno è la quarta volta che ci riprova, invano. Qualcuno è già consigliere comunale.
Poi la palla passa alla Segreteria di Palafrizzoni. Dove le quasi quattrocento buste vengono esaminate ad una ad una – rassicurano dagli uffici -. Vengono verificati eventuali vizi formali e controllata la completezza della documentazione consegnata. Poi, suddivisi per ente di candidatura, finiscono sulla scrivania del Sindaco. Che se li porta addirittura a casa – riferiscono -, per visionarli e valutarli il tempo necessario e con la dovuta attenzione. Nel frattempo, però, le minoranze e i gruppi che compongono la maggioranza fanno pressione: hanno presentato i loro candidati, a cui tengono parecchio. Non serve una commissione per esaminare i curriculum, lo metteva già in chiaro la delibera del 25 giugno. Basta la decisione inappellabile del Sindaco. Non è previsto nemmeno alcun tipo di comunicazione a chi ha consegnato la domanda (né sì né no, niente).
Gori, che aveva parlato di «trasparenza» (la parola ricorre almeno tre volte, nel suo discorso di insediamento) e promesso un cambiamento alla Renzi, forse si arena un po’, tra uno strattone, una pretesa e una necessità di accomodamento politico. Il 6 agosto rende note le nomine. Prendere o lasciare. Il giorno successivo, Bergamopost pubblica tutti i nomi, accanto ai quali vengono indicati i partiti politici e i gruppi di riferimento (quasi tutti gli eletti ne hanno uno). Niente di grave, per carità. Si è sempre fatto così: l'appartenenza come primo criterio di scelta. Nessuno mette in dubbio qualità e competenze delle persone nominate. Ma appunto questo lascia perplessi in tempi di cambiamento: valeva la pena che i cittadini si affannasero a inviare i curriculum se poi i posti disponibili erano solo i quattro o cinque di spettanza del sindaco? Se a decidere in definitiva sono partiti e affini, non sarebbe stato meglio gestire la questione nel tradizionale riserbo, senza annunci e proclami?