Qualche consiglio per godersi un buon dessert a fine pasto

A volte, specie per i più golosi, un dolce a fine pasto è un piacere irrinunciabile. Comprensibilissimo, perché svolge diverse funzioni: "compensatoria", sia per il palato che si gratifica enormemente percependo un gusto buono, sia per lo spirito che trova soddisfazione, e di "ricompensa" quando, ad esempio, la giornata è iniziata storta ed è finita peggio. Ma non solo: un dessert, che sia una fetta di dolce, un biscotto, un gelato o ogni altra zuccherosa golosità, è anche "energizzante", capace di dare una sferzata alla stanchezza fisica, quando ci si sente proprio down, come a quella mentale. Non a caso il cervello per funzionare ha bisogno di zucchero. Insomma, nessuno nega che il dolce a conclusione di una cena o di un pranzo sia uno sfizio da concedersi una tantum. Il che significa senza esagerare e scegliendo strategicamente il più buono al gusto e soprattutto per la salute.
I segreti per scegliere il dolce più buono. Se volete scegliere un dolce buono e che faccia il meno male possibile, le cose da sapere sono semplici. Se si scelgono prodotti dolciari preconfezionati, ad esempio, è bene stra-aprire gli occhi sull’etichetta. Leggendo cioè la quantità di grassi e zuccheri aggiunti contenuti. È inutile dire che i migliori, o comunque quelli da preferire, sono i dolci impastati con prodotti genuini che dovrebbero avere la prerogativa di contenere meno sostanze "pesanti", ovvero grassi e zuccheri in particolare. Se questi sono abbondanti, aumenta il rischio di ingerire troppe calorie a svantaggio di un equilibrio corretto della dieta e della sua qualità. Ma non solo: sull’apporto extra di zuccheri possono incidere pesantemente anche quelli assunti attraverso le bevande. Recenti studi scientifici dimostrano che corresponsabile dell’aumento dei casi di obesità fra adulti, giovani, adolescenti e bambini, oltre ai prodotti da forno zuccherati, dolciumi, dessert e gelati, è anche l’incremento dei consumi di bibite gassate, succhi di frutta o altre bevande ad alto tasso zuccherino.
I dolci casalinghi sono il top. È evidente, dunque, che i dolci preparati con le proprie mani sono i migliori, non solo perché danno la soddisfazione di vedere via via lievitare la sostanza prima nel recipiente e poi dietro lo sportello del forno, ma perché consentono il controllo, o almeno si spera, sulla qualità dei prodotti in tutte i suoi aspetti. Prima fra tutte, la modulazione dei contenuti di zuccheri e grassi, gli ingredienti più a rischio nei dolci. Un monitoraggio attuabile anche con gesti semplici, senza lasciarsi prendere ad esempio dalla tentazione di arricchire di zucchero una macedonia di frutta fresca o le profumatissime mele da cuocere al forno per fare formare la crosticina caramellata, ricordando che la frutta già al naturale contiene una parte di zucchero, oltre che di acqua.
Fuori casa. Al ristorante, invece, sarebbe meglio adottare qualche attenzione in più, orientandosi verso dessert alla frutta piuttosto che verso quelli pannosi o ricchi di starti e strati di crema, avendo riguardo anche per le porzioni. Sebbene il dolce faccia gola e abbiate l’acquolina in bocca, al ristorante o al banco frigo del supermercato scegliete la monoporzione, che pure in formato single è sufficiente per appagare la voglia, fidatevi. Ma se avete dubbi, consultate la "Piramide Alimentare" e scoprirete così che i dolci sono posizionati sulla punta, come a dire che di questi alimenti ne abbiamo bisogno ma non poi così tanto, a dispetto di altri di cui invece non è proprio possibile fare a meno, come l’acqua, l’alimento più sano in assoluto. Allora, se non potete proprio rinunciare a dolci e golosità, limitatevi al massimo a due monoporzioni. A settimana, non al giorno.