Nonno Libero e tutti gli altri nonni Patrimonio Mondiale dell'Umanità
L’altro giorno a Lino Banfi è arrivata una telefonata da un numero sconosciuto. Dall’altra parte della linea c’era uno che diceva di chiamarsi Giorgio Giorgi. «Tanti anni fa nell’avanspettacolo lavoravo con un attore che aveva lo stesso nome e mi sono detto “vuoi vedere che è un parente, un nipote che vuole fare l’attore?”». Ma a Banfi, data la sua natura di comico, il primo pensiero che è venuto è che si trattasse di uno scherzo divertente. Uno che si chiamava Giorgio Giorgi che gli annunciava la sua nomina per l’Italia alla commissione dell’Unesco. Era un canovaccio perfetto per uno sketch. Invece Giorgio Giorgi esisteva davvero e non aveva niente a che vedere con chi gli aveva fatto da spalla tanti anni prima. Era infatti il portavoce del ministro della Cultura Bonisoli che aveva ricevuto l’incarico di annunciargli la nomina e di fissargli un appuntamento con il ministro per i dettagli.
Banfi non è un ragazzino. Viaggia per gli 83, ma non si fa mancare il senso dell’ironia. Così alla prevedibile alzata di scudi di tutti gli intellettuali italiani ha risposto con il buon senso e una dose di autoironia. «Ah, che piacere», ha risposto a Giorgio Giorgi. E poi ha aggiunto: «L’importante è che non ci sia obbligo di parlare in inglese, perché io non lo parlo. E che non ci sia obbligo di laurea, perché non ce l’ho». La precisazione era un po’ d’obbligo per qualche anno fa Pasquale Zagaria, in arte Lino Banfi, era incorso in uno spiacevole incidente di una finta laurea che gli era stata attribuita da una sedicente università intitolata a Papa Giovanni Paolo I. Il comico era stato poi sentito come testimone e parte offesa, dalla Guardia di Finanza. L'università "Giovanni Paolo I" non esisteva e il titolo di "cattedratico accademico ad honorem" (c'era scritto così sulla pergamena) era una panzana. Mai intanto il Tg1 aveva dato la notizia e persino Napolitano, allora al Quirinale, aveva mandato un telegramma di felicitazioni.
Ma che cosa ci andrà a fare Banfi all’Unesco? Lui stesso ha ammesso che per ora ancora nessuno glie lo ha spiegato. A chi gli ha chiesto se non si sentiva un po’ fuori ruolo rispetto a una carica come questa, ha risposto con molta semplicità: «Avranno pensato: meglio mettere una persona “vera”, nazionalpopolare, non i soliti plurilaureati». L’Unesco è l’organismo dell’Onu a cui è affidato il compito di osservazione del patrimonio culturale nel mondo e di controllo. È l’Unesco che stabilisce quali sono i luoghi da iscrivere nella lista del “patrimonio dell’umanità”, che possono essere sia monumenti che tradizioni culturali immateriali. Proprio per questo Banfi come prima idea ha lanciato quella di proporre che i nonni vengano considerati “patrimonio culturale dell’umanità”. «Non ci sono soltanto i siti!», ha detto l’attore «E allora penso al nonno. La figura del nonno, in tutto il mondo, dovrebbe diventare patrimonio dell’umanità».
Ovviamente dietro a questa mossa a sorpresa da parte del governo, c’è l’asse personale con Luigi Di Maio: «Mi sono affezionato a questo ragazzo, ma non significa che domani vada a votare il suo partito. È venuto a farmi gli auguri per i miei 82 anni. E vedere un ragazzo di trent’anni che sa a memoria tutti i miei film mi ha commosso. La politica non c’entra». Anche se la politica un po’ c’entra, perché Matteo Salvini non sembra aver mandato giù questa decisione. «Perché allora non Jerry Scotti o Renato Pozzetto?», ha buttato là provocatoriamente il leader della Lega.