Tanti auguri, mister Gasp Altri cent'anni. Con l'Atalanta

Tanti auguri, mister Gasp Altri cent'anni. Con l'Atalanta
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«Non sono matto, voglio solo farvi felici». Era il 15 ottobre 2016, da pochi giorni la sua Atalanta aveva appena battuto il Napoli per 1-0 con una formazione infarcita di ragazzi e, dopo settimane passate con il dubbio che non fosse adatto alla nostra piazza, Gian Piero Grasperini iniziò una rincorsa che gli ha permesso di riscrivere completamente la storia del calcio a Bergamo. Un quarto e un settimo posto, due partecipazioni all’Europa League e un calcio che, nonostante parecchi cambi in rosa, ci ha portato a ragionare a un livello molto diverso sognando addirittura la Champions League. Siamo alla vigilia di due impegni affascinanti come quelli contro Roma e Juve, ma oggi mister Gasperini compie 61 anni e non possiamo che celebrarne la grandezza.

 

 

 

Non sono i numeri a renderlo grande. Se iniziassimo a snocciolare i suoi numeri, probabilmente staremmo qui un paio d’ore a scrivere della grandezza di un uomo che ha fatto cose che nessuno aveva fatto prima. Ciò che conta davvero però è il modo in cui ci è arrivato, e questo rende tutto semplicemente meraviglioso. Lo abbiamo chiamato diverse volte Profeta, senza risultare blasfemi prendiamo per buona la definizione letterale del termine che dice “Persona che, per ispirazione divina, predice il futuro o rivela fatti ignoti alla mente umana”.

Lui vede prima di quanto possiamo fare noi ciò che in campo rende grande la squadra. Lo applica, lo insegna giorno dopo giorno e ne raccoglie i risultati. È semplicemente incredibile vedere cosa riesce a fare nel rettangolo verde con i suoi ragazzi. Chi vive l’ambiente atalantino e conosce i retroscena è pienamente consapevole di come il suo mantra si chiami lavoro e di come quest’uomo dai capelli bianchi di 61 anni che arriva dalla periferia torinese rappresenti oggi qualcosa che per il calcio di provincia è l’unica via per competere con le grandi potenze metropolitane: l’Atalanta è una grande squadra, lo dice e lo conferma il campo. Ogni maledetta domenica.

 

 

Personaggio particolare, allenatore speciale. Avendo la fortuna di fare questo lavoro a stretto contatto con il gruppo che lavora a Zingonia, ogni giorno ho la possibilità di conoscere un pezzo in più di un allenatore che ha conoscenze e idee da fenomeno, ma che ha pure un carattere un po’ particolare. Lui allena, io scrivo e cerco di raccontarlo. A volte è capitato anche di confrontarsi pure con toni aspri, poi però ci sono momenti in cui ci si guarda e basta un sorriso per capirsi. Dopo le vittorie, ma anche dopo le sconfitte più pesanti.

Ero di fronte a lui dopo la Spal, c’ero a Copenaghen come pure a Sarajevo. A Napoli dopo il 2-0 firmato Caldara e pure dopo Atalant–Milan che ha sancito la prima Europa. Quella iniziata con l’Everton. Quella di Dortmund. Ogni volta ho scoperto un pezzo in più di un uomo che ha ormai capito quando sia grandioso il rispetto della nostra gente per lui e che si lascia coccolare da tanto affetto cercando sempre di pensare a come migliorare. È impressionante vedere che livello prova a raggiungere ogni volta, è sacrosanto che tocchi a lui inaugurare lo stadio nuovo che inizierà a vedere la luce a maggio e che terminerà all’inizio della stagione 2021/2022.

 

 

Comunque vada, resterà nella storia. La sensazione che il meglio debba ancora venire è forte, in questa seconda parte di stagione ci sono un sacco di cose importanti che si possono ancora fare e nessuno a Zingonia ha intenzione di tirarsi indietro. La sua guida è una certezza per i giocatori, per i collaboratori e per la società. Dal presidente Percassi fino all’ultimo dei dirigenti, l’innamoramento calcistico per il mister di Grugliasco è qualcosa di indescrivibile e quello che è stato fatto fino a oggi rappresenta già un gran pezzo di storia della Dea.

A Bergamo non c’è la pressione che ti obbliga a vincere ma una passione totale che ti spinge nei momenti più difficili e ti accompagna in quelli di gloria. Andiamo avanti, una partita per volta e stiamo vicini a Gasperini e ai suoi ragazzi, il lavoro che ha fatto finora ha permesso all’Atalanta di crescere in modo esponenziale sia dal punto di vista tecnico che economico, il mix con la proprietà è formidabile, perché tanto Gasperini ha dato alla Dea ma anche tanto la Dea ha dato a Gasperini: insistere con lui, nel momento più difficile, all’alba della sua avventura orobica, vale tantissimo. Avanti insieme, dunque, per scrivere una storia che già così è da urlo: tanti auguri Profeta, cento di questi giorni. Tutti con l’Atalanta.

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