«E l'Atalanta?». Dialogo al bar Noi sfacciati con Roma e Juve

«E l'Atalanta?». Dialogo al bar Noi sfacciati con Roma e Juve
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«Fabio, ada che bel!! (guarda che bello)».

Il Bepo è impazzito. Alle 7 del mattino (questa volta il caffè lo abbiamo un po' anticipato) si presenta al solito bar con un due aste fatte completamente a mano. "Matti come la Dea” c’è scritto sopra e dopo il 3-3 maturato contro la Roma difficile dargli torto.

«Bepo, è bellissimo! Ma chi lo ha fatto?».

«Io Fabio, stanotte tra le 2 e le 5!».

«Te?? Ma sei hai sempre fatto l’idraulico. Adess ta set un artista?».

«Fabio, ada che go semper vit la pasiù per la pitùra. E staolta me so diertit!» (ho sempre avuto la passione per la pittura e questa volta mi sono divertito).

«Come tutti Bepo, allo stadio è stato uno spettacolo assoluto. Ho visto, sentito, annusato e toccato con mano la passione di un popolo che guidato da un gruppo mai domo ha trascinato in ogni scatto, in ogni rincorsa, in ogni contrasto i ragazzi di Gasperini. Una cartolina d’amore pazzesca spedita in mondovisione».

«Verissimo. Ma questo è reso possibile da una squadra che gioca un calcio davvero unico. Non molliamo mai, la tela del nostro gioco è sempre la stessa e fino al fischio finale non smette mai di essere imbastita. Pazzesca questa mentalità».

«Sai che sono rammaricato per il risultato?».

«Come tutti Fabio, ma questa vale più di una vittoria. Abbiamo capito che nemmeno se finiamo nel baratro più profondo ci diamo per vinti: noter an crepa mai fin quando l’arbitro al dis che l’è finida (non moriamo mai fino a quando l’arbitro fischia la fine)».

«Ne vinceremo ancora, ne perderemo ancora e succederà di nuovo di prendere un punto a testa, ma la squadra c’è e non molla niente. Gli altri sono sorretti dai risultati e poco altro, noi abbiamo anche tutto il resto».

«E non siamo presuntuosi ma sfacciati».

«Giusto Bepo, giustissimo. Siamo sfacciati perché accettiamo e vogliamo l’uno contro uno in ogni partita. Contro il Frosinone e contro la Roma. Penso che lo vedremo pure contro la Juventus».

 

 

«Fabio, Fabiooo, FABIOOOO!!!».

Non sono io, tra me e il Bepo ci sono 30 centimetri di distanza, ma appena mi volto vedo che alle nostre spalle è spuntato l’uomo che nell’ottobre 1995, al minuto 117, ha mandato al manicomio un popolo intero con la rete della vittoria contro la Juventus: Fabio Gallo.

«Ciao Bepo, come va? Che caso trovarci proprio stamattina, sembra un segno del destino»..

«Fabio (Gallo) se sucet a mo u laur del gener ta egnet a troam al cimitere (Se succede ancora una cosa del genere vieni a trovarmi al cimitero)».

«Ahahahah… Bepo, esagera mia!».

«Scherset? Go la me età, ol cör al resiste mia... (scherzi? ho la mia età, il cuore non reggerebbe)».

«Ciao Mister!».

«Ciao Fabio (Gennari). Come va? Sai che ce la facciamo?».

«Mister questi sono impossibili, hanno due squadre, non perdono mai e quello davanti può deciderla in ogni momento».

«Fabio (Gennari) è tutto vero quello che dici ma giochiamo a Bergamo e può davvero succedere di tutto. Lo stadio aiuterà, Gasperini ha sempre messo in difficoltà Allegri e anche se serve la partita perfetta credo che il calcio abbia bisogno di queste imprese. E sono sicuro che l’Italia non juventina sarà tutta per l’Atalanta».

«Ci aspetta una partita magica, sarai allo stadio?».

«Certo, pensavo di vederla insieme al Bepo!».

«Brao Fabio (Gallo), ma la et visi. E se an va ai supplementari, tegnes pront: an ta böta! Magare ta tiret amo e te segnet!» (la vediamo vicino e se andiamo ai supplementari ti buttiamo in campo. Magari tiri ancora e fai gol).

«Bepo, fines ol cafe (in perfetto dialetto orobico anche un milanese di Bollate come Fabio Gallo fa capire al Bepo che ha detto una cavolata!!).

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