Quell’applauso al 91’ dice tutto
È iniziata con tante aspettative, è finita con gli applausi strappalacrime di un popolo che ha perso sul campo una battaglia importante ma è ancora convinto che si possano scrivere pagine incredibili in questo finale di stagione. Atalanta-Milan puzza un sacco di occasione sprecata, purtroppo gli altri hanno vinto pur passando solo dieci minuti (su 96) nella metà campo della Dea ma il calcio è anche questo e bisogna prenderla con filosofia. I conti si fanno alla fine.
Il prepartita: nessun corteo, la Curva spiega sul giornalino. Alle 18 del sabato pomeriggio, Bergamo è molto trafficata. Arrivare allo stadio passando da Città Alta, Porta San Lorenzo e via Baioni è l’unica soluzione intelligente e infatti alle 19.15 le luci dello stadio sono lì, appena sopra il naso di tutti. L'impianto si riempie piano piano, i 20.801 tifosi presenti arrivano senza nessun problema particolare. L’operaio di Treviglio come il ministro dell’Interno Salvini, tutti lì per Atalanta-Milan. Nella serata del ricordo di Federico Pisani e Alessandra Midali, la Curva ha pubblicato sul giornalino distribuito nella Nord alcuni importanti chiarimenti in merito alla mancata manifestazione a favore del Bocia, Claudio Galimberti. I giorni che hanno preceduto la decisione di annullare la marcia sono spiegati in pochi punti molto chiari e dettagliati, il contenuto del giornalino lo potete vedere nell’immagine qui pubblicata. La stessa Curva poi, prima dell’ingresso delle squadre, ha srotolato un grande drappo dipinto a mano e dedicato al ragazzo di cui la stessa Nord porta il nome. Chicco e Ale sono sempre nei nostri cuori.
Primo tempo: bella Atalanta, splendido Piatek. Dopo la grande commozione per Pisani, la gara inizia con la squadra orobica che spinge sull’acceleratore e dopo un paio di spaventi firmati Kessiè ci pensa Josip Ilicic a dipingere una delle sue giocate: finta netta sulla sinistra, cross basso in mezzo e Freuler che buca Donnarumma facendo esplodere lo stadio. Risultato finale alla mano, nessuno in quel momento ha pensato quello che invece dice la statistica: se Freuler segna il gol dell’1-0, la Dea perde. Come a Empoli. Remo, non è che la prossima volta ti va di segnare il 2-0, tipo? Scherzi a parte, il resto del primo tempo vede la squadra orobica in controllo delle operazioni: Gomez da fuori area cerca il 2-0 sfiorando il palo e quando Zapata un paio di volte arriva bene sul fondo in progressione sembra che il duello con Piatek sia segnato. Djimsiti, titolare a sorpresa, annulla infatti il polacco fino agli ultimi dieci secondi del primo tempo. Purtroppo per la Dea, in quella manciata di tempo prima del riposo il numero 19 del Milan segna il pareggio con una deviazione volante da campione e infila Berisha sul palo lontano. Meraviglia di un bomber vero.
Secondo tempo: chi ha spento la luce? Il timore di un contraccolpo psicologico pesante nella ripresa sembra spazzato via dalla percussione di Zapata al 50’, ma nel giro di sei minuti il Milan allunga grazie a Calhanoglu e Piatek, per gentile concessione di Hateboer e Berisha. La partita di fatto finisce lì: la squadra nerazzurra non crea più pericoli veri, anche se Ilicic da fuori cerca il sinistro vincente più volte. Le prossime righe, allora, le dedichiamo a quello che i tifosi hanno combinato al minuto 91’. Ilicic perde un pallone in attacco, il Milan riparte e lo stadio applaude. Avete capito bene: tutti i tifosi della Dea si alzano a applaudono. Perché la resa tecnica non è certamente una resa stagionale, perché si può perdere una battaglia ma per la guerra c’è ancora tempo. E poi perché, diciamocelo, a Bergamo siamo speciali: la stessa identica situazione è accaduta dopo un Atalanta-Torino 1-5 e anche al ritorno da San Siro dopo il 7-1 di due stagioni fa. Emozionante, un abbraccio fuori da ogni logica per chi non conosce l’ambiente orobico.
Il dopo gara: delusi ma fiduciosi. Dopo il fischio finale, i tifosi lasciano lo stadio delusi. La sconfitta non era un’opzione considerata, il Milan ha vinto con una dimostrazione clamorosa di cinismo e allora, in attesa delle gare della domenica (alla fine ha vinto solo la Fiorentina), la grande domanda inizia subito a circolare: e adesso che succede? Negli occhi e nelle parole di chi è all’esterno dell’impianto si vede grande voglia di ripartire e le prossime due gare, soprattutto la seconda, saranno importantissime per il futuro. Torino e Fiorentina in Coppa Italia rappresentano un doppio scoglio da gestire con testa e cuore prima che con le gambe e la voglia di vincere. I valori ormai sono chiari e l’Atalanta non ha nulla da invidiare a due squadre che inseguono a breve distanza ma che per ora sono dietro. Soprattutto in Coppa Italia, sarà fondamentale tenere tutto aperto in vista del ritorno di aprile inoltrato. Adesso conta tenere botta e non perdere contatto con il treno europeo. C’è posto anche per noi, andiamo a prenderci ‘sto biglietto.