Chi era il tassista Alan Henning quarto ostaggio decapitato dall’Isis
Si chiamava Alan Henning, aveva 47 anni, faceva il tassista a Manchester, era il papà di due bambini e aveva un cuore grande. È il quarto occidentale ostaggio nelle mani degli jihadisti del sedicente Stato Islamico di cui è stato diffuso il video della decapitazione. Le ultime parole di Henning sono state: ''Per via della decisione del nostro parlamento di attaccare lo Stato Islamico, io, in quanto britannico, pagherò il prezzo di quella decisione''.
Henning era stato rapito lo scorso dicembre in Sira, dove era la quarta volta in cui andava per portare aiuti umanitari ai bambini. Collaborava con una piccola organizzazione di volontariato, “Aid4Syria”, gestita da musulmani, e che dalla sua base nel Regno Unito aveva organizzato un convoglio umanitario nel nord della Siria. Henning era l’unico non musulmano del gruppo. Secondo quanto riportato dal New York Times, venne rapito 30 minuti dopo essere entrato nel paese dal confine con la Turchia. Un attivista siriano suo compagno di prigionia ha dichiarato che Henning era fiducioso in una sua pronta liberazione per via del suo impegno con i musulmani: invece, i rapitori lo hanno trasferito prima ad Aleppo e poi a Raqqa, principale roccaforte dei miliziani dell’Isis.
Per la vita di Henning si temeva già dopo la diffusione del video della decapitazione di David Hanies, l’altro cooperante ucciso a metà settembre. Nei momenti finali del video chiamato “Messaggio agli alleati dell’America”, si vede Henning con il camice arancione con accanto il boia che dichiara la sua condanna a morte se il premier britannico David Cameron continuerà a dare appoggio agli Stati Uniti. La corona inglese non solo ha appoggiato l’America, ma ha anche intrapreso i raid aerei in Iraq.
La moglie Barbara aveva supplicato all’Isis un gesto di compassione. Per iscritto prima, in video poi, aveva dichiarato che uccidere Henning non avrebbe aiutato la causa dei miliziani: «Rilasciatelo: Alan è un uomo di pace, che ha lasciato la sua famiglia e il suo lavoro per guidare un convoglio fino alla Siria e aiutare i più bisognosi». Dalle telecamere della BBC nei giorni scorsi era tornata a chiedere la sua liberazione: «Chiedo allo Stato islamico, per favore liberatelo, abbiamo bisogno che torni a casa».
Autenticità del video? Del video della decapitazione del tassista dal cuore grande si sta ancora verificando l’attendibilità. Stesso sfondo, stesso boia, “John”, stesso camice arancione che ricorda i prigionieri di Guantanamo, stessa posizione della vittima in ginocchio con le mani dietro alla schiena. Il boia alla sua sinistra. Tutti i video sono stati diffusi da “SITE”, acronimo per Search for International Terrorist Entities, organizzazione fondata nel 2002 dall’analista israeliana Rita Katz per monitorare le attività dei terroristi sul web. È lei, che parla fluentemente arabo, che per anni ha fornito ai media le rivendicazioni degli attentati di alQaeda, i messaggi di Bin Laden e i video con le prediche di Al Zawahiri, riuscendo a scoprire i video in anteprima intrufolandosi nelle chat room jihadiste protette da password. Anche questo video, dopo quelli di James Foley, Steven Sotloff, David Haines, porta la sua firma. Ora si teme per quella che il boia John annuncia essere la prossima vittima: l’americano Peter Edward Kassig, originario dell’Indiana ed ex Army Ranger. Rivolgendosi al premier britannico Cameron il boia incappucciato che parla inglese dice: "Il sangue di David Haines era sulle tue mani, quello di Alan sarà sulle mani di tutto il Parlamento britannico".
Condanna unanime. Il premier Cameron, ha confermato il brutale assassinio e in un comunicato ufficiale diffuso da Downing Street ha dichiarato che il video «ci mostra quanto barbari e ripugnanti siano questi terroristi. Faremo di tutto per dare la caccia a questi assassini e per portarli davanti alla giustizia». Su Twitter il premier inglese ha rivolto un pensiero ai familiari, dopo aver espresso lo stesso concetto. Il presidente americano Barack Obama ha parlato di «uccisione brutale», sottolineando che gli «Stati Uniti assieme alla Gran Bretagna e agli alleati continueranno a lavorare per portare i responsabili davanti alla giustizia». Gli ha fatto eco il presidente francese François Hollande ha commentato l'episodio: «Sono indignato per il crimine odioso commesso sull'ostaggio britannico Alan Henning da parte dell'Isis. Questo, come i precedenti, non resterà impunito». Ferma condanna dell’assassinio anche da parte dei membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che hanno dichiarato: «Questo crimine è un tragico promemoria del pericolo che i volontari umanitari fronteggiano ogni giorno in Siria", sottolineando come lo Stato Islamico sia “responsabile di migliaia di abusi contro i popoli siriano e iracheno». Chiedendo l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi l’Onu auspica uno sforzo comune tra governi e istituzioni per contrastare lo Stato Islamico e gli altri gruppi estremisti e perché i responsabili di tali crimini vengano assicurati alla giustizia.