Storie e leggende delle nostre valli Il ponte del Cappello e il suo leone

Le storie e le leggende della Valli Bergamasche ci portano, questa volta, allo storico ponte del Cappello, in Val Brembilla. Questa bellissima struttura, costruita probabilmente in epoca medievale, si trova nella località Ponti di Sedrina (frazione di Zogno) e, oltre alla centenaria storia che lega questo ponte alla viabilità bergamasca, porta un mistero scolpito alla sua base.
Sedrina e il ponte del Cappello. Già quasi mille anni fa veniva menzionato un ponte, costruito ancor prima della famosa Via Priula, utilizzato da coloro che, provenienti da Almenno (l'antica Lemine, sede della corte che comandava queste zone), volevano raggiungere la Val Brembana oltrepassando la forra scavata dal fiume Brembo, e quindi raggiungere il territorio di Ubiale. Questa via, sopratutto commerciale, continuava lungo la Strada Taverna salendo in direzione di Zogno e delle contrade di Pratonuovo, Maroncella e infine Sant'Antonio Abbandonato, dove proseguiva per il valico del Crosnello e i paesi dell’Alta Val Brembana. Dopo la costruzione della strada Priula, avvenuta tra il 1592 e il 1594, questo piccolo ponte mantiene comunque un’importanza locale e viene utilizzato sopratutto come collegamento dalle persone del luogo che da Clanezzo e Ubiale potevano recarsi a Brembilla, a Sedrina e in Alta Valle Brembana immettendosi nella Via Priula. Il tracciato fu quasi abbandonato con la costruzione nel 1910 della nuova strada carrozzabile tra Ubiale e i Ponti, scavata tra gli strapiombi del fiume Brembo, e fu del tutto dimenticato a partire dal 1980 con la realizzazione della strada di collegamento tra Clanezzo e Ubiale.
L’effige dimenticata. Alla base del ponte troviamo un mistero poco noto ai più, conosciuto dai residenti o dai pochi che ancora ricordano la sua storia. Un disegno, più precisamente una scultura, campeggia alla base sinistra del ponte, consumata dal tempo e spesso coperta, a seconda della stagione, da erbacce e muschio. Questa scultura, che ha una larghezza di circa 25 centimetri, un’altezza di 35 e una profondità di circa 6, è collocata al centro di una grande pietra squadrata larga 60 per 60 centimetri e posta alla base del corpo del ponte, compreso tra la spalla e l’arcata. Questa grosso masso è disposto in modo tale da costituire il sostegno del corpo del ponte su quel lato.
Mistero non ancora risolto. Gli anziani del luogo ricordano la sagoma come una brutta maschera, una figura che incuteva timore ai ragazzi che, anni or sono, giocavano lungo le rive del torrente Brembilla. «Con il passare del tempo la maggior parte delle persone si sono dimenticate di questo “stemma”, posto alla base dell’angolo sinistro del ponte, quasi a pelo d’acqua», commenta in una delle sue relazioni Giuseppe Pesenti, storico locale residente a Zogno e tra le ultime persone ad interessarsi al manufatto. «La misteriosa “brutta faccia” o maschera era ed è, in realtà, l’incisione su pietra del muso di un leone ripreso frontalmente con la bocca semiaperta, con un largo naso e con due grandi occhi tondi. Una fotografia della scultura scattata con pochi ingrandimenti mostra poi in modo chiaro l’esistenza di una larga corona di peli che si sviluppa da un lato all’altro della testa, dettaglio questo non molto visibile ad occhio nudo stando sulla parte del greto del torrente più facilmente accessibile. Proprio da questa posizione, che è spostata rispetto alla linea frontale, la figura si vede un poco di profilo e non notando i particolari dei peli sembra di vedere un viso umano con due grandi occhi spalancati e fissi nel vuoto, come fossero sbarrati, in un atteggiamento che esprime e incute paura. Quasi sicuramente da questo punto, dove a volte andavano a giocare i bambini dei Ponti di Sedrina di un tempo passato, vedevano e ricordavano un’immagine poco rassicurante».
Conclusioni. Poco si sa dell’aspetto di questo ponte nei secoli, crollato poco prima del 1796 e ricostruito nei primi anni del 1800 per opera del comune di Ubiale, con difficoltà e problematiche economiche. Proprio per problemi economici quasi sempre si riciclavano i materiali di costruzione e questo fa supporre che la pietra sia un residuo del ponte esistente prima del 1796 riutilizzata anche nella nuova costruzione. Ed ecco che la “testa di leone” viene, anche dopo la ricostruzione, ricollocata ancora in vista, anche se forse non più in posizione dominante come era in precedenza, essendo negli anni subentrato il governo napoleonico. Il disegno del leone è infatti legato alla Repubblica Veneta e al Leone di San marco, che attribuisce al ponte una sorta di appartenenza a quest’ultimo. L’incisione è ben definita e riporta a varie sculture presenti nelle città lombarde legate alla Serenissima, cosa che collegherebbe il ponte del Cappello a un’epoca a cavallo tra il 1500 e il 1600. E da qui le tante possibili interpretazioni, che si mischiano tra storia e leggenda: un teschio compare ai piedi delle antiche crocifissioni, ma viene associato anche alla presenza dei cavalieri Templari, al Trionfo della Morte di moda nel ’500 e alle tante danze macabre, alcune delle quali presenti nel nostro territorio. Pesenti fa notare nelle sue ricerche che «oggi la memoria di questa scultura è ormai svanita nella mente di quasi tutti gli abitanti di quella località e che la presente segnalazione è da considerarsi una sorta di riscoperta».