L'Italia nella ragnatela
Si squagliano in un pomeriggio torrido, malinconico e pieno di errori, le poche e granulose certezze italiane al Mondiale. Gli azzurri di Cesare Prandelli le avevano percepite solide dopo il successo sull'Inghilterra, ma le hanno gettate via a Recife, lasciando alla Costa Rica la gioia per un successo che non fa solo la storia: adesso fa paura. Di essere l'ombra della squadra che credeva di essere, e invece non è. Di essere a un passo dalla qualificazione, per trovarsi invece ancora a fare calcoli. A spingerci indietro è stato Bryan Ruiz, capitano dal collo lungo di una nazionale aggressiva da subito, che non ha aspettato le mosse italiane, ha premuto l'acceleratore, creduto nella provvidenza e poi fatto gol: 1-0, ora la partita con l'Uruguay diventa decisiva. E per fortuna ci basterà un pari. Jorge Luis Pinto, l'allenatore dei Ticos, aveva detto di conoscere l'Italia come le sue mani venate di esperienza. Ha visto trenta partite della nostra nazionale, la prima addirittura nel 1978: è passata una vita. Ma lui ha studiato le mosse di ieri e di oggi, e tutto quel che serviva per tramandare ai suoi ragazzi un senso di arcaico furore. E infatti l'inizio è dei costaricani. Balotelli gioca con giudizio, protegge palla e la smista. Ma, anche se non c'è il forno tanto temuto alla vigilia, il caldo è un avversario ben più devastante dei giocatori di Pinto. A centrocampo c'è Thiago Motta, preferito a Verratti, e Pirlo ha il controllo di tutto il centrocampo da solito sovrano. Con il passare dei minuti la squadra centroamericana diminuisce il ritmo e un paio di lanci illuminanti del solito Pirlo mettono in condizione Balotelli di spezzare l'equilibrio. Il primo al 31', il portiere Keylor Navas si getta avanti alla disperata, Mario lo scavalca con un tocco morbido poco preciso. Due minuti e ancora Balotelli, questa volta da fuori, impegna nuovamente il miglior portiere della Liga. Il calcio è materia oscura, ma ha una certezza: o fai gol, o lo subisci. Così i minuti immediatamente successivi sono il preludio alla disfatta azzurra. Che arriva al 44', quando un cross dalla sinistra manda a farfalle Chiellini e dà a Ruiz il jolly del vantaggio. Prandelli guarda l'orologio con un tic nervoso poco rassicurante, ma di tempo non ce n'è più e l'Italia va a riposo sotto di uno.
Dentro Cassano, fuori Motta. Il secondo tempo è però più fumantino del primo. L'Italia non riesce a rendersi pericolosa mai, neppure una volta. Pirlo ci prova su calcio piazzato dopo 7', ma Navas si distende nella disperazione e ricaccia il pallone in calcio d'angolo. Poi entrano Insigne (via Candreva, deludente) e Cerci (per Marchisio) ma il gioco dell'Italia resta confuso, evanescente, impalpabile. Oltretutto il caldo aumenta, i giocatori boccheggiano e l'ossigeno inizia a scarseggiare. Quando, al 37', arriva una palla buona a Insigne, e il giocatore del Napoli sceglie l'acrobazia ardita anziché la giocata semplice, è chiaro come finirà. Nel finale il campo si allunga e le due squadre giocano a rilento, senza un equilibrio. L'unica logica azzurra è quella dell'attacco, troppo sterile. Il contropiede del Costa Rica, invece, non dà frutti. Martedì, contro l'Uruguay, servirà un altro spirito.