Cascate e natura incontaminata Salendo in cima al Monte Cimone

Questa escursione trova la sua partenza in uno degli anfiteatri più belli e conosciuti delle nostre valli. Siamo in Val Seriana, nella conca che ospita il Lago del Barbellino, specchio d’acqua che dà origine alle famose Cascate del Serio. Ma questa volta, per quanto belle e uniche, non siamo qua per loro. Il percorso descritto ci guiderà alla scoperta di una panoramica montagna, conosciuta come Monte Cimone, che con i suoi 2530 metri domina poco lontano dal Rifugio Antonio Curò, nella bella e incontaminata Val Cerviera. Molto spesso questo percorso viene lasciato in disparte per gli itinerari più famosi che solcano la Conca del Barbellino e raggiungono le severe cime del Pizzo Recastello, del monte Torena e del Pizzo del Diavolo di Malgina. Ma fidatevi: merita.

Ostello al Curò

Verso la Val Cerviera

Lago del Barbellino

Bivio per la Val Cerviera
Dal rifugio Antonio Curò. Questa montagna può essere raggiunta con un’escursione tra paesaggi bellissimi e poco frequentati, una piacevole riscoperta che vede il suo via dal rifugio Antonio Curò, posto a metri 1915 sulle sponde del Lago del Barbellino. Un ambiente che non ha bisogno di commenti, che in questa stagione regala una bellezza dalle tinte uniche e spettacolari. Per raggiungere il rifugio servono circa due ore e mezza di cammino, un’escursione di per sé già di tutto rispetto. Una pausa sulle rive di queste specchio d’acqua dalle tinte verdi e azzurre è più che meritata, ma senza esagerare. Il cammino per raggiungere il nostro Cimone è ancora lungo e prevede l’attraversamento della verde Val Cerviera, conosciuta per i suoi laghetti naturali. Recuperate le energie, possiamo ripartire fiancheggiando il lago del Barbellino lungo la sua sponda destra, fino a raggiungere la cascata che apre la testata della valle. Uno spettacolo di scrosci e spruzzi d’acqua che lascia a bocca aperta.
La Val Cerviera. Un ponticello di legno ci permette di attraversare il corso d’acqua e imboccare il segnavia CAI 321. Il sentiero attraversa la valle in tutta la sua lunghezza, fino ad arrivare al Rifugio Nani Tagliaferri, in Val di Scalve, ed è conosciuto come “Itinerario Naturalistico Antonio Curò”. Lungo questo tracciato, comune in un primo tratto al nostro percorso, si trovano diversi animali selvatici, tra cui camosci e marmotte, e vi crescono diversi tipi di piante protette. È stato realizzato dal CAI di Bergamo seguendo per alcuni tratti un percorso di guerra mai utilizzato a fini bellici e intitolato al primo presidente della sezione Bergamasca del Club Alpino. Noi iniziamo una lenta risalita, dettata sia dai panorami che si aprono che dal percorso, fino a raggiungere i bellissimi laghetti della val Cerviera, piccoli specchi d’acqua naturali che in base alla stagione e alle precipitazioni si trovano in numero tra i 5 e 10. Siamo in una quota compresa tra i 2200 e i 2300 metri di quota. Il sentiero poco battuto, gli scrosci d’acqua delle tante cascatelle, lo splendore di queste perle orobiche che riflettono le cime circostanti e il fischio delle marmotte sono tra le tante peculiarità che questo bellissimo luogo riesce a regalare. Difficile non concedersi qualche minuto a osservare questa meraviglia.


Scrosci d'acqua in Val Cerviera


Uno dei laghetti della Val Cerviera




Il monte Cimone. Certo, le sponde di questi laghetti invitano al riposo. Ma la nostra destinazione è ancora più gratificante. «Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna», diceva spesso Walter Bonatti. E allora ripartiamo seguendo le tracce e gli omini di pietra che puntano verso la cresta sud della nostra montagna. Raggiunta quest’ultima, panoramica e riservata a chi non soffre di vertigini, pieghiamo a destra seguendone il percorso logico. A fil di cielo, un passo dopo l’altro, guadagniamo la cima del monte Cimone, dove a 2530 metri ci attende una semplice croce in legno e una visuale a dir poco fantastica su tutta la Conca del Barbellino. Dal Pizzo Coca al Pizzo Tre Confini, la corona alpina della Val Seriana si mostra davanti ai nostri occhi in tutta la sua bellezza. La riservatezza di questa montagna rende ancora più bella e appagante questa escursione, nonostante le quasi quattro ore di cammino necessarie per raggiungerla. Fortunatamente ci attende una meritata pausa.
Il ritorno. Scattate le foto di rito e gustato lo stupendo skyline, possiamo tornare dal percorso comune all’andata e ripercorrere la cresta a ritroso, oppure possiamo scendere dal ripido sentiero che si snoda proprio sotto la croce di vetta. Prestando attenzione agli sfasciumi, scendiamo in direzione di uno stretto intaglio, per poi perdere velocemente quota in direzione dei prati sottostanti e raggiungere i già citati laghetti della Val Cerviera. Il percorso diventa comune all’andata, riportandoci al rifugio Antonio Curò e successivamente a Valbondione, nostro punto di partenza per questa bellissima escursione.




La lunga cresta verso il Pizzo Tre Confini




In vetta al monte Cimone
Conclusioni. Il monte Cimone è una montagna che regala grandi soddisfazioni. Sarà per l’ambiente incontaminato e selvaggio della Val Cerviera, per gli splendidi panorami sulle montagne che racchiudono la valle o per la pace che regna su questa vetta dimenticata, fatto sta che raggiungerne la vetta è una vera soddisfazione. Una gita di tutto rispetto, riservata agli escursionisti esperti, sopratutto per il dislivello di 1500 metri e per la lunghezza del percorso, che può arrivare a toccare le sette ore di cammino. Tuttavia i meno allenati possono dividere l’escursione in due tappe, soffermandosi presso il rifugio Antonio Curò (per informazioni: 034644076) o presso il rifugio Consoli (informazioni al numero: 035223313). In ogni caso, qualunque sia la nostra scelta, saremo ripagati dagli splendidi panorami che regala una della valli più famose della nostra provincia.