Vince Salvini, bocciato il M5S, bene la Meloni e Renzi...

L’Umbria è sempre più verde Le 5 sentenze del voto regionale

L’Umbria è sempre più verde Le 5 sentenze del voto regionale
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La sconfitta era nell’aria. Ma forse si sperava di renderla meno dura con un recupero finale. I numeri invece, a risultati ormai acquisiti, non lasciano scampo e così il piccolo test umbro rischia di diventare una mina per la politica italiana. Sia per chi comanda, sia, paradossalmente, per chi sta all’opposizione. Ecco i cinque verdetti usciti dal voto di ieri.

 

 

1. L’alleanza giallo rossa a livello elettorale non funziona. I leader si erano presentati uniti per sostenere il candidato albergatore preso dalla società civile, Vincenzo Bianconi. Avevano schierato anche la carta più pesante, quella di Giuseppe Conte che si era reso disponibile a un sostegno esplicito e anche a più di un’apparizione sul campo negli ultimi giorni della campagna elettorale. Si era anche sperato che l’alta affluenza alle urne (64 per cento) fosse determinata da una ripresa di coscienza dell’elettorato tradizionalmente di sinistra della regione, reduce da tante recenti delusioni. Pd e 5Stelle non hanno saputo raggiungere insieme quel 38,6 per cento racimolato alle Europee.

 

 

2. Se il Pd non esce bene, ma salva la pelle restando più o meno sulle posizioni di maggio, per i 5Stelle è una vera débâcle. Scendere sotto il 10 per cento è un segnale pesante. Alle Politiche del 2018 qui Di Maio e compagni erano il primo partito in regione con il 27,5 per cento. Oggi tre quarti di quei voti sono andati in fumo. È il segnale che la base non ha affatto digerito l’alleanza con il Pd e soprattutto il modo come è satta fatta passare. Per Di Maio si annunciano giorni tempestosi.

 

 

3. L’unico che a sinistra può sorridere è Matteo Renzi. Fiutando l’aria si è tenuto sornionamente ai margini della sfida. La sua è stata l’unica forza della compagine governativa a non scendere in campo e a non essere presente nella foto di gruppo di sostegno al candidato Bianconi. Non mettendoci la faccia, ha salvato la faccia… Sicuramente passerà all’incasso, incalzando con ancor più decisione il governo di quanto non abbia fatto fino ad ora. Non solo: pur partecipando con sue liste alle elezioni umbre è possibile che Italia Viva possa essere presente in Consiglio Regionale, grazie a possibili transfughi del Pd.

 

 

4. Non ci sono dubbi che il vincitore sia Matteo Salvini, che era chiamato alla conferma di una performance elettorale che sembrava difficilmente ripetibile: a maggio alla Europee la Lega aveva preso il 38,2 per cento. Libero da impegni governativi ha fatto una campagna elettorale scientifica, raggiungendo di persona 50 dei 92 comuni della Regione. Ha puntato su uno slogan semplice ma molto diretto: «Libera l’Umbria». Per Salvini questo «piccolo» voto aveva un grande valore, personale e politico. Doveva dimostrare di non aver imboccato la parabola discendente dopo aver lasciato il governo senza avere ottenuto le elezioni. E doveva mettere sottiopressione gli ex alleati che avevano fatto il salto del fronte. Ha portato a casa tutt’e due gli obiettivi.

 

 

5. Salvini si deve guardare alle spalle, perché la crescita di Giorgia Meloni si fa sempre più significativa e consistente. Ieri Fratelli d’Italia ha superato di slancio il 10 per cento dei voti, doppiando Forza Italia sempre più in caduta libera. Gli indici di gradimento dei leader politici vedono Meloni ormai sopravanzare lo stesso Salvini, che quindi deve vedersela con un personaggio tosto, destinato ad assorbire altri voti da Forza Italia e a intercettare sempre più consensi nell’elettorato femminile.

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