Dalla balena bianca alla sardina Per la politica sono tempi di magra
Una volta c’era la balena; la balena bianca che non era il simbolo della Democrazia Cristiana, ma la sua metafora: il partito onnivoro, capace di assorbire consensi dove c’erano elettori moderati e di conquistare così per decenni la maggioranza relativa. La balena ti dava la dimensione di un soggetto politico difficile da evitare: volenti o nolenti ci si doveva fare i conti. Oggi l’Italia è cambiata, ha ridotto decisamente le sue ambizioni, s’accontenta di ritagliarsi piccoli spazi vitali dove i giusti e i politicamente corretti possono trovare un loro spazio. O meglio un loro angolo. Così è nata l’Italia delle sardine, inventata da quattro ragazzi bolognese che quando hanno avuto l’idea non hanno proprio immaginato l’impatto che poteva a vere. Andrea, Giulia, Mattia, Roberto, hanno poco più di trent’anni e nella vita raccontano di «fare altro». Lo scorso 14 novembre, via social, hanno invitato tutti a radunarsi pin Piazza Maggiore a Bologna, nella stessa ora in cui Matteo Salvini iniziava il suo comizio al PalaDozza. Se il palazzetto aveva una capienza di 5.700 persone, in piazza si doveva essere in 6mila per vincere la sfida. In 6mila stretti come sardine, senza bandiere, senza slogan, senza neanche un palco da cui fare discorsi. L’operazione è indubbiamente riuscita, coccolata a dovere da gran parte dei media. È nata l’Italia delle sardine? Se anche fosse, ci sarebbe di che riflettere. La sardina per simpatica che sia non è certo un pesce a cui affidare simbolicamente sogni o ambizioni per il futuro. «Se non c’è carne ci si deve accontentare delle sardine», recita un antico proverbio greco. Insomma è un simbolo per tempi di magra, tempi dai quali non c’è molto da aspettarsi: quindi meglio autoridursi le aspettative e stringersi tutti come sardine, cioè come un pesce che ha il diminutivo già nel suo nome proprio.
Certo, sono simpatici questi ragazzi che vengono allo scoperto liberandosi dalla retorica e dalla protervia di tanta politica. Ma dato il simbolo che hanno scelto vien da chiedersi chi sarà il primo a metterseli in scatola e a trasformarli in proprio bagaglio elettorale. Potrebbe anche andargli peggio. Infatti, a guardare i simboli elettorali, dovrebbero ben temere quel gabbiano che vola ad ali aperte stilizzate nel simbolo renziano di Italia Viva. È vero che le sardine semmai sembrano più figlie del vecchio saggio della sinistra italiana, Romano Prodi; ma viste le sbandate del Pd che, proprio a Bologna, per contrastare Salvini ha aperto i vecchi armadi della sua politica, c’è da scommettere che il gabbiano di Renzi non si farà certo pregare… E poco conta che Zingaretti abbia voluto applaudire a questo nuovo «movimentismo ittico». Comunque vadano le cose, c’è qualcosa che non quadra in un paese dove diventa fattore positivo il volersi ridurre a sardine: si sta schiacciati, in spazi che non sono scatole ma certo assomigliano molto a recinti. Intanto là fuori Salvini scorrazza in modo anche un po’ selvaggio, ma in campo libero. Difficile che a uno squalo della politica come lui le sardine possano fare problema.