Evasione dal carcere di Bergamo con la mostra Lib(e)ri della Gamec
Una mostra piccola ma preziosa, che presenterà alla città il risultato del percorso che anche quest’anno i Servizi Educativi della Gamec hanno promosso nella Casa Circondariale di Bergamo. Dal 25 novembre al 6 dicembre l’esposizione “Lib(e)ri” presenterà al pubblico 15 libri realizzati interamente a mano, prodotti dai detenuti, da sfogliare per un tempo limitato e da ascoltare attraverso le voci narranti di studentesse e studenti della classe IV-A dell’Istituto Tecnico Commerciale e Turistico Statale Vittorio Emanuele II di Bergamo – Istituto coinvolto nel percorso di quest’anno –, che hanno raccolto personalmente i racconti dei loro autori.
Galeotta fu una citazione. Punto di partenza del progetto, una citazione dell’artista Luciano Fabro, presente in una delle opere esposte nella mostra “Libera. Tra Warhol, Vedova e Christo”: «Si potrebbe supporre che ogni vita abbia un senso il che permetterebbe di pensare che vivere non sia altro che venire scoprendo questo senso e di conseguenza se non si porta a compimento questo senso non ha senso morire». Da questo pensiero, che si è intrecciato con i caratteri mobili di un antico tirabozze, con l’idea che la stampa possa portare i pensieri oltre i muri, e che la “mobilità” dei caratteri sia metafora della dignità delle riflessioni sviluppate dai detenuti, è nata una serie di incontri condotti da Rita Ceresoli, educatrice museale Gamec, con l’aiuto di Damiano Fustinoni per il processo di stampa, il supporto di Anna Maioli, responsabile dell’area trattamentale della Casa Circondariale di Bergamo, e la presenza indispensabile di Claudio Breno, volontario. Il progetto è stato reso possibile grazie alla generosità dei collezionisti Angiola e Carlo Del Monte. Il percorso intrapreso quest’anno ha segnato un punto di svolta nella storia della collaborazione con la Casa Circondariale di Bergamo: per la prima volta, alcuni detenuti hanno potuto visitare di persona la Gamec e la mostra “Libera. Tra Warhol, Vedova e Christo”, grazie all’impegno della direttrice Teresa Mazzotta.