Le novità per le coppie gay (se Renzi l'ha raccontata giusta)
Al netto degli aspetti più strettamente laici e parlamentari - equilibri a geometria variabile fra maggioranze e minoranze, questioni interne alle prime e alle seconde, storie controverse di inviti a cena con esternazioni al vetriolo, risentimenti e contumelie bipartisan - l’accordo fra il presidente del Consiglio Renzi e i vertici della Chiesa italiana rivelato da Repubblica ha se non altro il pregio di essere chiaro e ragionevole.
Le coppie formate da persone omosessuali (maschi e femmine) saranno riconosciute come “Unioni Civili” sul modello di quanto accade in Germania: si va in Comune, ci si registra. Fatto. Diversamente da quanto prevede la legge tedesca, la stessa procedura non potrà essere utilizzata da coppie di eterosessuali. Dunque: niente coppie di fatto, nonostante i malumori dei Pd Giachetti (sarebbe assurdo che per eliminare una discriminazione se ne compia un’altra) e Cirinnà, relatrice del provvedimento sulle “vecchie” unioni civili che - già all'esame della commissione giustizia del Senato - sarà probabilmente fermato.
Come in Germania, genitori dello stesso sesso potranno adottare figli solamente se biologicamente appartenenti a uno dei due. In pratica: si potranno adottare quelli dell’altro.
Per il resto varranno gli stessi diritti e doveri derivanti ai coniugi dai matrimoni tradizionali: possibilità di assistenza negli ospedali e nelle carceri, partecipazione ai bandi per le case popolari, reversibilità della pensione, diritto alla successione in caso di morte, sussidi fiscali di vario genere. Dunque “Unione Civile” e non “matrimonio”. A patto che quest’ultimo non venga considerato un sodalizio incivile, si tratta di una distinzione doverosa per ragioni di chiarezza storica, oltre che giuridica.
Quanto al fatto che l’istituto si applichi soltanto alle coppie formate da omosessuali bisognerebbe notare che si tratta di un notevole vantaggio per chi vorrà accedervi. La legge italiana, infatti, nonché favorire la famiglia tradizionale, la grava di una serie di obbligazioni che i sostenitori delle nuove forme di aggregazione sembrano ignorare del tutto. Sono molto numerose, ad esempio, le convivenze informali fra persone che accedendo a un nuovo matrimonio perderebbero la pensione di reversibilità. Altrettante quelle fra soggetti che, trovandosi i loro redditi sommati a quelli del nuovo coniuge, vedrebbero venir meno la possibilità di godere di molti vantaggi riservati alla fascia di reddito precedente. Tutti i commercialisti del mondo - è noto - indicano come più conveniente il regime di separazione dei beni. Se lo Stato considerasse davvero un valore l’unità familiare dovrebbe accadere il contrario.
La Legge di Stabilità annunciata ieri da Matteo Renzi prevede un sostegno di 500 milioni - modulato in base al reddito e solo fino ai 3 anni - alle famiglie con figli nati fra il 2013 e il 2015. Quelle con tre o più figli dovrebbero essere esentate dal ticket se passerà una riforma promessa entro fine anno.
Sembra che queste ultime siano da considerare offerte messe in campo dal premier per addolcire all’Ncd la pillola delle Unioni Civili. Se quella del patteggiamento, del negoziato coi sostenitori di nuove forme di famiglia, dovesse essere la sola strada per consentire a quelle tradizionali di ottenere un trattamento migliore del presente (cioè di essere trattate almeno come le altre), ben vengano le nuove forme.
A proposito delle quali resta tuttavia ancora aperta una questione di non poco conto, non solo economico: ridotto all’osso - come è giusto che sia - il procedimento per mettersi insieme, cosa si dovrà fare (quanto costerà, dove andranno i figli, a chi gli averi,…) in caso di rottura del sodalizio? Quando dovesse inviare o portare all’estero il figlio adottato dal partner nel periodo del vino e delle rose, il genitore biologico dovrà sottoporsi alle stesse pratiche asfissianti ben note a chi, separato o divorziato, desidera che il minore in sua custodia si rechi ancorché temporaneamente in Paesi stranieri?
Al momento sembra che per il solo fatto di desiderare di mettersi insieme le coppie omosessuali acquisiscano quella virtù della fedeltà eterna che non viene riconosciuta come patrimonio comune delle altre, ma cosa fa pensare che sarà effettivamente così? Tutti gli amori - si racconta da parte di chi non ha mai fatto esperienza del contrario - prima o poi finiscono. Non auguriamo a nessuno che questo accada, ma se fosse accertato che disfare un’unione civile verrà a costare meno soldi e meno tempo di una separazione o di un divorzio bisognerebbe che papa Francesco - o per lo meno il cardinal Bagnasco, responsabile per l’Italia - istituisse una qualche alta onorificenza da conferire allo sparuto manipolo di eroi che volessero ancora sposarsi in chiesa. O anche in comune, ma allora dovrebbe pensarci Napolitano.