La tragedia degli escursionisti sulle vette dell'Himalaya
Una violenta tempesta di neve si è abbattuta mercoledì sul massiccio himalayano dell’Annapurna e decine di escursionisti sono morti. Fino a ora sono 31 i decessi accertati, ma il bilancio delle vittime rischia di aggravarsi e si parla di altre persone rimaste intrappolate. Numerose squadre di soccorso sono impegnate nelle operazioni di soccorso. Nelle ultime ore150 escursionisti sarebbero stati tratti in salvo. Secondo il capo della Trekking Agencies’ Association Nepal – un’organizzazione che raccoglie molte agenzie di trekking – non c’è mai stato nel paese un disastro di queste dimensioni.
La disgrazia è avvenuta lungo il Circuito Annapurna, uno dei percorsi più popolari della montagna nepalese. Nell’ultima settimana forti venti e nevicate hanno flagellato gran parte del Nepal centrale: il maltempo è stato causato dal ciclone che sta attraversando a ovest l’India settentrionale e che ha raggiunto le cime più alte dell’Himalaya.
I soccorritori finora hanno recuperato 24 corpi, la maggior parte dei quali nepalesi, ma ci sono anche canadesi, israeliani, un polacco, un vietnamita, un indiano e un tedesco. Altre cinque persone dirette verso la cima del Dhaulagiri, a 8.167 metri di altezza, sono probabilmente state travolte da una valanga. Il funzionario della polizia responsabile dei soccorsi ha detto: «Stiamo facendo ricognizioni in elicottero per trovarli, ma finora non abbiamo rivelato alcun segno utile».
Nel momento in cui è cominciata la bufera erano 168 i turisti stranieri registrati per compiere un’escursione nell’area. Tra grandi difficoltà, le autorità stanno cercando di rintracciarli, ma è impossibile comunicare con loro. Almeno la metà sono ancora dispersi e si teme che il numero di morti possa salire ulteriormente. Il gruppo si trova intrappolato a 5.400 metri di altezza, vicino al passo Thorong La, dove i venti, che soffiavano a oltre cento chilometri orari, hanno provocato la caduta di valanghe che avrebbero bloccato buona parte dei sentieri e costretto i turisti a cercare riparo in rifugi di fortuna.
Impressionante la testimonianza del direttore del Soccorso alpino valdostano Adriano Favre. che con il figlio Yannick e altri tre italiani è bloccato in un campo base a 5 mila metri di quota proprio sotto l’Annapurna. Favre ha raccontato in una telefonata – riportata da La Stampa - che la tempesta, «non prevista nella stagione secca e tranquilla di ottobre», è durata 30 ore di seguito e che nella sua postazione ha dato ospitalità a sei persone scampate alle valanghe. «Abbiamo soccorso gruppi di trekker naufragati in questa tempesta di neve - ha specificato - Ora stiamo cercando quanto meno di evacuarli poichè non sono attrezzati per questo genere di intemperie e hanno un tragitto estremamente rischioso per scendere a valle. Ci vorrà ancora una settimana per riuscire a scappare di qui». «Io credo che chi era per strada sia finito in difficoltà serie - è ancora il commento di Favre - O è stato preso dalle valanghe o proprio è rimasto intrappolato all’interno della neve».
Nelle ultime ore il tempo è migliorato e le speranze di riuscire a raggiungere gli escursionisti sono aumentate: rimane comunque la possibilità che stiano soffrendo già di congelamento e disidratazione.