Un sentito anniversario

Vescovo Amadei e il suo segretario Praticamente come padre e figlio

Vescovo Amadei e il suo segretario Praticamente come padre e figlio
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Non si smette mai di essere genitori e neppure di essere figli, anche su un piano spirituale. È per questo che sabato 28 dicembre, nella chiesa di San Paolo in città, don Alessandro Locatelli, ex segretario di monsignor Roberto Amadei, ha ricordato il suo «vescovo e padre» nel decimo anniversario della morte. Anno dopo anno lo ha sempre fatto, don Alessandro, con discrezione: una Messa seguita da un breve “concerto della pace” e da un brindisi in oratorio. Quello di sabato, però, è stato un anniversario particolare e non a caso ha invitato a cantare i Piccoli Musici di Casazza.

 

 

Don Alessandro è la persona che meglio di chiunque ha conosciuto monsignor Amadei nei lunghi anni in cui ha guidato la diocesi. Amadei è stato vescovo di Bergamo dal 1991 al 2009, don Locatelli suo segretario dal 1990 – quando ancora era vescovo di Savona – al 2009. Vent’anni sempre insieme, un passo dopo l’altro, un sospiro dopo l’altro. Due caratteri opposti. Amadei serio, riflessivo, di pochissime parole, studioso. Don Alessandro allegro, gioviale, sempre pronto alla battuta. Uno un professore riservato, l’altro un alunno vivace. Uno atalantino, l’altro uno sfegatato interista. Come sia stato possibile che due uomini così diversi abbiano potuto convivere per oltre vent’anni nella stessa casa è un “miracolo” della fede. Eppure fra di loro l’intesa era perfetta.

In una recente intervista a L’Eco di Bergamo, don Locatelli ha ricordato la storia e l’amicizia vissuta con il suo vescovo: il periodo durissimo di Savona, con il clero spaccato in due, e la vista del mare che ad Amadei, grande appassionato di montagna, faceva solo aumentare l’ansia. Ha rievocato il carattere «squisitamente bergamasco», cioè introverso e all’apparenza chiuso fino a incutere soggezione, del vescovo e la sua idiosincrasia per gli onori legati al ruolo e per i palazzi del potere, anche quelli della Chiesa («Desiderava le cose più semplici e normali»). Ha parlato della cura e dell’attenzione che aveva per ogni prete: per quelli che resistevano e per quelli che lasciavano. «Per tutti loro Amadei era il pater familias», ha detto don Alessandro. E infine ha ricordato il posto speciale che nel cuore del vescovo ebbero i giovani e gli anziani malati, che durante la...

 

Articolo completo a pagina 16 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 2 gennaio 2020. In versione digitale, qui.

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