L'orologiaio di via Quarenghi La poesia di un mondo lillipuziano
Gli ingranaggi sfilano sul bancone accanto a pinzette, minuscole viti, piccolissimi cacciaviti. Un mondo lillipuziano, dove ogni cosa misura meno di un centimetro. L'orologiaio è un mestiere antico, che solo a guardarlo ti incanta per la sua bellezza. È un lavoro artigianale che racconta una storia d'amore e di pazienza, costruito su una manualità d'altri tempi. Avvolto nel silenzio, con un monocolo sull'occhio e una minuscola pinzetta in mano, l'orologiaio aggiusta gli ingranaggi, sistema con sapienza i ruotismi, accomoda le lancette dei minuti e dei secondi, perché tutto funzioni come prima.
Mario Arnoldi, titolare dell'Orologeria Arnoldi, in via Quarenghi 1/D, lo sa bene. Sa cosa significhi passare le giornate seduto su una sedia, operando perché torni a battere il cuore di un orologio. Uomo di grande compostezza e dignità, pare quasi un chirurgo mentre aggiusta, sistema e ripara, abbottonato in un rigoroso camice bianco dal quale spunta un'elegante cravatta. Lui che è cinquant'anni che di mestiere fa l'orologiaio, comunica la sua passione senza dire neppure una parola, e sorride timidamente quando gli parli del tuo stupore davanti a quel microscopico mondo fatto di ruote argentate e di ingranaggi, di molle e di leve, dove un'incudine misura solo qualche centimetro. La sensazione che si avverte, mentre una piccola radio diffonde le note sottili di una canzone italiana, é quella di una dimensione atemporale, lontana dal presente, capace di riportarti ad un'epoca dove l'orologio era simbolo di prestigio, un regalo di famiglia, oppure un dono importante per festeggiare i trent'anni.
Accanto a Mario, che questo lavoro lo fa dal 1958, c'è il figlio Dario, quarant'anni indossati con garbo e compostezza. Seduti fianco a fianco riparano circa 200 orologi al mese, per una clientela variegata e tutta bergamasca. Lavorano con precisione assoluta, sostituendo minuscoli ingranaggi con pezzi di ricambio che prima lavano in una piccola lavatrice. Rimettono a posto una lancetta, sostituiscono la vite microscopica di un cinturino con cacciaviti che sonnecchiano puntati in un pezzetto di pongo, in attesa di essere usati. «Riparare un orologio ė un'avventura affascinante - racconta Dario - perché ogni volta é una nuova sfida. Da quando apri la cassa a quando l'orologio torna a funzionare ci sta tutto un percorso nel quale mettere in gioco competenze e abilità. L'orologiaio ė un mestiere che appassiona, tanto che a volte arriviamo a sera senza accorgercene. Ė un mondo fatto di piccole cose, come i cacciaviti che misurano 0,6 millimetri, ma di grande, grandissima soddisfazione!».
A differenza della via su cui le eleganti vetrine si affacciano - via Quarenghi è notoriamente una zona multiculturale e in continua evoluzione - il negozio è un punto dove il tempo pare essersi fermato. La compostezza e la professionalità di una volta si incontrano con una clientela che muta in continuazione, per cultura ed etnia. Anche i negozianti non sono quelli di qualche anno fa. Le attività storiche hanno chiuso, e si sono cosi fatti spazio nuovi progetti. «Ė una via a cui siamo molto legati - conclude Dario - e anche con i negozianti i rapporti sono davvero ottimi, di buon vicinato. Peccato che una via tanto bella non sia più cosi viva. Sarebbe bello tornasse come una volta». Proprio come i meccanismi di un orologio perfettamente aggiustato.