Bergamo strapaga le tasse (ed è terza in Italia)
Bureau Van Dijk, un istituto di rielaborazione di dati economico-finanziari, ha stilato una classifica dei Comuni italiani tarata in base alla percentuale di tasse comunali pagate. I dati, per quanto in un certo senso pronosticabili, destano una certa preoccupazione: calcolando una media nazionale, solo il 66,5 percento delle tasse teoricamente dovute vengono effettivamente riscosse, con picchi particolari di infedeltà tributaria nel Sud del Paese. Occorrerà nei prossimi mesi una presa di posizione netta da parte dei Comuni nei confronti degli evasori, soprattutto viste le recenti novità dettate dalla riforma dei bilanci locali e dalla legge di stabilità.
I dati dell’analisi. Scorrendo la classifica, si nota un chiaro vuoto fiscale nelle regioni del Meridione, che attesta Vibo Valentia come il Comune con il più alto tasso d’evasione di tutta Italia: solo il 43,5 percento delle tasse dovute viene pagato; situazione molto critica pure in pressoché tutti i Comuni della Sicilia e della Calabria, anche se, ad onor del vero, vengono segnalati come particolarmente viziosi anche alcune città del Centro-Nord Italia, come Aosta e Siena. Roma si ferma al 60 percento, Milano al 68,3 percento, mentre si affermano come Comuni più ligi al dovere tributario in assoluto Reggio Emilia (87,1 percento) e Bolzano (86 percento).
Bergamo, uno dei Comuni più virtuosi. Al terzo posto, dopo Reggio Emilia e Bolzano, spicca Bergamo, bronzo ex aequo insieme a Trento con l’85 percento delle tasse dovute regolarmente versate nell’erario comunale. Nella città orobica, fra tributi (come Imu, Tasi, Irpef ecc.) e tariffe (come quelle riguardanti asili o mense), la media riscuotibile pro capite è di 801 euro, di cui effettivamente ne vengono incassati 680: un’ottima media, in confronto agli standard nazionali.
Il dato, oltre a rendere il giusto onore ai bergamaschi, è particolarmente positivo in relazione all’imminente entrata in vigore della riforma dei bilanci locali e alla legge di stabilità che inizierà a dispiegare i suoi effetti a partire dall’1 gennaio 2015.
Per quanto riguarda la prima, è previsto l’obbligo da parte dei Comuni di istituire a bilancio un “fondo crediti” proporzionale alle tasse non riscosse del precedente quinquennio: come a dire, se un’amministrazione non riesce a fidelizzare a dovere i cittadini nei confronti delle tasse, sarà lei stessa a dover coprire il buco finanziario creatosi. Una svolta non indifferente, poiché, fino ad oggi, in caso di mancata riscossione di somme tributarie, queste venivano sì iscritte a bilancio in qualità di residui attivi che poi l’amministrazione si sarebbe impegnata a riscuotere, ma che alla fine, data la difficoltà della caccia agli evasori, rimanevano come crediti insoluti, causando sul lungo periodo importanti buchi nei bilanci comunali, con tutti i problemi conseguenti. Complessivamente, in tutta Italia, secondo i dati degli ultimi 5 anni, si tratterebbe di una cifra pari a 2,4 miliardi di euro, a cui Bergamo dovrebbe contribuire in scarsissima misura, data l’ottima gestione contabile e la fedeltà nel pagamento delle tasse dei cittadini.
Per quanto riguarda invece la legge di stabilità, di tutti i benefici riservati ai Comuni più virtuosi da questo provvedimento, Bergamo potrà attingere a piene mani, visti i bilanci pressoché perfettamente in regola dell’amministrazione. Per fare qualche esempio rispetto al capoluogo orobico: le voci più rilevanti, in tema di crediti da riscuotere derivanti da tributi non pagati, riguardano 435 mila euro di tariffa di igiene urbana del 2012 e 446 mila euro di tariffa sui rifiuti del 2013; cifre che non preoccupano eccessivamente Palazzo Frizzoni, vista anche l’ottima capacità dell’amministrazione bergamasca nel recupero dei crediti tributari: sono stati infatti recentemente recuperati 1,2 milioni di euro di Imu non versata negli scorsi mesi, grazie ad un sistema di controlli che si sta rivelando particolarmente efficiente.