Gli ultimi momenti di James Foley usati per pubblicizzare un libro
Il Giornale dà l’avviso della prossima pubblicazione come suo allegato di un libro contenente scritti di Magdi “Cristiano” Allam e di altre prestigiose sue firme (Alberoni, Zecchi, Biloslavo, Micalessin, Guerri, Nirenstein, …): Non perdiamo la testa. Il dovere di difenderci dalla violenza dell’Islam. In edicola il 21 ottobre.
Per lanciarlo ricorre al fermo immagine del video della morte di James Foley: lui in arancione, il suo carnefice in nero col coltello in mano.
La mamma di Foley ha querelato Il Giornale. L’idea non le è piaciuta per niente: «La decapitazione di mio figlio usata come pubblicità di un libro».
Signora Foley: siamo con lei.
Il responsabile dell’iniziativa si è difeso dicendo che l’immagine non è cruenta. Non è cruenta?
Se qualcuno lo crede siamo davvero nei guai. Certo: non contiene “sangue” a livello denotativo (non ci sono macchie rosse in giro), ma per il richiamo a “quella specifica uccisione” lo contiene a livello connotativo (a tutti viene in mente cosa è successo “dopo”). E nelle immagini - e in quelle pubblicitarie ancor di più, perché è il livello loro proprio - la connotazione è più pesante della denotazione. Dunque quella immagine - oggi, per noi, qui - è cruenta.
Ok, queste sono stupidaggini da studenti delle medie.
Però che nessuno delle prestigiose firme coinvolte in questa sciagurata azione di marketing si sia - fino ad ora - fatto avanti a dire: «Io, una roba così, proprio non me l’immaginavo. Togliete il mio nome dall’operazione. Chiedo perdono alla signora Foley», questo è davvero strano. Più che strano: intollerabile, vista la qualità dei soggetti.
Se sono tipi così a voler proteggere la nostra civiltà ci verrebbe da dire: Amici, la vostra proteggetela quanto vi pare. Noi, però non c’entriamo. Non metteteci in elenco. E men che meno metteteci la faccia di Foley. Temete di perdere la testa (in senso metaforico, come pare abbiate voluto significare)? Attenzione, potreste trovarvi nella condizione di chi, partito per dare l’ultimo saluto a un amico ancora vivo, arriva a funerale già avvenuto.