Le nuove meraviglie dell’Unesco (oltre a Langhe e Monferrato)
Doha, capitale del Qatar. La sceicca Al Mayassa Bint Hamad, potente sorella dell’emiro Al Thani, che ha presieduto i lavori del 38° comitato Unesco, ha deciso domenica 22 giugno, assieme ai 21 membri del comitato, che i «Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato» potranno definitivamente fregiarsi del titolo di Patrimonio mondiale. Il comitato è riunito da domenica 15 giugno: fino ad ora ha aggiunto 15 nuovi siti, Langhe comprese. La mappa potrebbe essere ampliata fino al 25 giugno, quando il comitato terminerà i lavori.
Tutti i nuovi siti
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Se si va da est a ovest, la mappa dei nuovi siti percorre orizzontalmente tutto il globo terrestre. Dalla strada degli Inca in Perù alla grotta francese di Chauevet; dalla fabbrica di Van Elle nei Paesi Bassi ai filari e ai castelli delle Langhe e del Monferrato; dall'abbazia di Corvey in Germania alle viti e agli olivi di Battir, in Palestina; dalla porta de La Mecca sul Mar Rosso alla cittadella fortificata di Arbil, in Iraq; dalle rovine dell'età del bronzo iraniane all'antichissimo "pozzo a gradini" di Rani-ki-va, in India; dal sito archeologico del Myanmar alla Via della Seta e al Gran Canale cinesi; dal complesso di tempi in Corea del Sud alla fabbrica di seta di Tomioka, in Giappone.
Langhe-Roero e Monferrato
Subito dopo l'annuncio del sì alla candidatura, il neo-presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino si è detto soddisfatto: «Il territorio ha saputo costruire e mantenere nel tempo un paesaggio culturale, legato al mondo del vino, eccezionale e unico nel suo valore ed espressione della altissima qualità della produzione vitivinicola della nostra regione». In barba alla scaramanzia, qualche giorno fa, durante l’insediamento della giunta, aveva annunciato: «Dovremmo iniziare con una buona notizia: il prossimo fine settimana a Doha, negli Emirati Arabi, dove si svolge il 38° Comitato Mondiale dell'Unesco, verrà dato il riconoscimento ufficiale a Langhe, Roero e Monferrato come patrimonio mondiale dell'umanità». Aveva visto giusto. Langhe e Monferrato sono il 50esimo sito italiano che ottiene il riconoscimento: i primi, nel 1979, erano stati i luoghi dell'Arte rupestre della Val Camonica.
Dodici colline coperte da vigneti a perdita d’occhio, piccoli villaggi d’altura e pregevoli castelli medievali circondati dai filari. Da secoli culla della viticoltura, il sito candidato comprende sei luoghi: la langa del Barolo, il castello di Grinzane Cavour, le colline del Barbaresco, Nizza Monferrato e il Barbera, Canelli e l’Asti Spumante, il Monferrato degli Infernot. Tre nelle Langhe, due nell’Alto Monferrato, uno nel Basso Monferrato. In totale 29 comuni coinvolti, su 3 province.
La selezione di questi sei luoghi si basa su criteri evidenti: si tratta di aree di produzioni vinicole di rilevanza internazionale (garantite anche da DOCG: Barolo, Barbaresco, Barbera d’Asti, Asti Spumante), di zone rappresentative della filiera del vino (coltivazione, produzione, conservazione e distribuzione) e di prestigiosi elementi storico-insediativi e architettonici (borghi, nuclei rurali, castelli, chiese).
È bastato perché venisse riconosciuta la presenza di un «Eccezionale valore universale» (OUV), necessaria per accedere alla lista del Patrimonio Mondiale Unesco. Intanto, mentre il Piemonte attende le ricadute positive della decisione (si aspetta una crescita del turismo del 30%) i rivali francesi della Borgogna e della Champagne stanno a guardare: le loro candidature sono ancora in alto mare.
L’Italia è la prima al mondo
La lista del patrimonio mondiale (istituita nel 1972) include 981 siti in 160 Paesi del mondo. I primi tredici siti furono inseriti nel 1978 e nessuno di questi era italiano. Oggi, invece, l'Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti (50). Li trovate tutti in questa mappa.