«Sei di Ponte Nossa se anche tu...» Quando Facebook regala ricordi
Che la società abbia iniziato a cambiare con l'avvento delle piattaforme social, su questo non si ha alcun dubbio. Che parole come “comunità” e “condivisione” abbiano modificato il loro significato dopo che “il pollice in su” di Facebook è entrato a far parte delle nostre vite, anche questo è fuori di discussione. Ma in tutta questa gran confusione di nuovi modi per comunicare, che cosa si comunica? Nel mondo parallelo di cui Mr. Zuckerberg ci ha consegnato le chiavi nell'ormai lontanissimo 2004, non c'è legge che tenga. Ognuno può decidere se costruire la propria proiezione virtuale sui desideri degli altri, il che significa contare tristemente per ogni foto aggiunta il numero dei “mi piace” raccolti ed eliminare quelle con un più basso indice di gradimento, o semplicemente, può scegliere di restare lo stesso individuo che è nel suo primo mondo, quello dove è nato, cresciuto ed ha imparato a comunicare.
Valutare questi aspetti è interessante alla luce di quelle teorie sociologiche che annoverano tra le motivazioni del successo di Facebook l'idea della costruzione del sé. In parole semplici, una delle cause per la quale troviamo Facebook affascinante è la possibilità che questo strumento ci offre di affermare la nostra identità e il nostro ruolo sociale (oppure di costruirceli entrambi in forma digitale). Ad ogni modo, lo strumento social non manca di alcuni lati positivi. Quali?
Sei anche tu...se... Il fenomeno non ha un nome preciso ma si determina con la creazione di una pagina titolata “Sei anche tu di...(indicando il nome di un paese o di una città) se...”. Suona forse un po’ patriottico, ma il sistema funziona. Ciascuno dei suoi membri può dilettarsi al completamento della frase in questione riportando alla luce e condividendo con gli altri fatti, eventi, luoghi e persone che hanno fatto la storia del paese o della città di appartenenza e che hanno riempito le vite di chi ha vissuto in queste realtà. E così si ricorda quell’uomo che sostava davanti alla porta di quel bar, la suora che salutava tutti allo stesso modo, un campo spelacchiato su cui si giocava tutti insieme a pallone. Ma si discute anche dell’ultimo consiglio comunale, della festa di sabato sera sotto i tendoni, dell’apertura di qualche nuovo locale. Un “luogo” di dialogo e d’incontro tra generazioni passate e nuove, sembra, insomma, celarsi dietro un semplice indirizzo web.
Il caso emblematico di Ponte Nossa. Per meglio comprendere il fenomeno e indagarne le sue caratteristiche abbiamo “pescato” un caso specifico nell'ampia varietà di pagine offerte dal social network. Il prescelto sembra fare al caso nostro. Il paesino di Ponte Nossa ha 1927 abitanti ed è il portone d'entrata per l'Alta Val Seriana. Nato e cresciuto sui sassosi fianchi del fiume Serio, è, come ogni paese della Valle, un piccolo tesoro d'arte, cultura e tradizione. Le sue radici sono scritte e raccontate in pochi libri, letti e studiati da una ristrettissima cerchia di lettori. Come trovare, dunque, il canale giusto per mantenerle vive?
Ed è qui che Mr. Zuckerberg sembra averci fatto, tutto sommato, un bel regalo. Sulla pagina Facebook dedicata a Ponte Nossa, infatti, il paese sembra rivivere la sua storia attraverso la voce di chi lo conosce, i suoi abitanti. Non importa l'età, non importa il genere, ciò che conta è solo condividere il ricordo. Ed ecco che si manifesta qualcosa di molto bello: la rinascita di un luogo che, seppur piccolo, ha dato e continua a dare emozioni. A questo punto occorre chiedersi di che cosa si parla in tale modesto spazio virtuale.
Le tradizioni nelle immagini. Attraverso le immagini è possibile ripercorrere alcune delle più belle tradizioni del Paese. Si ricorda la “festa del mas”, durante la quale un abete alto più di dodici metri viene trasportato sulla cima del Monte Guazza, per essere abbattuto e bruciato sulla montagna alla vigilia della festa dedicata all’Apparizione della Madonna (2 Giugno), mentre in paese si assiste al tradizionale spettacolo pirotecnico.
Un altro falò che gli abitanti di Ponte Nossa amano ricordare è quello che si svolge in occasione della festa di San Bernardino (20 Maggio) e che rimanda agli antichi costumi secondo i quali si attendevano i grandi eventi annuali come il Natale e la Pasqua, incontrandosi attorno al fuoco, simbolo di luce e di festa. Le fotografie mostrano non solo uomini e donne ma principalmente padri e madri, nonni e nonne, parenti e amici impegnati nelle celebrazioni del folklore. Con gli sguardi un po' seri degli scatti in bianco e nero, le comunità del passato tornano a vivere in quelle del presente, tramandando il patrimonio folkloristico-culturale.
C’è spazio anche per la tradizioni. Scorrendo con il mouse sulla pagina Facebook “Sei di Ponte Nossa se anche tu..” si possono incontrare foto di mostri dalla pelle squamata e dalla coda lunga dei quali gli abitanti del paese sembrano andare fieri. Non è uno scherzo, il mostro c'è ed è appeso nella Parrocchia di Santa Maria Annunciata di Ponte Nossa e, più precisamente, sul soffitto della navata destra del santuario. Di racconti sulla provenienza e sul significato del coccodrillo ce ne sono molti, ciò che risulta difficile è, però, ricostruirne la simbologia dal momento in cui non si hanno elementi a sufficienza per ricollocarlo in un contesto storico specifico.
La leggenda vuole che il coccodrillo terrorizzasse le acque e le terre della città di Rimini e che un mercante «[…] della terra di Premolo abitante in Campolongo», tale Bonelli dé Ferrari, avendo i suoi negozi nella parte di Rimini infestata dai mostri, prima di partire, si fosse raccomandato davanti all'altare della Madonna perché lo proteggesse da tale minaccia. Miracolosamente – si narra – il mercante, aggredito con foga dalla bestia, fu in grado di colpirla ed ucciderla. Dopo averla imbalsamata, decise così di trasportarla nel suo Paese e la fece appendere nella chiesa eretta in nome della Vergine, protettrice di quelle terre. Alcune varianti descrivono, invece, in maniera meno “hollywoodiana” l'incontro tra il mercante e il coccodrillo, affermando che fu la bestia, umiliata dalla profonda fede dell'uomo, a lasciarsi catturare ed uccidere. Concorderete che l'alone del mistero con cui il passato avvolge i suoi avvenimenti, alcune volte, risulta più intrigante della verità stessa.
Ma anche per i ricordi popolari. Il dialogo sulla pagina è sempre aperto e spazia da argomenti seri che ricordano momenti sacri e solenni della tradizione nossese a ricordi più leggeri che riguardano più intimamente le vite di ciascun membro del gruppo. C'è chi ricorda qualche amico che non c'è più, qualcun altro che rispolvera frammenti di infanzia, spezzoni di giorni felici passati a giocare per la strada, c'è chi ricorda la scuola, la sua classe, chi ravviva la memoria di un evento, chi gioca a “indovina chi” con le foto del passato. Qualcuno chiede se ci si ricorda quando si mettevano le angurie al fresco sopra le bocche di terreno che sgorgavano acqua fresca e limpida alle sorgenti della Nossa d'estate. In questo modo, aldilà degli schermi abbaglianti dei computer, le persone sorridono e non dimenticano di appartenere a qualcosa. Ricostruiscono la loro identità con semplicità e leggerezza.