Paura dilagante

Nel Sebino la psicosi meningite colpisce anche sport e religione

Partite di pallavolo e calcio saltate e precauzioni prese dai parroci durante le messe. La paura del contagio rimane altissima tra la gente.

Nel Sebino la psicosi meningite colpisce anche sport e religione
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Nel numero di PrimaBergamo in edicola (fino a giovedì 16 gennaio) vi abbiamo raccontato i primi effetti della "psicosi meningite", con code presso gli ambulatori e nelle farmacie per le vaccinazioni. Purtroppo, però, anche la paura dilagante, nel Sebino, ha contagiato (è il caso di dirlo) in forma largamente epidemica la società civile, arrivando a toccare fronti come lo sport e addirittura... la religione.

Psicosi meningite nel Sebino

Da un lato, a essere colpito è stato lo sport: sono saltate diverse partite sia di pallavolo che di calcio a causa dei forfait delle formazioni che avrebbero dovuto far visita alle squadre del Sebino, tra Sarnico e Villongo. Nonostante il rischio di contagio, come da giorni sottolineano sia Ats che Regione Lombardia, sia ridotto al minimo, pare proprio che le persone preferiscano non correre alcun tipo di rischio. Con i dirigente delle società sportive che, desolati, non possono che prendere atto della situazione.

Dallo sport... alla religione

Anche la Chiesa si trova costretta ad affrontare la paura delle persone. Diversi preti del Sebino bergamasco, infatti, hanno deciso, dopo aver parlato con il vescovo Francesco Beschi, di non prevede il rituale "scambio di pace" con la stretta di mano prima dell'Eucarestia durante la funzione. Così è andata, ad esempio, nella parrocchia di San Filastro a Villongo, paese della prima vittima causata dalla meningite, la giovane Veronica.

Ostia consacrata in mano

Lo stesso è avvenuto nella vicina Predore, paese dove invece viveva la seconda vittima, Marzia Colosio. Anzi, qui anche il rito della comunione è diventato più asettico, spiega Corriere Bergamo, con l'ostia che invece che venir messa nelle bocche dei fedeli viene invece depositata nelle loro mani.

«Chi non abita qui non può capire - ha spiegato al quotidiano don Alessandro Gipponi, parroco locale a San Giovanni Battista - Sono morte due persone. La nostra Marzia era molto conosciuta e amata. Ma nei giorni immediatamente successivi alla sua scomparsa, se un suo parente entrava in un negozio, gli altri clienti uscivano subito. Adesso il terrore del contagio è passato, la comunità si è stretta attorno alla famiglia. Però abbiamo deciso di adottare qualche precauzione che tranquillizzasse i parrocchiani».

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