Le Sardine chiamano, i giovani non rispondono: meno di duecento in piazza
Scarsa partecipazione al flashmob, mentre la raccolta indumenti ha funzionato un po' di più
In centro ci sono le Sardine, ma a quanto pare Bergamo è una piazza difficile. Lo ammettono anche gli organizzatori, perché se è vero che la raccolta indumenti è andata discretamente bene, è vero anche che un rapido colpo d'occhio basta a contare non più di duecento persone in Piazza Pontida.
La cosa che fa più specie, poi, è che le Sardine, movimento giovanile per eccellenza, a Bergamo in questo sabato pomeriggio (25 gennaio) hanno portato non più di una trentina di ragazzi. Da questo punto di vista c'è amarezza, sia da parte degli organizzatori, sia di alcuni presenti: «Ci dispiace - dice uno dei portavoce dell'organizzazione, che preferisce, in pieno stile Sardine, non esporsi con nome e cognome - perché effettivamente qua a Bergamo i giovani tendono a non partecipare».
Una cosa c'è da dire: le sardine sono poche (a Bergamo) ma buone. Nel senso che i presenti hanno ampiamente partecipato alle iniziative proposte: tantissimi indumenti raccolti, altrettanti bigliettini con le proposte per la città. Un ragazzo tra la folla cerca di dare una spiegazione della poca partecipazione giovanile: «A Bergamo stiamo bene, in città vince la sinistra da anni e abbiamo poco di cui lamentarci in questo senso». Secondo una ragazza, però, in provincia non è così: «Ho scritto nella scatola di farsi sentire soprattutto in provincia, dove già dalle scuole medie c'è un razzismo che non ti immagini: per farti un esempio, da noi un bambino mulatto viene chiamato "negretto". Bisogna intervenire».
A Bergamo il movimento è ben lontano dai roboanti echi bolognesi, ed è stato declinato quasi fisiologicamente secondo la nostra intima natura: aiutare sì, ma senza sprecare troppo fiato. Ecco forse perché il flashmob è passato inosservato, mentre la raccolta vestiti è andata (relativamente) bene.