Luca Argentero: «Lo sport è sempre stato una ricca metafora di vita»
L'attore (ese x symbol) venerdì 31 gennaio è in scena con "È questa la vita che sognavo da bambino?". Si parla di Malabrocca, Bonatti e Tomba
Stasera al Creberg Teatro c’è Luca Argentero con “È questa la vita che sognavo da bambino?”. Racconta le storie di grandi personaggi dalle vite straordinarie che hanno inciso profondamente nella società, nella storia e nella loro disciplina. Li racconta sia dal punto di vista umano che sociale, con una particolare attenzione ai tempi in cui hanno vissuto. Sono tre sportivi che hanno fatto sognare, tifare, ridere e commuovere generazioni di italiani: Luisin Malabrocca, Walter Bonatti e Alberto Tomba. «Lo spettacolo nasce dalle chiacchierate con Edoardo Leo, che cura la regia – ci racconta Argentero -. Ci raccontavamo a vicenda reciproche storie che ci affascinavano. Abbiamo poi deciso di mettere queste storie per iscritto, per poterle rappresentare di fronte a un pubblico più ampio». Argentero è appassionato di sport, e da quel mondo ha sempre tratto insegnamenti: «Lo sport è sempre stato una ricca metafora di vita. Questi tre personaggi incarnano perfettamente questa tesi: hanno fatto sognare molto di più di quanto ci si aspetterebbe da una semplice attività fisica. E il titolo dello spettacolo spiega bene quanto sto dicendo». Argentero è considerato un sex symbol, infatti non fatica ad ammettere che spesso il pubblico è soprattutto femminile «ma dipende dalle serate: in alcune date ci sono tante donne e pochi sparuti uomini accompagnatori; in altre occasioni c’è equilibrio». Nei mesi scorsi è stato al centro di una polemica per sessismo, un po’ come quella che ha riguardato Amadeus di recente, ora però non ne vuol più parlare: «Mi astengo dal commentare qualsiasi cosa perché ho già subito l’ira funesta per un’uscita sicuramente felice ma ampiamente strumentalizzata. Ho imparato a mie spese che è uno degli argomenti di cui non parlare pubblicamente, come sport e politica…».