In vetta al monte Venturosa, a riscoprire la leggenda che narra del giustiziere Pianetti
di Angelo Corna
Nascosto all’ombra di montagne ben più severe e blasonate, a guardia delle frazioni di Camerata Cornello, si erge il monte Venturosa. Questa montagna, che possiamo definire un piccolo tesoro della Val Brembana per bellezza e panorami, viene spesso "lasciata" ai pastori e ai valligiani che ancora vivono alle sue pendici.
Al Passo del Grialeggio
Sullo sfondo il Resegone
Per riscoprire questa vetta dimenticata dobbiamo raggiungere Cespedosio, frazione di Camerata Cornello, dove in località Foppette un piccolo parcheggio permette di posteggiare l’auto. Alle nostre spalle si snoda il sentiero Cai 136, che inizialmente risale lungo una ripida carrareccia. Costeggiamo un bellissimo roccolo attorniato da betulle e faggi e continuiamo tra i colori del bosco. La strada si trasforma in sentiero e ci invita a piegare a sinistra, risalendo il fianco della montagna con una pendenza costante. Il tracciato ci porterà a toccare il Passo del Grialeggio, valico tra i monti Cancervo e Venturosa, e successivamente la bella “Baita del Giacom”, struttura privata che in questa stagione riposa coperta da un coltre di neve.
Un ultimo sforzo ci separa dalla solitaria vetta, alta 1999 metri e balcone panoramico sulle Orobie bergamasche. Difficile trovare altri escursionisti con cui condividere la pace che regna su questa montagna. Se cerchiamo tranquillità e riservatezza, siamo nel luogo giusto. L’escursione richiede circa due ore e mezza di cammino, per un totale di 11 km e 900 metri di dislivello positivo.
Baita del Giacom
Panoramica dalla vetta
Vetta del monte Venturosa
Campanella alla base della croce
Cespedosio, punto di partenza di questa escursione, è un luogo dove le lancette dell’orologio si sono fermate al secolo scorso. La zona è famosa per l’estrazione di marmo (Arabescato Orobico) fin dai tempi più antichi. Vecchi porticati, stalle ristrutturate, prati verdi e l’antica chiesa settecentesca ci riportano al tempo che fu, mostrandoci le sue bellezze sotto ogni sfumatura. Proprio in queste zone nacque, il 7 febbraio del 1858, Simone Pianetti. La sua è una storia che parla di vendetta e trasformatasi in leggenda. Ancora oggi nessuno sa con certezza quale destino sia capitato al bandito della Val Brembana, accusato di aver ucciso, nel 1914, ben sette persone.
Qualcuno racconta che morì sul monte Pegherolo, in alta val Brembana, altri dicono invece che emigrò in Venezuela. Alcuni abitanti della zona, qualche decennio più tardi, dissero di aver incontrato un anziano signore che si aggirava poco distante dalla contrada di Cespedosio. Dopo un rapido scambio di battute, emerse la vera identità dell’uomo, che altro non sarebbe stato che Simone Pianetti ormai ottantenne. Preso commiato dai suo interlocutori, sparì nuovamente nei boschi circostanti, senza lasciare tracce. E così la leggenda continua...