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La scelta del giovane Daniel Moioli: nei prati sopra Nembro con una dozzina di mucche

Nella frazione di San Vito, il 24 enne ha aperto la sua azienda agricola Cornalì. Brune alpine originali, latte di qualità. «Mungo a mano, al pascolo». Prepara formagelle e stracchini

La scelta del giovane Daniel Moioli: nei prati sopra Nembro con una dozzina di mucche
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di Elena Conti

Per arrivare da Daniel, mi sono persa. Ma lui mi è venuto incontro e con un sorriso mi ha indicato la strada. E in quel primo sguardo c’è già tutta la sua storia. Ci sono l’orgoglio, la serenità e la passione di chi fa tutti i giorni quello che ama, e non cambierebbe nulla della sua vita. Daniel Moioli fa l’allevatore di mucche. Ne tiene una dozzina a San Vito, località nembrese lontana 5 km dal centro, e le fa pascolare nei prati vicini all’omonima chiesina, a Trevasco e a Lonno. «Da circa metà aprile fino alla fine di novembre - spiega Daniel, nembrese, 24 anni - le tengo sempre nei prati, giorno e notte, mentre d’inverno rimangono al caldo in una stalla che i proprietari mi hanno gentilmente concesso di utilizzare. Siamo ospiti qui!».

Daniel ha comprato le sue prime mucche due anni fa. «Prima studiavo agraria - racconta - e tutte le estati, da quando avevo 16 anni, facevo gli alpeggi in Trentino, Svizzera e Val Brembana. Ho racimolato un po’ di soldi e mi sono messo in proprio, fondando l’azienda agricola Cornalì, che deriva dal nomignolo tradizionale della mia famiglia. Poi ne ho acquistate altre e le faccio fecondare, tengo le femmine e vendo i maschi. Hanno tutte un’età compresa tra un anno e i sette, otto anni. Appartengono alla razza bruna alpina originale, autoctona e per molto tempo dimenticata. Ora molti allevatori stanno cercando di reintrodurla, è una razza antica e molto robusta, sono animali con grande attitudine al pascolo. Fanno meno latte, ma di grande qualità: resistono al freddo e partoriscono più frequentemente».


«Applico un tipo di allevamento e agricoltura tradizionale - continua -, rispettoso dell’ambiente, ecosostenibile. Le mie mucche si cibano di erba e fieno, e producono letame che concima i prati. Pratico la transumanza, patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, che ha ribadito il diritto degli animali di spostarsi sulla strada. Per consentire ai miei animali di pascolare, devo tagliare le sterpaglie e gli arbusti e contrastare l’avanzamento del bosco; dunque anche sul piano paesaggistico il mio lavoro è importante. Con la pulizia dei corsi d’acqua, delle aree di abbeveraggio e del sottobosco, contribuisco a mantenere praticabili i sentieri e ricavo la foglia che uso per la lettiera dei miei animali. Mungo a mano le mucche sul posto, al pascolo, senza riportarle ogni volta in stalla, evitando così di creare sentieri o rovinare l’erba per il continuo passaggio. Con il loro latte faccio formagelle e stracchini nel mio laboratorio, circa una decina al giorno. E non riscaldo il loro latte, ma sfrutto il calore naturale della mungitura».

Sembra una vita da sogno, ma Daniel dice che non è proprio così.

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