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Non si placa a Dalmine la polemica sullo spettacolo dell'Anpi in memoria delle vittime delle foibe

Non si placa a Dalmine la polemica sullo spettacolo dell'Anpi in memoria delle vittime delle foibe
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Oggi, lunedì 10 febbraio, è il Giorno del ricordo per le vittime delle foibe. La giornata si celebra per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre da parte di istriani, fiumani e dalmati, avvenuto nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dedicato un discorso ponendo un accento sui pericoli del negazionismo: «Non si trattò – come qualche storico negazionista o riduzionista ha voluto insinuare – di una ritorsione contro i torti del fascismo. Perché tra le vittime italiane di un odio, comunque intollerabile, che era insieme ideologico, etnico e sociale, vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni». Ha fatto molto discutere la serata organizzata a Dalmine di venerdì scorso 7 febbraio. La prolusione allo spettacolo ha scatenato una reazione da parte dell’amministrazione comunale che ne aveva concesso il patrocinio, indicando proprio nei contenuti proposti prima dello spettacolo, fossero in essere tesi negazioniste. Sul tema sono intervenuti anche i parlamentari Alessandra Gallone e Daniele Belotti.

Alessandra Gallone, senatrice (FI)

«Qualche associazione – scrive Gallone - ha ancora difficoltà a fare i conti con la storia e coglie l'occasione del Giorno del Ricordo per minimizzare la portata della tragedia delle Foibe e dell'esodo.  Se vogliamo finalmente archiviare le lacerazioni e costruire una memoria condivisa è indispensabile non inquinare i pozzi con iniziative dal chiaro sapore provocatorio ma lasciare che a parlare sia la verità storica. È successo in Senato. È successo a Dalmine. Per fortuna il Presidente della Repubblica è intervenuto in maniera Alta».

Daniele Belotti, deputato della Lega Nord

«Una serata che doveva essere una celebrazione della Giornata del ricordo si è rivelata, invece, una pugnalata nella schiena- scrive Belotti -, l'ennesima, alla memoria degli infoibati e dei loro discendenti. Ma gli organizzatori non potevano non sapere, viste le note posizioni negazioniste della relatrice. A questo punto ci aspettiamo, in primis, dalle Acli, realtà associativa espressione del mondo cattolico, una forte condanna della visione negazionista emersa durante la serata dalminese. Ci aspettiamo che l'Arci e la Cgil, chiedano subito scusa alle associazioni degli esuli giuliano dalmati per aver umiliato la memoria delle migliaia di defunti infoibati. Va lanciato un messaggio chiaro: chi nega o giustifica l'eccidio delle foibe, si mette sullo stesso piano dei filonazisti che sostengono che non è esistita la Shoa. Le vergognose posizioni dell'Anpi, portano ad uccidere per l'ennesima volta gli infoibati dopo che 75 anni fa lo furono fisicamente e per decenni moralmente, dimenticati dalle pagine di storia. E tutto questo lo dico da figlio di un partigiano, che a 17 anni salì sui monti della Val Seriana per aggregarsi alla Brigata Camozzi di Giustizia e Libertà. Ma sono certo che il 90 per cento di chi, allora, combattè il fascismo, oggi si vergognerebbe di coloro che, nel 2020 portano avanti il loro nome (dimenticando che non tutte le formazioni partigiane erano comuniste) umiliando la memoria di chi è morto, innocente, gettato in una cavità carsica. Agli amici dell'Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia di Bergamo e alla presidente Maria Elena De Petroni va la mia più sincera solidarietà».

Logo Anpi, sezione Dalmine

L’Anpi sezione di Dalmine respinge le accuse mosse dall’amministrazione comunale. «Nessuno - scrivono - nega le foibe né l’importanza del Giorno del ricordo. Le foibe ci furono e furono una tragedia che colpì tanti innocenti. Tragedia che però va contestualizzta (non giustificata) ricordando in primis la violenza e la successiva occupazione militare perata dai regimi fascista e nazista che causarono le violenze del al 2943 al 1945».

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