Di cosa e come è fatto il M'Oro Il nuovo dolce di Bergamo
Cos’è. Il M’Oro è un dolce nato dalla collaborazione di undici pasticcerie bergamasche: Morlacchi di Zanica, Cavour di Città alta, Ol Fa di Osio Sotto, Manzanilla a Bergamo, Cortinovis a Ranica, Brembati a Bergamo, Melograno di Madone, Ruffoni di San Giovanni Bianco, Riva a Treviglio, Adriano a Seriate, Oasi a Cassano d’Adda.
Si presenta come un soffice panetto da affettare composto da farina di mais, farina di nocciole e farina miscelata a cioccolato fondente; il centro è un morbido cuore di pasta di mandorla e crema gianduia. Completa il tutto una leggera nota di Grappa di Moscato Giallo invecchiata cinque anni.
Il dolce è stato lanciato sul mercato l’8 dicembre 2013 e lo scorso 19 maggio ha ottenuto il riconoscimento dalla Provincia: durante la presentazione ufficiale, tenutasi allo Spazio Viterbi della Provincia di Bergamo, sono intervenuti l’assessore provinciale con delega all’Expo, Silvia Lanzani e l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava.
L’idea. L’idea di realizzare un nuovo dolce è nata durante una serie di incontri informali dei titolari delle pasticcerie. Sergio Soldo, della Pasticceria Morlacchi, racconta: «Volevamo creare un prodotto attuale e innovativo, che si potesse trovare in tutte le nostre attività». Gli ingredienti di base del M’Oro sono gli stessi della tradizionale Polenta e osëi, (il dolce inventato nel 1910 da Alessio Amadeo, gestore di una pasticceria sul Viale Roma, oggi via Papa Giovanni), ma scomposti e reinterpretati in chiave moderna. Sergio Soldo precisa: «Il M’Oro non vuole sostituire la Polenta e osëi, ma piuttosto andare ad affiancarla, allargando il panorama gastronomico bergamasco».
La forma, a “lingotto” o mattoncino, ricorda quella delle pietre che formano le mura di Città Alta e la carta dorata che avvolge il dolce vuole sottolinearne la preziosità. Inizialmente la ricetta del M’Oro prevedeva l’uso di un Rhum invecchiato quindici anni, ma, con l’intenzione di legare ancora di più il dolce alla realtà territoriale, è stata successivamente scelta la Grappa di Moscato Giallo. Il gusto del dolce diventava così più deciso (motivo per cui, per non alterare il delicato equilibrio dei sapori, la quantità di alcool è stata ridotta del 20 percento).
Il M’Oro è un dolce che si presta ad essere consumato in diverse occasioni, anche per la colazione o la merenda, magari accompagnato da creme (chantilly ad esempio); anche se l’abbinamento ideale si otterrebbe con il Moscato di Scanzo (altro prodotto di eccellenza del territorio).
Origine del nome. In un primo tempo, i pasticceri avevano pensato di chiamare la creazione Dolce delle mura, per sottolineare subito il collegamento con la cinta muraria di Città Alta, ma successivamente si è preferito il più allusivo M’Oro. Il nome si compone dalla “M” di mura e “Oro”, che richiama la carta dorata che lo avvolge, ma anche il colore giallo che troviamo negli stemmi araldici della città di Bergamo e della Provincia. Infine, Moro senza apostrofo rimanda al Moro di Venezia, un riferimento alle origini veneziane delle mura.
Verso Expo 2015. Il riconoscimento del M’oro da parte della Provincia è orientato anche all’Expo del prossimo anno. Secondo l’assessore regionale Fava, un dolce nuovo, che punta alla valorizzazione dei prodotti locali, merita di essere esposto nella vetrina degli articoli bergamaschi.
La risposta dei consumatori. A quasi un anno dalla creazione del M’oro, i numeri parlano chiaro, circa un gradimento presso il pubblico: le pasticcerie avevano effettuato un ordine iniziale di duemilacinquecento confezioni, e sono andate tutte esaurite. Nel frattempo, l’etichetta con gli ingredienti è stata affinata e presenterà la doppia dicitura italiano-inglese, poiché anche negozi dell’aeroporto e del centro Commerciale Orio Center si sono mostrati interessati alla vendita del dolce. La versatilità, data dalla forma compatta, e la lunga conservazione (quasi un mese) rendono il M’Oro particolarmente adatto al trasporto, anche per i turisti che magari viaggiano in aereo.
Attualmente si trova in commercio nel formato da mezzo chilo e il prezzo è di quindici euro.