Ode ai volontari delle non competitive: tutti necessari, nessuno sostituibile
Animano anche quei flash mob che sono i ristori, sui quali un sociologo potrebbe fare un trattato o scrivere una serie di lezioni per un corso
di Marco Oldrati
Grazie di esistere!
La citazione di Eros ci sta, capirete poi, tanto più che lui la riferiva a una che - dicono - corre piuttosto forte, Michelle Hunziker. Loro sono tutti necessari, nessuno sostituibile: il contrario del detto “tutti utili, nessuno insostituibile”. Ma chi sono? “Quelli” e “quelle” che rendono possibile una delle più straordinarie espressioni di amore per il territorio e l’aggregazione, le non competitive. Gente che non ci guadagna, che spesso si sbatte come un ossesso per correre il rischio di vedere il proprio sforzo affossato da un temporale, dal brutto tempo, dalla nebbia… E se pensate che stiamo parlando degli “organizzatori”, sappiate che vi state sbagliando per difetto. Sono molti di più. E vi spieghiamo anche il perché.
Certo, gli organizzatori sono quelli il cui nome è sulle locandine e il cui numero di telefono è a disposizione degli enti che sorvegliano queste manifestazioni, Csi e Fiasp nella maggioranza dei casi. E a questi va fatto un plauso per il coraggio. Ciò che anni addietro era un semplice darsi da fare in maniera volontaristica è diventato un vero e proprio modello organizzativo con crismi precisi e regole ferree: assicurazione, assistenza ai partecipanti, autorizzazioni presso le amministrazioni pubbliche, registrazione presso associazioni, una montagna di carta, obblighi, vincoli.
Ma questo popolo è molto più consistente dell’elenco dei nomi dei responsabili formali dell’evento. Provate a pensarci: c’è chi disegna il percorso, chi lo misura, chi prepara le indicazioni e le segnalazioni dei chilometri percorsi, chi studia i punti pericolosi o il rischio di perdersi e piazza adeguatamente cartelli e frecce. La giornata precedente la manifestazione qualcuno si “annoia” a percorrere quello che gli altri domani faranno senza grossi pensieri mettendo in condizione i corridori di essere sicuri di dove stanno andando e di tornare al punto di partenza avendo percorso la distanza immaginata.
Vi sembra poco? Non è ancora finita, perché le frecce non bastano, ci sono gli incroci stradali e quindi la domenica mattina alle sette lungo il percorso (la partenza sarebbe alle sette e mezzo, ma chi aveva fretta di alzarsi dal letto ha cominciato a correre prima) vedrete dei personaggi infagottati in maglioni, sciarpe e giacche a vento d’inverno o in maglietta infastiditi dal sole e da qualche zanzara d’estate che vi aspettano ai passaggi pedonali o in prossimità di attraversamenti delicati e che “stopperanno” le automobili e le motociclette consentendovi di non dovervi fermare. Qualche volta li saluterete, ringraziandoli, spero, perché fra il freddo che li fa “barbellare” in questo periodo e il caldo e il sole d’estate (e qualche automobilista che suona, impreca e magari li offende anche) rendono il loro un compito davvero stoico, soprattutto perché se ne stanno fermi ore, da soli.
Ma non abbiamo concluso il panorama, perché lungo il percorso e all’arrivo ci sono dei flash mob nati prima che il mondo usasse questa parola: sono i ristori, dove un sociologo potrebbe fare un trattato o scrivere una serie di lezioni per un corso.
Il ristoro è uno degli happening più frequentati delle domeniche del corridore: ha un solo rivale, la fontanella nei percorsi non organizzati, ma è molto più complesso e affascinante. In primo luogo è ricco come il buffet dei brunch o degli aperitivi in un bar del centro: agrumi, mele, banane, zollette, thè, acqua, bibite, pezzi di panettone, di pandoro, di colomba, fette biscottate con marmellata, miele, un vero campionario di zuccheri non tutti facilmente assimilabili, ma sempre gustosi. E poi dietro il tavolo la massima espressione della passione: persone che sorridono, che incitano a mangiare, persone che chiedono come va. Persone.
Al traguardo è anche peggio, perché finito lo sforzo ci sono situazioni imbarazzanti come la salamella, la pasta al ragù, la porchetta, polenta e salame. Se poi sono gli alpini a organizzare non può mancare un bicchiere di rosso (sono un alpino anch’io, non vogliatemene!).
E tutto questo non è il cast di un film, è un universo di donne e uomini sorridenti che per una domenica non corre ma fa di tutto perché chi corre sia soddisfatto. Se non ci fossero, dovremmo inventarli, perché in loro assenza correremmo comunque, ma da soli. E quindi saremmo più “poveri”.