Aperta in India una galleria per Antonio Moscheni, il Michelangelo stezzanese
Inaugurata al collegio Sant'Aloysius di Mangalore una galleria dedicata all'artista. I suoi affreschi nella cappella di San Luigi Gonzaga sono paragonati a quelli della Sistina. All'inaugurazione c'era anche lo storico Antonio Lamera
di Laura Ceresoli
È conosciuto come il Michelangelo indiano grazie agli affreschi che, alla fine dell’Ottocento, dipinse all’interno della cappella di San Luigi Gonzaga del collegio Sant'Aloysius di Mangalore, un istituto educativo che era stato da poco fondato dai Gesuiti italiani. Antonio Moscheni in India è considerato una vera e propria icona, tanto che negli anni ’90 il governo locale gli ha dedicato un francobollo commemorativo. In questi giorni, Antonio Lamera del gruppo «Stezzano, La storia» è partito proprio alla volta del continente asiatico per vedere coi suoi occhi i preziosi lavori dell'artista stezzanese e visitare la nuova galleria a lui dedicata al Saint-Aloysius College. Per anni Lamera ha infatti svolto sull'argomento studi e ricerche che gli hanno dato la possibilità nel 2005 di dare alle stampe il libro «Fra' Antonio Moscheni - Pittore e fratello gesuita stezzanese».
Nel museo di Mangalore si possono ora ammirare, tra le altre cose, un autoritratto di Moscheni, schizzi realizzati durante i suoi studi e le immagini della chiesa da lui dipinta in India. Anche Lamera ha portato il suo personale contributo per l’esposizione. Un piccolo inghippo gli ha però impedito di arrivare in tempo per la cerimonia ufficiale di inaugurazione che si è svolta il 13 febbraio alla presenza, tra gli altri, della pronipote di Moscheni Silvana Rizzi e di Alberto Pessani, rinomato pittore milanese.
«Avrei dovuto esserci anch'io all'evento, dopo tutto quello che ho fatto per riscoprire questo nostro pittore - ha spiegato Lamera -. Purtroppo sono stato male e ho dovuto rimandare la partenza di qualche giorno. Alla fine sono arrivato comunque il 15 febbraio. Ho parecchio materiale per il loro museo: foto di Stezzano, dell'Accademia Carrara, della Cappella dove c'è il suo ricordo, del Santuario, di disegni che ha fatto durante l'Accademia, persino una serie di euro che il Padre Leo, rettore del collegio, ha chiesto per il museo e documenti che abbiamo in archivio. Sono in India essenzialmente per le ricerche su Fra Moscheni, per vedere e riportare tutto quello che ha realizzato laggiù. Hanno organizzato le cose in grande, lo stimano e lo valutano moltissimo».
Nato a metà Ottocento, Moscheni si recò in India come fratello missionario, dopo la giovinezza passata in Italia. Morì nel 1905 mentre affrescava la cattedrale di Cochin nel sud del paese. Le sue opere sono state donate in gran parte alla casa di riposo di Stezzano, altre sono di proprietà del Comune stezzanese e di privati. Prima di partire per l’India, Moscheni lavorò anche per il Santuario della Madonna dei Campi e per la chiesa parrocchiale di Trescore. Nel 1961 i Gesuiti del collegio di Mangalore si accorsero che i dipinti di fra Moscheni nella cappella di San Luigi Gonzaga si stavano deteriorando a causa soprattutto del clima umido monsonico di quella regione. Nel 1990 capirono che il restauro era ormai improrogabile. Si diedero da fare per la ricerca di sponsor per il restauro in quanto la spesa era piuttosto rilevante: 1.800.000 rupie, corrispondenti a circa 200 milioni delle vecchie lire. Questo anche per la vastità dei dipinti, che in totale sono di oltre mille metri quadrati.
«Il 12 gennaio 2001 fu emesso un francobollo speciale dalle poste indiane in occasione dell’inaugurazione dei dipinti restaurati che riporta un dipinto di fra Moscheni riguardante la vita di San Luigi Gonzaga, esistente nella cappella - racconta Lamera - inoltre fu emessa anche una busta con annullo speciale del primo giorno di emissione. Pochissimi artisti italiani hanno avuto l’onore di avere un proprio dipinto riprodotto su un francobollo di una nazione estera. La pubblicità indiana paragona la loro chiesa alla Sistina e il nostro concittadino pittore addirittura a Michelangelo...